Interessi e conflitti
Dopo tanta attesa il Governo inizia a dare forma ad una legge sul conflitto di interessi. Ma il Cavaliere non gradisce
Conflitto di interessi: si verifica un conflitto di interessi quando viene affidata un'alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l'imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in causa. Il verificarsi di un conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze, può tuttavia costituire un'agevolazione nel caso in cui si cerchi di influenzare il risultato di una decisione per trarne un beneficio. L'essere in conflitto di interessi ed abusare effettivamente della propria posizione restano però due aspetti distinti: un soggetto coinvolto, infatti, potrebbe non agire mai in modo improprio. Tuttavia un conflitto di interessi esiste a prescindere che ad esso segua una condotta impropria o meno...
Ecco, chi ha grandi interessi, non può, allo stesso tempo, guidare gli interessi di un intero paese. Cautelare i propri guadagni, i propri affari - passati, presenti e futuri - è un diritto sacrosanto di tutti, a condizione che la tutela di questi si muova all'interno della legalità, quando però qualcuno favorisce la propria posizione economica approfittando, per esempio, di un'acquisita posizione politica, anche se legittimata dalla volontà degli elettori, la difesa e la cautela dei propri guadagni diventa iniqua rispetto a tutti quelli che non hanno la possibilità di gestire un controllo politico.
Il fatto che in Italia si presentino con eccezionale frequenza casi di conflitto di interessi è colpa della mancanza di una legge adeguata che impedisca che ciò avvenga, quindi è difficile alla fine colpevolizzare il protagonista di un tale conflitto perché, anche quando è facile capire il perché un individuo con grandi interessi sia interessato agli interessi politici, è la legislazione della Repubblica Italiana a non aver sviluppato alcun mezzo affinché nell'ambito dell'amministrazione della ''cosa pubblica'' non sia possibile un'azione del genere.
Traduciamo molto brevemente... Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio, si trovava costantemente nelle condizioni di conflitto di interessi. Troppo potere economico e il principale potere politico faceva sì che l'allarme ''conflitto'' suonasse quasi ad ogni discussione di disegno di legge. Colpa del Cavaliere? Non esattamente, perché sei anni fa a Berlusconi la carica di premier la consegnarono gli elettori italiani che preferirono il centro destra al centro sinistra. Ecco, in quest'ultimo, invece, si trovano tutte le responsabilità, perché avendo governato prima di Berlusconi avrebbero benissimo potuto costruire un legge adeguata, cosa che invece non fu fatta, insieme a tante altre iniziative che avrebbero (forse) potuto rafforzare lo stato democratico del Paese.
Una mancanza che il ''popolo di centrosinistra'' non perdonò ai propri rappresentanti. L'unica maniera per chiedere scusa era quella di mettere nero su bianco sopra un documento programmatico, una legge contro il conflitto di interessi da realizzare qualora si fosse riusciti a riprendere il potere. Cosa che è stata fatta e che la scorsa settimana, dopo un bel po' di rimandi, è cominciata a prendere forma...
Venerdì scorso la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato l'articolo 7 del provvedimento sul conflitto di interessi che prevede l'incompatibilità tra incarichi di governo e chi è proprietario di un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro oppure di un'impresa ''che svolga la propria attività in regime di autorizzazione o concessione''.
La norma prevede che chi aspiri ad andare al governo debba dichiarare (entro 20 giorni dall'assunzione dell'incarico) qual è la propria situazione professionale e patrimoniale. Entro 30 giorni da quando riceve la dichiarazione, l'Authority dovrà stabilire se esistono o meno delle incompatibilità. Nel caso ce ne fossero dovrà comunicarlo all'interessato che a questo punto dovrà scegliere tra il proprio patrimonio o l'incarico di governo. L'opzione dovrà essere fatta entro i 30 giorni successivi. Da questo momento in poi l'aspirante alla carica di governo dovrà astenersi dal prendere qualsiasi decisione che possa arrecare un vantaggio al proprio patrimonio.
Nel caso in cui l'Authority ritenga che si possa configurare il conflitto d'interessi, dovrà chiedere alla Consob e al Garante per la Concorrenza un parere entro 10 giorni. A questo punto, qualora anche Consob e Garante concordino sulla situazione di conflitto d'interessi, l'aspirante alla carica di governo dovrà optare tra l'alienazione dell'impresa o le sue partecipazioni, o la costituzione di un ''trust''. Il completamento delle operazioni di vendita dovrà avvenire entro 120 giorni, prorogabili dall'Authority per non più di altri 120, ''nel caso in cui la quantità di beni sia particolarmente ingente, o comunque la loro collocazione sul mercato risulti particolarmente difficile''.
Ecco!
Silvio Berlusconi, però, non l'ha presa bene, e dimenticandosi tutta la pacatezza e la conciliazione mostrata negli ultimi tempi verso l'avversario, è ritornato a sparare a zero sul governo e su tutti i suoi componenti.
''E' un provvedimento di killeraggio nei confronti degli oppositori'', ha detto Berlusconi dalla Sicilia, dove nei giorni scorsi è stato in visita elettorale. ''Questo ddl - ha detto ancora Berlusconi - sarebbe l'ulteriore dimostrazione della volontà di eliminare il più pericoloso concorrente, cioè il leader dell'opposizione. Quindi credo che farà molto male alla sinistra questa volontà se attuata sino in fondo perché gli italiani si renderanno conto di come questa sinistra vuole agire per eliminare gli avversari politici''. ''Hanno tentato con la via giudiziaria e finora gli è andata male. Ci ritentano con questo provvedimento che impedisce a chiunque abbia un'impresa, e abbia perciò fatto bene nella vita, anche dando lavoro agli altri, di dedicarsi alla politica e di dare il suo apporto al governo del Paese''. ''Penso però - ha detto inoltre il Cavaliere - che alla fine questo ddl non passerà. I gentiluomini esistono anche a sinistra''.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi, vista la reazione di Berlusconi, ha voluto ricordare che quella sul conflitto di interessi è una legge tipicamente americana. ''Era un impegno del governo - ha ricordato Prodi - ed è una legge più blanda che nelle altre democrazie e io credo che sia giusto che si vada avanti''. Quanto alla questione della ineleggibilità, Prodi ha ricordato che ''c'è il blind trust''. ''Uno mica deve diventare San Francesco... - ha ironizzato il Professore -. Il blind trust non è una roba strana, è tipicamente americano. E' americano, americano, americano. E cioè, tu puoi rimanere ricco, ma non puoi amministrare direttamente la tua ricchezza quando hai potere politico, altrimenti la democrazia si indebolisce''.
Ovviamente, anche sul blind trust Berlusconi ha avuto da ridire: ''Quello che loro mettono come soglia al di là della quale uno dovrebbe prendere tutto e affidarsi ad un signore che possa fare delle sue sostanze ciò che vuole è una cosa che non sta né in cielo né in terra''. E al riferimento a come funziona in America, Berlusconi ha obiettato: ''Ma noi non siamo in America, siamo in Italia e le cose funzionano in modo diverso''.