Innanzi tutto, via l'Italia dall'Iraq...
Prove di ''forte opposizione'' della Casa della Libertà nei confronti del nuovo governo guidato da Romano Prodi
Per il nuovo presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, la presentazione del primo discorso programmatico, ieri al Senato, è stata in effetti la prima grande - e difficile - prova che il Prof. ha dovuto affrontare. Certo, lo si poteva benissimo immaginare vista l'ormai famosa maggioranza risicata che il governo Prodi ha conquistato al Senato.
Contro il programma del nuovo governo c'è stata una chiara ostilità, scandita e urlata dagli scranni dell'opposizione per ogni punto scandito da Prodi,
Ostilità dall'inizio alla fine. Quando il presidente del Consiglio tocca il tema della guerra in Iraq definendola un ''grave errore che noi non condividiamo'' perché il terrorismo si combatte ''senza fare crociate'' e annuncia il rientro dei militari italiani ''nei tempi tecnici necessari'' che saranno comunque concordati.
''Coinvolgeremo anche chi non ci ha dato il voto nella realizzazione del programma. Noi ricercheremo la concordia'', continua Prodi tra il brusio e qualche urlo. E dice ancora: ''non c'è una volontà di rivincita'', ''dobbiamo andare avanti tutti insieme'' perché ''non ci sono nemici né dentro né fuori da quest'aula''. Mah?!
Oltre all'ostilità sulla politica estera Prodi raccoglie anche qualche fischio, sui quali deve intervenire il presidente del Senato Marini, in materia di economia. ''Il nostro paese ha bisogno di una forte scossa, così come il nostro sistema produttivo'', dice. ''Non vi è più spazio per correzioni affidate a manovre straordinarie, non vi sono possibili miracoli di ingegneria finanziaria''.
Ostilità quando il premier Prodi parla di lavoro e conferma che la legge Biagi sarà rivista "per armonizzare flessibilità e stabilità, riducendo fortemente l'area dell'inaccettabile precarietà''. Questo sarà fatto cambiando la legge 30 (legge Biagi) attraverso la concertazione con le parti sociali e attuando una riduzione dell'eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente, il cosiddetto cuneo fiscale che, conferma il Professore sarà limato di cinque punti nel primo anno di legislatura.
Prodi parla anche di fondo di garanzia per i mutui di giovani coppie, di raddoppio del numero degli asili nido, in un'ottica di crescita sociale e di sostegno delle famiglie e della natalità per un paese divenuto ''il più vecchio d'Europa''. Ma quando il presidente del Consiglio parla della famiglia e degli interventi per favorirli dai banchi della Cdl si alzano di nuovo più voci: ''Quale famiglia intendente aiutare?'', ''Che tipo? Quale famiglia?''.
Ostilità quando Prodi tocca un altro argomento caldo, il conflitto di interessi nell'informazione: si deve porre mano ''a una normativa che disciplini i conflitti d'interessi in linea con quanto esiste nelle altre democrazie avanzate, una normativa scevra da intendi punitivi ma ben più rigorosa da quella in vigore. Occorrono regole ma anche regolatori''. Per questo bisogna rivedere l'intero sistema delle Authority riduncendola a quattro e trasformandole in agenzie.
E ancora ostilità quando il premier parla della necessità di potenziare la ricerca e l'innovazione tecnologica e sottolinea come sia ''necessario ricostituire quel binomio scuola tecnica-impresa''. I senatori della Cdl gridano dai banchi: ''Questo lo abbiamo fatto noi!''. Prodi, imperturbabile, prosegue nel suo discorso. E quando ricorda che il Pil destinato alla ricerca e allo sviluppo dell'Italia è appena all'1,1% si ferma e, rivolgendosi ai parlamentari dell'opposizione dichiara: ''Questo sì che lo avete fatto voi!''.
Quindi, gli altri punti del programma e altra ostilità: rivedere e aumentare la politica delle quote sull'immigrazione, fermo restando il ''tetto numerico''; ridare ''serenità e tranquillità'' ai magistrati e ''tutelarne e garantirne l'indipendenza''; riforma della legge elettorale e maggioranza compatta al referendum per bocciare la riforma costituzionale.
Per farla breve, gli unici applausi bipartisan il professore li raccoglie quando ringrazia Carlo Azeglio Ciampi e augura buona lavoro a Giorgio Napolitano. Per il resto, solo ostilità.
Ecco, forse a Prodi è stato dato un esempio di ciò che la Cdl intendeva quando parlava di ''forte opposizione''.
Comunque, nonostante la prevedibile ostilità dell'opposizione, anche dalla maggioranza arrivano forti segnali di determinazione. Come per esempio quella dimostrata dal nuovo ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, che ieri ha ribadito con chiarezza la posizione già espressa l'altro ieri dopo il giuramento al Quirinale: ''Il ponte sullo Stretto di Messina è un'opera inutile e dannosa''.
Il ministro sa di aver sollevato delle polemiche, soprattutto in Sicilia, per questa sua presa di posizione. Ma non torna indietro: ''Ho studiato quest'opera e le sue ricadute sul territorio per decenni. Come ricercatore, come scienziato e come studioso ho cominciato ad occuparmi della questione dalla metà degli anni '70. E quindi ho un'idea ben precisa di che cosa significhi. E, ripeto, non posso che ribadire che si tratta di un'opera inutile e dannosa''.
''Poi Prodi e il governo - ha concluso - dovranno decidere cosa fare. Ma nel programma dell'Unione mi sembra scritto con una certa evidenza cosa il centrosinistra pensa di questa struttura...''.
Una delle priorità di questo governo, nel caso delle infrastrutture, ''sarà senz'altro il rilancio di Gioia Tauro'' - ha poi spiegato Bianchi - ''Quella di Gioia Tauro è una delle infrastrutture nodali di questo paese. È un progetto interrotto che addirittura, all'inizio, si voleva reinterrare''. Il ministro Bianchi invece è per aprire questa infrastruttura ''al territorio circostante che deve divenire come una sorta di grande angiporto da collegare alla rete autostradale''. Secondo Bianchi Gioia Tauro potrebbe anche essere un punto dal quale potenziare lo scambio merci tra la Sicilia e la Calabria ''senza convogliare tutto nell'imbuto di Villa San Giovanni''.
Chi l'ha dura la vince...
- ''Novantanove poltrone, Romano batte Silvio'' di Gian Antonio Stella