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Into the Wild

L'attore-regista Sean Penn ha fatto un gran bel film, profondo, commovente e bello da vedere

28 gennaio 2008


 








Noi vi consigliamo...
INTO THE WILD
di Sean Penn

Fresco di laurea e con un promettente futuro, il ventiduenne Christopher McCandless sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di partire alla ventura, verso l'ignoto. Con un obiettivo: arrivare in Alaska. Dopo aver vissuto in quel paese per quattro mesi, il suo corpo viene ritrovato senza vita in un autobus abbandonato all'interno di un accampamento isolato.
Il film racconta la vera storia di Christopher McCandless, detto Alex Supertramp.

Anno 2007
Nazione USA
Produzione Paramount Vantage, River Road Films, Art Linson Productions, River Road Entertainment
Distribuzione BIM
Durata 140'
Regia e Sceneggiatura Sean Penn
Soggetto Jon Krakauer
Tratto dal romanzo "Nelle terre estreme" di Jon Krakauer (ed. Rizzoli)
Con Vince Vaughn, William Hurt, Hal Holbrook, Catherine Keener, Emile Hirsch, Jena Malone, Marcia Gay Harden
Musiche Michael  Brook, Eddie  Vedder, Kaki  King (la canzone "Guaranteed" è di Eddie Vedder)
Genere Avventura, Drammatico


La critica
"Responsabile anche della sceneggiatura, Penn rompe da subito la continuità spaziale e temporale per ridurre al minimo l'enfasi epica del viaggio e approfondire invece alcuni momenti fondanti di quella esperienza. Come se i vari episodi vissuti dal protagonista, che intanto si fa chiamare Alex Supertramp (il super camminatore), fossero piuttosto delle divagazioni filosofiche sui singoli aspetti della mitologia americana. (...) Penn, che cercava di realizzare questo film da più di dieci anni e che si augura di far battere i cuori dei giovani più velocemente offrendo loro l'indicazione di 'un percorso alla ricerca di una maggior libertà e una minor dipendenza dal confort e dal consumismo', sceglie uno stile di regia che cerca di adattarsi alla varietà dei temi affrontati, modificando continuamente il modo di riprendere, a volte sottolineando la bellezza selvaggia della Natura, altre volte spezzando l'inquadratura come per far dialogare tra loro immagini diverse, altre volte ancora scommettendo tutto sui primissimi piani e la forza espressiva degli attori. Tutti davvero straordinari. Per costringerci, con un drammatico finale che non sveliamo, a fare i conti con l'ultimo 'messaggio' lasciato da Chris: la propria felicità va divisa con gli altri."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

"Nel rievocare il ritorno del ragazzo (...) alle utopie giovanili degli alternativi anni '60, Penn elabora un affresco solenne, solidale e abilmente naif nei confronti delle fatidiche teorie della fuga dalla civiltà o del ritorno alla natura, veristico sino al dettaglio nello stupendo repertorio paesaggistico e perfettamente cadenzato su musica e canzoni di Eddie Vedder, il cantante e paroliere dei Pearl Jam. Contano poco, per la verità, le superflue note psicoanalitiche e il connesso e banalotto messaggio anti-consumistico: la fluidità, la credibilità, il lirismo di 'Into the Wild' si esaltano a contatto dei personaggi pittoreschi che condividono col protagonista il fervore visionario suggeritogli dai libri-culto di Thoreau, Jack London, Byron o Tolstoj."
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

"Sean Penn tratta questo eremita ragazzino, deciso a vivere di caccia e bacche selvatiche, con infinito rispetto e ammirevole economia di mezzi. Ed ecco i diari, da cui estrae poche frasi di grande impatto (anche le parole sono cose, in solitudine). Ecco le tappe in cui sono scanditi due anni che valgono una vita (rinascita, infanzia, adolescenza, età adulta). Mentre il montaggio ci porta su e giù senza mai perdere di vista gli altri: la sorella, i genitori disperati, la hippy che in lui rivede il figlio perduto. O quel vecchio vedovo che vorrebbe adottarlo in una scena che commuoverebbe i sassi. La fugace apparizione di Bush sr. in tv, siamo nel 1992, ci ricorda che questa fuga nel wildness ha anche un senso politico. Vengono i brividi a pensare cosa avrebbe potuto farne Hollywood. Ma il film di Sean Penn, così limpido e personale, va diritto al cuore."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"Il risultato è uno spettacolo complesso, con un personaggio al centro che cerca e si cerca, che cammina ma non fugge, che, per mirare alla perfezione, fa il vuoto attorno a sé, anche quando, oltre che sulla famiglia ormai lasciata alle spalle, potrebbe contare su nuovi concreti rapporti che in più momenti gli vengono proposti. La cifra solita dei film americani on the road, ma resa più intensa da continui approfondimenti psicologici forse solo un po' appesantiti qua e là da citazioni letterarie e filosofiche. Nei panni del vero McCandless, il giovane Emile Hirsch, già visto in 'Alpha Dog', di Nick Cassavetes. Selvatico, ma anche umano come serviva."
Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo'

"'Into the Wild' di Sean Penn è un film notevole (...) Gli antecedenti culturali dell'operazione di Penn sono innumerevoli: c'è anche Kerouac ('Sulla strada', come no), ci sono le 'Strade blu' di William Least Heat-Moon, ci sono i vecchi western 'nordici' come il grande cielo o il cacciatore del Missouri. Ma c'è anche una cosa, l'unica davvero folgorante, che Sean ha detto ieri: 'La mia unica esperienza di contatto solitario con la natura risale alla mia gioventù, quando vivevo sulla riva dell'oceano e facevo il surfer'. Come a ha insegnato John Milius, in California essere un surfer non è praticare sport, non è come da noi giocare a pallone. E' una filosofia di vita, è l'appartenenza a una tribù. Ora che sappiamo che è un surfer (sì, 'è', al presente: non si smette mai di essere un surfer) capiamo molte cose di Sean Penn."
Alberto Crespi, 'L'Unità'

"Penn torna al suo passato da surfer solitario, si immedesima senza filtri nel suo eroe, celebra 'la ricerca della libertà'. Il coraggio di vivere la propria vita veramente. Il miglior film della Festa del Cinema di Roma, un capolavoro commovente e coraggioso."
Boris Sollazzo, 'Liberazione'

"Nonostante la Natura mortifera, il sentimento del film è l'esaltazione delle bellezze naturali, l'inimicizia verso la civiltà, l'orgoglio di saper fare da sé e di mettersi alla prova, l'enfasi dell'Homo Faber, unita alla retorica On the Road. Il soggetto sembra vecchio di 25 anni. Il film un poco puerile è ben fatto, quasi ben recitato dal protagonista Emile Hirsch e da William Hurt, Vince Vaughn, Jena Malone."
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

Premio 'FASTWEB' alla II edizione di ''Cinema. Festa Internazionale di Roma'' (Sezione 'Première', 2007) – Golden Globe 2008 per la Miglior Canzone originale (era stato candidato anche per la miglior colonna sonora – Candidato all'Oscar 2008 per: Miglior attore non protagonista (Hal Holbrook), montaggio e Colonna sonora.

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28 gennaio 2008
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