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Intesa tra Confindustria e Regioni per la ripresa del Sud

Emma Marcegaglia ha annunciato l'esigenza di una regia tra aziende e governatori per risollevare dalla crisi il Mezzogiorno

22 ottobre 2010

Una "cabina di regia" tra Governo e Regioni "con la partecipazione delle parti sociali" per definire gli investimenti necessari a rimettere in moto l'economia del Sud. Utilizzando "al meglio" i fondi strutturali Ue.
E' questo l'obiettivo del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ieri a Roma ha aperto il tavolo tra l'organizzazione di viale dell'Astronomia e i rappresentanti delle Regioni del Mezzogiorno.
"Il tema della crescita è fondamentale – ha spiegato Marcegaglia – c'è un problema di produttività molto forte: dal '97 al 2007 sono stati persi 30 punti percentuali in termini di produttività rispetto alla Germania". Un dato negativo che diventa allarmante nel meridione, dove in termini di produttività "abbiamo perso 6 punti in più rispetto alla media italiana" già bassa. Senza contare che al Sud la crisi economica ha portato a "una diminuzione del 20 per cento del valore aggiunto dell'industria e generato 100 mila disoccupati in più". Ecco perché ora diventa necessario "condividere qualche dato – ha sottolineato la leader degli industriali rivolgendosi ai presidenti delle Regioni presenti – e individuare dei progetti sui quali concentrare l'utilizzo dei fondi strutturali, in particolare del fondo Fas per le aree sottoutilizzate".

Si tratta di circa 43 miliardi di euro di fondi che le Regioni meridionali potranno utilizzare entro il 2013, ma dei quali finora è stato speso solo il 7,6 per cento. Un ritmo troppo lento, se si tiene conto che già al 31 dicembre 2011 dovranno essere rendicontati alla Ue circa 6 miliardi di euro. Che altrimenti andrebbero persi. Insomma "ci sono alcuni fondi europei da spendere – ha ribadito Marcegaglia – tenendo però in conto il Patto di stabilità che le Regioni devono rispettare". E "per investirli al meglio" per la top manager vanno concentrati su "alcune priorità" come "ricerca e innovazione, infrastrutture materiali e immateriali, sicurezza, energia e ambiente". D'altra parte, non bisogna dimenticare la necessità di un "incentivo automatico per gli investimenti nel Mezzogiorno", ed è per questo che Confindustria ritiene che "lo strumento migliore sia una cabina di regia tra governo e regioni a cui partecipino anche le parti sociali". Se non c'è sviluppo nel Sud non c'è ripresa nel paese, ha concluso Marcegaglia, e infatti la ripresa del Mezzogiorno "è una priorità condivisa anche dal tavolo di confronto in corso con sindacati e imprese per il nuovo patto sociale" inaugurato alla sede dell'Abi il 5 ottobre.
All'incontro con i vertici degli industriali hanno partecipato i governatori Michele Iorio (Molise), Stefano Caldoro (Campania), Vito De Filippo (Basilicata), l'assessore regionale pugliese, Sandro Pelillo, Giuseppe Scopelliti (Calabria), Raffaele Lombardo (Sicilia).

Al termine dell'incontro il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha affermato: "Mi auguro che da oggi il rapporto con le organizzazioni produttive, Confindustria ma non solo, così come quello con i sindacati, sia caratterizzato da quello stesso spirito di collegialità e di condivisione che abbiamo inaugurato nell'incontro di qualche sera fa a Palermo. Emma Marcegaglia e Confindustria ci hanno inviatati ad un confronto al quale hanno partecipato parecchi presidenti delle Regioni del sud. Abbiamo cominciato a lavorare su un documento, molto ben fatto, che Confindustria ci ha proposto per discutere di alcune scadenze importantissime". "Le forze sociali - ha aggiunto Lombardo - devono sentirsi coinvolte in questo sforzo di risanamento e di cambiamento. Per questo abbiamo parlato di federalismo, di fondi strutturali, di fiscalità di vantaggio e di perequazione infrastrutturale. Tutte componenti essenziali di un federalismo che, se non ha questi elementi, si risolve in una fregatura per il sud e per la Sicilia". "Faremo una serie di tavoli, regione per regione, perché Confindustria sostenga la sua tesi, che è anche la nostra, e cioé che il Paese non si sviluppa - ha concluso il governatore siciliano - se non c'é uno sviluppo del Mezzogiorno, smentendo le scelte politiche di molti governi che ritengono e hanno ritenuto che il sud debba essere un vuoto a perdere e che l'Italia si sviluppi solo se la locomotiva del nord va avanti abbandonando Sud e Mezzogiorno al proprio destino".

I sindacati in Regione: "Fatti concreti, basta parole" - Sempre ieri, alla Regione Siciliana, si è tenuto un vertice tra i sindacati e l'assessore regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi, per fare il punto sulle grandi vertenze industriali nella provincia di Palermo. Un incontro ritenuto decisivo da Cgil, Cisl e Uil, per capire le reali volontà del governo regionale di risolvere le vertenze. La Sicilia, secondo le organizzazioni sindacali, rischia la "desertificazione industriale" e pertanto servono degli interventi urgenti per evitare che centinaia di lavoratori vengano gettati sul lastrico e si trovino senza un lavoro.
"Abbiamo bisogno - ha detto il segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà - di fatti concreti più che di nuove parole. Ci aspettiamo un colpo decisivo perché su molte vertenze, dalla Keller al Cantiere navale alla Fiat, sta calando un preoccupante e assordante silenzio politico e istituzionale". Per Calà la parola d'ordine è "lotta unitaria, per andare alla riconquista di un tavolo per trovare adeguate soluzioni".
Perplessità sull'appello all'unità sindacale viene manifestata dal leader della Uilm Uil di Palermo, Vincenzo Comella: "Si sta tentando ancora una volta, rispetto alla crisi che attanaglia l'isola ed in particolar modo la provincia di Palermo, la strada dell'unità tra sindacati, ma i metalmeccanici della Cgil - ha sottolineato la Uilm - continuano a prediligere percorsi autonomi contro le altre categorie e tutte le altre confederazioni, compresa la loro. E' bene che si conoscano fin d'ora le responsabilità che potrebbero derivare da questo tipo di scelte dissennate: nel caso in questione l'azione contro unità per l'emergenza è la medesima contro migliaia di addetti che rischiano la perdita definitiva del posto di lavoro".

[Informazioni tratte da Il Velino.it, Ansa, GdS.it, Corriere del Mezzogiorno/Italpress]

 

 

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22 ottobre 2010
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