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Insomma... "Noi Italia"

Nel Belpaese un giovane su 5 non studia e non lavora, è ancora alta la disoccupazione giovanile, ci sono sempre più anziani e immigrati...

20 gennaio 2011

Dal rapporto 'Noi Italia' dell'Istat, il dato che sicuramente salta all'occhio è quello che indica l'Italia come prima nazione in Europa per numero di giovani che abbandonano gli studi e che non lavorano dai 15 ai 30 anni. Nel rapporto, infatti, si sottolinea che i giovani non più inseriti in un percorso scolastico-formativo, ma neppure impegnati in attività lavorativa, sono poco più di due milioni, il 21,2% tra i 15 e i 29 anni (anno 2009).
Inoltre, risulta che la quota di giovani 18-24 enni con al massimo la licenza media, che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo superiore è pari al 19,2% e colloca il nostro paese in una delle posizioni peggiori nella graduatoria Ue-27 (media 14,4% nel 2009).
Mentre il 19% dei 30-34 enni ha conseguito la laurea (o titolo equivalente), una quota cresciuta di 3 punti percentuali tra il 2004 e il 2009. Il livello, tuttavia, è ancora molto contenuto rispetto all'obiettivo del 40% fissato da 'Europa 2020'.
'Noi Italia' è un dossier che l'Istat, per il secondo anno consecutivo, propone agli italiani sulla base dei numeri prodotti nell'ultimo Annuario statistico italiano ma che prende in considerazione alcuni elementi chiave e li mette a confronto con gli altri paesi europei, dando un quadro d'insieme anche delle differenze regionali che lo caratterizzano. Il prodotto dà conto di indicatori raccolti in 120 schede e distribuiti su 19 settori.
Dal dossier si evince, tra i dati più rilevanti, il preoccupante rapporto tra popolazione anziana e giovane. Al 1 gennaio 2010 in Italia ci sono 144 anziani ogni 100 giovani, "in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato - si legge - la regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania". Una circostanza con evidenti ricadute sulla spesa sociale. La vita media degli italiani è di oltre 84 anni per le donne e di 79 per gli uomini, ai primi posti in Ue.
Un altro dato che salta agli occhi è che quasi una donna su due non ha un'occupazione e neppure la cerca: il tasso di inattività femminile italiano nel 2009 (48,9%) è così il secondo più alto dell'Ue a 27, inferiore solo a quello di Malta.

Ecco alcune delle statistiche più significative contenute nel dossier.

Reddito e povertà - In termini di reddito, il dossier Istat rileva come nel 2009 il 10,8% delle famiglie residenti viva in condizioni di povertà relativa: in cifre, 7,8 milioni di individui, il 13,1% della popolazione residente. "La povertà assoluta - aggiunge l'Istituto - coinvolge il 4,7% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui". Non sorprende che la povertà colpisca soprattutto l'Italia meridionale e insulare, "con valori di incidenza più che doppi rispetto alla media nazionale. Nel Mezzogiorno le famiglie in povertà relativa sono il 22,7% di quelle residenti (contro il 4,9 del Nord e il 5,9 del Centro) e quelle in povertà assoluta ne rappresentano il 7,7% (contro il 3,6 e il 2,7 rispettivamente)". Nel 2008, circa il 61% delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore a quello medio (29.606 euro, circa 2.467 euro al mese).
Lavoro, disoccupazione e sommerso - "Circa il 45% dei disoccupati è in cerca di lavoro da oltre un anno", una tra le quote di disoccupazione di lunga durata (44,4%) più alte nell'Unione europea a 27, con riferimento a dati del 2009. Ma la foto più inquietante riguarda il mondo giovanile: l'Italia è prima in Europa per numero di ragazzi che abbandonano gli studi e non lavorano dai 15 ai 30 anni. Il dossier Istat rileva che "il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 25,4%, in aumento di oltre quattro punti" rispetto al 2008 "e superiore a quello medio dell'unione (19,8%)". Per quanto riguarda la fascia di età 15-64 anni, "è occupato il 57,5% della popolazione".
Quanto al lavoro femminile, i livelli dell'occupazione nazionale restano ben al di sotto delle medie europee. "Permangono notevoli le differenze di genere - rileva l'Istat - Le donne occupate sono il 46,4%, gli uomini il 68,6%. Nel 2009 il tasso di occupazione è diminuito di 1,2 punti percentuali rispetto al 2008 dopo un lungo periodo di crescita, tornando ai livelli del 2005".
Ci sono poi i dati sul lavoro nero. Con riferimento alla situazione nel 2008, "la quota di unità di lavoro irregolari è pari all'11,9%. Nel Mezzogiorno può essere considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell'agricoltura circa uno su quattro". La quota del sommerso si mantiene così ai livelli del 2007, in lieve calo rispetto al biennio 2005-2006. La Regione con la percentuale più alta è la Calabria (26,6%), mentre quella con la più bassa è l'Emilia Romagna (8,5%).

Immigrazione - Oltre ai dati sulla disoccupazione giovanile e femminile, spiccano quelli sull'immigrazione. "I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei Comuni italiani all'inizio del 2010 sono oltre 4,2 milioni, il 7% del totale dei residenti. Rispetto al 2001 sono più che triplicati, mentre sono aumentati dell'8,8% tra il 2009 e il 2010, un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli anni passati. L'incremento si riduce in conseguenza di diversi fattori: la crisi economica, l'attenuarsi dell'effetto congiunto dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione europea e l'entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei Paesi dell'Unione".
Imprenditorialità - A fronte dei livelli di occupazione giovanile e maschile sotto la media europea, ecco un'Italia che si erge quasi del triplo rispetto al riferimento comunitario. E' quella dell'imprenditorialità. In Italia si contano quasi 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i più elevati d'Europa, con il prevalere delle imprese di ridotte dimensioni (anno 2008). Il tasso di imprenditorialità - calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese - è pari al 31,3%, valore quasi triplo rispetto alla media europea. La dimensione media delle imprese italiane - circa 4 addetti per impresa - nell'Ue a 27 è invece superiore soltanto a quella di Portogallo e Grecia.
Demografia - Con una densità media di circa 200 abitanti per chilometro quadrato, l'Italia è tra i paesi più densamente popolati dell'Unione (media Ue 27, circa 114 abitanti per km quadrato). Ma è un'Italia sempre più anziana. Rileva l'Istat che al primo gennaio 2010 per 100 giovani ci sono 144 anziani, dato che in Europa pone il nostro Paese dietro alla sola Germania quanto a indice di vecchiaia. Dal dossier emerge che la regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania. La vita media degli italiani è di oltre 84,1 anni per le donne e di quasi 78,9 anni per gli uomini, "ai primi posti nell'Unione europea", con un incremento tra 2001 e 2009 di quasi 2 anni per gli uomini e di 1,3 anni per le donne. La speranza di vita alla nascita in Italia è maggiore nelle Marche (79,8) per gli uomini e in Trentino Alto Adige per le donne (85,3).
Vista dalla prospettiva dei giovanissimi, ci si può parzialmente consolare con il dato sull'aumento degli asili nido: nel 2008, il 51% dei comuni italiani ha attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi-innovativi per l'infanzia, il 12,6% in più rispetto al 2004. Trend da cui sono però escluse molte regioni del Mezzogiorno, con conseguente ricaduta sulla "conciliazione degli impegni casa-lavoro" e in termini di "accesso delle donne al mercato del lavoro".
Welfare - I dati occupazionali e demografici spiegano probabilmente perché la spesa per l'assistenza sociale, soprattutto a livello comunale, assorba in Italia quasi il 30% del Pil, con un ammontare per abitante superiore ai 7.500 euro annui (anno 2009), ben al di sopra della media dell'Unione. In valore assoluto, la spesa sociale dei comuni ammonta a 6,6 miliardi di euro e il valore medio per abitante è pari a 110,7 euro (anno 2008). La spesa per prestazioni sociali è pari al 17,3% del Pil e corrisponde a un importo pro capite di 4.544 euro (anno 2008). Nell'Italia settentrionale si concentra la quota maggiore sia della spesa per prestazioni sociali (50,5%), sia delle entrate contributive (56,3%). Nel complesso sono state erogate 23,8 milioni di pensioni, per una spesa pari a 241.109 milioni di euro, il 15,4% del Pil (anno 2008).

Cultura - Rispecchiando anche certe scelte dell'esecutivo, le abitudini culturali degli italiani sembrano lo specchio di un Paese che si confronta con la crisi senza puntare molto sul valore del sapere. In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,6 copie di opere librarie per ogni abitante, ma nell'arco di un anno meno del 47 per cento degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero. Poco più di un italiano su due (55 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana, uno su cinque utilizza Internet per leggere online o scaricare da Internet giornali, news o riviste.
In generale, le famiglie italiane destinano ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) in media il 6,8 per cento della spesa complessiva per consumi finali (anno 2008). La quota è leggermente diminuita rispetto all'anno precedente, quando l'Italia si collocava al quintultimo posto nell'Ue27. Ammontano a 362 mila le unità di lavoro impiegate in attività di produzione di beni e servizi per la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale (circa l'1,5 per cento del totale).
Turismo - Buoni i dati Istat sulle tendenze relative al turismo, una delle voci più importanti dell'economia italiana. Nel 2009, in Italia si contano 111.391 esercizi extra-alberghieri e 33.967 alberghi. Rispetto all'anno precedente, i primi risultano in aumento del 5 per cento, mentre i secondi si sono lievemente ridotti (-0,5 per cento). Nel 2008, nel complesso degli esercizi ricettivi operanti sul territorio italiano si sono registrati circa 96 milioni di arrivi con quasi 374 milioni di presenze. Il periodo medio di permanenza nelle strutture ricettive è di 3,9 notti, valore rimasto invariato rispetto all'anno precedente e sostanzialmente stabile sia per gli italiani, sia per gli stranieri. Nel 2009, si legge nel rapporto, sono circa 115 milioni i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti per motivi di vacanza e di lavoro, sia in Italia sia all'estero, per un totale di oltre 680 milioni di notti. La durata media dei soggiorni per vacanza è di 6 notti, quella dei soggiorni per lavoro è di 2,8 notti.
In calo omicidi, furti e rapine - Con 1,10 omicidi ogni 100 mila abitanti, l'Italia si colloca al di sotto della media calcolata sul complesso dei 27 paesi Ue, pari a 1,30 omicidi (2008). Il fenomeno è in continua diminuzione: nel 1991 erano 3,38. Nello stesso anno le rapine sono state quasi 46 mila, 76,6 ogni 100 mila abitanti, in calo rispetto all'anno precedente. Nel contesto dell'Unione europea l'Italia si colloca appena al di sopra della media generale. La distribuzione sul territorio nazionale delle rapine è estremamente disomogenea: la Campania presenta il livello più alto (232,9 rapine denunciate per 100 mila abitanti), la Basilicata quello più basso (9,8 per 100 mila abitanti). I furti denunciati sono stati circa 1,3 milioni, pari a 2.327,4 per 100 mila abitanti, in calo nel 2008 dopo una crescita durata sei anni. Per il complesso dei furti il Mezzogiorno è caratterizzato da valori costantemente più bassi rispetto alla media nazionale.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- Il Rapporto dell'Istat "Noi Italia"

 

 

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20 gennaio 2011
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