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Innocenza USA

I risultati dell'inchiesta sull'uccisione di Nicola Calipari: i soldati americani sono da considerare ''non colpevoli''

26 aprile 2005

Le voci che correvano una settimana fa non si potevano certo prendere in considerazione, erano i soliti ''rumors'' di quella stampa assetata di scoop a tutti i costi, che rovistano fra le parole dei ''più o meno informati'' e lanciano il caso nella speranza che i diretti interessati prendano la parola dicendo quello che tutti aspettano.
La Nbc intanto lo aveva anticipato che dalla commissione italo-americana, che per 50 giorni circa ha indagato sulle dinamiche dell'uccisione dell'agente del Sisme Nicola Calipari, a conclusione della liberazione della giornalista del ''Manifesto'' Giuliana Sgrena, era uscito un giudizio di non colpevolezza nei confronti dei soldati americani che da un checkpoint a pochissima distanza dall'aeroporto di Baghdad, hanno sparato sull'auto che trasportava Calipari e la Sgrena, come aveva anticipato esserci divergenze tra le versioni sull'accaduto da parte dei preposti all'indagine italiani e americani (leggi).
Dal governo italiano, il richiamo all'attenzione nei confronti solo delle voci ufficiali, è subito arrivato con forza, sottolineando che non si possono prendere in considerazioni voci ufficiose trapelate dalla stampa, ma aspettare fiduciosi gli esiti, ''sicuramente positivi e soddisfacenti'', da parte della commissione militare americana.
Esiti che sono arrivati ma per niente positivi, né soddisfacenti.

I ''rumors'' di quella stampa assetata di scoop, si sono trasformati in ufficiale versioni dei fatti:
la commissione militare americana, incaricata di indagare sull'uccisione di Nicola Calipari, ha stabilito che i soldati che hanno ucciso il funzionario del Sismi, e ferito la giornalista Giuliana Sgrena, sono da considerare "non colpevoli" per quanto accaduto, perché "hanno solo rispettato alla lettera le procedure standard assegnate ai militari di guardia a un checkpoint''.
La dichiarazione è arrivata direttamente dal Pentagono. E' un ufficiale in servizio al comando centrale di Tampa, in Florida, a comunicare l'esito ai giornalisti. ''L'inchiesta - ha affermato - ha stabilito che i soldati che hanno ucciso il funzionario del Sismi e ferito la giornalista Giuliana Sgrena il 4 marzo a Bagdad non vanno considerati responsabili dell'accaduto, ma l'Italia non ha accettato queste conclusioni. Gli Stati Uniti sono pronti a diffondere il rapporto, ma l'Italia vuole ancora chiarire alcuni punti. Le posizioni di Usa ed Italia divergono in merito alla velocità alla quale procedeva il veicolo su cui viaggiavano i due italiani e al contenuto delle comunicazioni intercorse tra funzionari italiani e americani prima del tragico episodio''. Comunicazioni che lo stesso ufficiale ha definito ''molto scarse''.

Questa risoluzione americana, anticipa ogni possibile decisione di Palazzo Chigi.
Oggi era prevista una riunione presieduta dal sottosegretario Gianni Letta alla quale avrebbe dovuto partecipare anche l'ambasciatore Mel Sembler, proprio per trovare una via d'uscita alla situazione che si è creata dopo il rifiuto dei due delegati italiani (l'ambasciatore Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher) a firmare la relazione finale.
Una chiusura delle indagini che non prende assolutamente in considerazione le posizioni del governo italiano che, pur rimanendo in educato silenzio ad aspettare le voci ufficiali, non ha mai accettato nessuna possibile risoluzione che prevedesse l'assoluzione dei militari americani. Non a caso si stava esaminando l'ipotesi di presentare una controrelazione che mettesse in evidenza le contraddizioni tra le due diverse versioni.

Il maggiore del Sismi che guidava l'auto ha sempre dichiarato di viaggiare a bassa velocità, tra i 40 e 50 chilometri all'ora: ''Quando sono giunto a metà della curva si è accesa una forte luce, come un faro, in posizione sopraelevata sopra la mia auto... Ho immediatamente frenato arrestando il mezzo nello spazio di uno, due metri... In quel momento, mentre frenavo ho udito l'esplosione di numerosi colpi di arma da fuoco e percepito i colpi che attingevano il mezzo sul lato destro notando dei colpi traccianti che mi passavano davanti al petto e sopra le gambe''.
Le sue parole sono state confermate da Giuliana Sgrena.
Opposta la versione dei soldati della pattuglia: ''L'auto civile viaggiava ad alta velocità verso il posto di blocco fisso. L'auto è stata lampeggiata con luci bianche abbaglianti e con segnali a mano e a braccio a una distanza di 100 metri e l'auto ha continuato ad avvicinarsi. Quindi l'unità ha sparato colpi di avvertimento per terra ad ovest del veicolo a una distanza di 70 metri. L'auto non si è fermata. L'unità ha ingaggiato l'auto a circa 50 metri e si è fermata''.
Il rapporto finale fa propria questa ricostruzione. Passa così la linea del Pentagono che sin dall'inizio aveva escluso la possibilità di contestare anche un semplice errore ai soldati della riserva impiegati al check point.

La Toyota Corolla sulla quale viaggiavano i due funzionari del Sismi e la giornalista potrebbe arrivare a Roma già oggi. Gli Usa ritengono conclusi gli accertamenti.
La parola passa dunque alla magistratura. Quando l'attività della commissione sarà dichiarata chiusa, l'ambasciatore Ragaglini e il generale Campregher saranno interrogati dai pubblici ministeri e in quella sede dovranno decidere se rispettare eventuali segreti militari imposti dagli Stati Uniti sull'identità dei soldati. In ogni caso potranno ricostruire il lavoro svolto e fornire elementi sugli accertamenti compiuti: gli interrogatori e gli esami balistici sulla vettura.

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26 aprile 2005
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