Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Inizia la seconda settimana di guerra

Continuano le ostilità tra Israele e Libano. L'Unicef lancia l'allarme: a morire sono soprattutto i bambini

20 luglio 2006

Nel Medioriente l'odio continua a camminare a testa alta. I razzi degli Hezbollah cadono su Israele, mentre l'offensiva israeliana in Libano va avanti.

All'alba di oggi, dopo il raid notturno sul bunker Hezbollah a Beirut, sono ripresi sia i bombardamenti dell'aviazione sui quartieri meridionali della capitale libanese sia gli scontri a fuoco in due diverse zone al confine.
In mattinata i caccia israeliani hanno attaccato la città di Baalbek, 70 Km a est di Beirut. Nel mirino un presunto ''Comitato per la sicurezza'' del movimento filoiraniano Hezbollah, e altri obiettivi più a Nord, ad Hermel, vicino al confine con la Siria.
Sul fronte opposto sono ripresi questa mattina i lanci di missili Katyusha dell'Hezbollah libanese contro obiettivi israeliani: razzi hanno colpito la città di Tiberiade e le sirene d'allarme hanno suonato ad Haifa. Per oggi, o meglio per questa mattina non si sono registrate vittime.

La giornata di ieri - l'ottavo giorno di guerra - è stata, invece, la giornata più sanguinosa, con oltre 60 morti libanesi. Che, ha denunciato il primo ministro libanese Fuad Siniora, ammontano già a 300, mentre la Croce Rossa internazionale ha parlato di almeno 310 morti
I caccia israeliani hanno colpito per la prima volta il quartiere cristiano di Beirut, un'area residenziale, abitata da stranieri, considerata finora sicura a differenza dei sobborghi meridionali sciiti della capitale.
Gli hezbollah hanno centrato invece, provocando tre vittime, il cuore storico di Nazareth, in Galilea, le strade che si intrecciano attorno alla Basilica dell'Annunciazione, dove vivono soprattutto arabo-israeliani, di religione musulmana o cristiana.
Colpiti dall'esercito israeliano anche interi villaggi del sud del Libano dove intere famiglie sono finite sotto le macerie; fuoco anche su un orfanotrofio nei pressi di Tiro e sul quartier generale dell'Unifil, la forza di pace dell'Onu nel sud del Libano.

A nove giorni dall'esplosione del conflitto, dopo la strage di civili di ieri, con 70 morti in Libano, continua la fuga di civili. Quaranta marine sono giunti a Beirut per aiutare 1200 cittadini americani a evacuare dal Libano. Con questa operazione il corpo militare americano è tornato in Libano dopo 23 anni. I marine si ritirarono dal Libano dopo che, nel 1983, un attacco dei guerriglieri Hezbollah a un loro acquartieramento provocò la morte di 241 militari. Ora i civili in Libano temono che i bombardamenti si facciano più intensi una volta che l'evacuazione delle migliaia di stranieri sarà completata.
Intanto uno spiraglio diplomatico lo apre il Segretario generale del consiglio dell'Unione europea Javier Solana, che ha espresso la speranza che l'attuale conflitto israelo-libanese possa concludersi entro la settimana prossima. In un'intervista alla Bbc, l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera ha detto: ''Lavoreremo molto duramente per tentare di giungere a una fine delle ostilità e all'inizio di una soluzione politica prima della fine della settimana prossima. Stiamo lavorando - ha aggiunto - sull'idea di una forza multinazionale, che possa svolgere un ruolo alla frontiera tra il Libano e Israele''.

E dall'Unicef arriva un bollettino di guerra che da solo dovrebbe fare cessare qualsiasi tipo di ostilità. Con la crisi militare in Libano, entrata nella sua seconda settimana, l'Unicef ha lanciato l'allarme per il rapido deterioramento della situazione umanitaria. Le preoccupazioni maggiori riguardano le popolazioni civili, intrappolate nel paese e in larga parte isolate a causa delle operazioni militari. Nel solo Libano i morti si contano ormai a centinaia, oltre 700 i feriti e tra i 400-500.000 sfollati, 30.000 dei quali accampati in scuole e spazi pubblici fuori dalla capitale Beirut. Il 30% delle persone colpite dalla guerra sono bambini.
Le operazioni militari hanno provocato la distruzione di una parte importante delle infrastrutture del paese, inclusi aeroporti, strade, ponti, centrali elettriche e stazioni di carburante, rendendo estremamente difficile il movimento di medicinali, ambulanze e l'erogazione dei servizi di base.

L'Unicef ricorda e sottolinea fortemente che è indispensabile sia garantito un accesso senza restrizioni all'assistenza umanitaria, al fine di scongiurare morti e sofferenze inutili. L'accesso umanitario incondizionato dei feriti, delle persone in condizioni di salute critiche e delle donne in gravidanza alle strutture sanitarie è per evitare ulteriori morti tra la popolazione. La protezione dei civili è un obbligo statuito dal diritto internazionale umanitario.
''Abbiamo innanzitutto bisogno di corridoi umanitari sicuri per permettere l'invio di aiuti ai civili che sono al momento raggiungibili'', ha dichiarato il Rappresentante dell'Unicef in Libano Roberto Laurenti, riferendosi alle migliaia di sfollati che hanno abbandonato le proprie case; l'altro problema è fornire aiuti d'emergenza alle ''popolazioni intrappolate nelle aree dichiarate zone di guerra''.
Dall'inizio del conflitto, la scorsa settimana, il Libano è stato posto in stato di completo isolamento, con ogni accesso aereo, via terra e per mare di fatto bloccato. Al contempo, le operazioni militari hanno isolato il Sud dal resto del paese, privando le popolazioni d'ogni accesso umanitario, e lo scenario che si sta progressivamente delineando è quello di un paese diviso in piccoli comparti isolati. Dato il livello di grave insicurezza, è fondamentale che il principio universale dell’accesso umanitario alle popolazioni civili, incondizionato e senza restrizioni, venga rispettato da tutte le parti coinvolte nel conflitto.

''Questa crisi ha chiaramente il volto di un bambino'', ha affermato il Vice direttore per i programmi d'emergenza dell'Unicef Afshan Khan: ''Vi sono difficoltà nel portare i bambini in ospedale in tempo per salvare loro la vita o evitare amputazioni. Siamo dinanzi a una crisi che ha gravemente segnato molti bambini''.
In collaborazione con l'Organizzazione mondiale per la Sanità, le altre agenzie dell'ONU, le Ong e le realtà espressione della società civile libanese, prime tra tutte le sue istituzioni, l'Unicef ha lanciato programmi d'emergenza diretti a salvare la vita dei civili e a fornire loro protezione, con attenzione particolare ai bambini e alle donne in stato di gravidanza. In base al suo mandato per le emergenze, l'Unicef garantirà aiuti ed assistenza in campo sanitario e nutrizionale, idrico e igienico-sanitario, psicosociale e dell'istruzione.
Allo stato attuale sta fornendo kit sanitari d'emergenza, compresse per la potabilizzazione dell'acqua, scorte di alimenti terapeutici ad alto valore nutritivo, sostanze micronutrienti e soluzioni di sali per la terapia di reidratazione orale, per salvaguardare il più possibile la salute di donne e bambini. Sta inoltre posizionando gruppi elettrogeni presso le principali strutture sanitarie dell'intero Libano meridionale e scorte di carburante per garantirne il funzionamento e l'erogazione dei servizi di base alla popolazione.

- ''Il mondo ci aiuti a disarmare Hezbollah''. Intervista di Lorenzo Cremonesi al premier libanese Fuad Siniora (Corriere.it)

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

20 luglio 2006
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia