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Invasioni barbariche?

Dopo la tragedia di Tor di Quinto, a Roma, il governo adotta la linea dura cominciando ad espellere i romeni

02 novembre 2007

Appena tre giorni fa il ''Dossier Statistico Immigrazione'', redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes ci ha informato di come l'immigrazione in Italia non sia più da considerare un ''fenomeno'' ma una realtà in ascesa, e di come l'apertura dell'Unione europea a Bulgaria e Romania abbia portato a ''casa nostra'' un numero sempre maggiore di cittadini dell'Est, in particolare di nazionalità romena (leggi). Nella stessa giornata il Consiglio dei ministri dava il via libera al tanto discusso ''pacchetto sicurezza'' contenente cinque disegni di legge fra i quali l'attribuzione ai prefetti del ''potere di espulsione'' per quei cittadini comunitari che si rendono colpevoli di mettere a repentaglio la pubblica sicurezza (leggi).
La stessa sera a Tor di Quinto, quartiere periferico della capitale, una terribile vicenda ha brutalmente squarciato i veli posti sopra il problema dell'immigrazione e dell'accoglienza da questo governo e da quello precedente. Un fatto di un'efferatezza inaudita che ha visto protagonista purtroppo una donna di 47 anni, Giovanna Reggiani, e un rom 24enne che l'ha seviziata, forse violentata, massacrata di botte e abbandonata in un fossato. Giovanna Reggiani dopo due giorni di agonia, ieri sera è morta.

Un fatto, dicevamo, che ha dato un ulteriore significato sia ai dati raccolti dalla Caritas sia ai ddl approvati dal governo. Una vicenda che rafforza i timori dei cittadini italiani che sempre di più traducono il fenomeno immigratorio come vera e propria ''invasione barbarica'', e che mette a soqquadro le eventuali soluzioni politiche, che sembrano essere continuamente inadeguate, in ritardo o di difficile applicazione.
La tragedia di Tor di Quinto ha però mosso istantaneamente l'azione politica con la subitanea firma, da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del ddl sulle espulsioni trasformato immediatamente in decreto. Gli elenchi dei rumeni indesiderabili sono già stati compilati nelle questure di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, e i prefetti sono pronti e abilitati a firmarli.
Ieri, infatti, al Viminale, dopo una giornata di contatti tra il ministro dell'Interno Giuliano Amato e il capo della polizia Antonio Manganelli, è stata confermata la rapidità delle procedure e si è ipotizzato che: ''nel giro di alcuni mesi, saranno allontanate alcune migliaia di cittadini comunitari''.
A Roma, teatro del tragico evento, la polizia e i carabinieri hanno già fatto i primi calcoli basandosi sul numero degli arresti di rumeni per reati di grave, media e piccola entità, calcoli che fanno ipotizzare un numero che potrebbe toccare quota cinquemila.

Ma l'approvazione in tempi di record del decreto legge che attribuisce ai prefetti il potere di espellere dall'Italia i cittadini comunitari per motivi di pubblica sicurezza, poco convince gli avvocati penalisti che la considerano una procedura troppo rigida e precipitosa. Oreste Dominioni, presidente delle Camere penali, ha per questo proclamato lo stato di agitazione ''contro una così pesante spirale autoritaria''. Non è dello stesso avviso il prefetto di Roma, Carlo Mosca, fino a pochi mesi fa capo di gabinetto dello stesso Amato, che ha detto: ''Firmerò subito i primi decreti di espulsione. La linea dura è necessaria perché di fronte a delle bestie non si può che rispondere con la massima severità. Se l'equazione 'rumeni uguale delinquenti' è inaccettabile, tuttavia è altrettanto vero che gli individui pericolosi vanno sbattuti fuori. L'acqua deve essere ripulita dai pesci infetti anche a tutela dei tanti connazionali che arrivano in Italia per lavorare onestamente''.

Disaccordi e polemiche sono scoppiate anche all'interno della maggioranza di governo e tra maggioranza e opposizione.
Il primo a lanciare un duro attacco contro il governo è stato il leader di An Gianfranco Fini: ''Il governo si dovrebbe vergognare. Il giorno prima, Amato aveva detto che il decreto non era necessario poi, dopo la tragedia, il governo ha fatto il decreto. Meglio tardi che mai'', ha detto Fini, aggiungendo che An è comunque pronta a votare il provvedimento sulla sicurezza ma solo a patto che venga ''inserita una norma che preveda l'espulsione, oltre che per chi delinque, anche per chi non ha reddito e mezzi certi di sostentamento''. Fini ha poi attaccato Veltroni e Rutelli, gli ultimi due sindaci della Capitale: ''Chiedo loro di spiegare perché la stazione Tor di Quinto è stata lasciata in queste condizioni. E' una roba indegna, da quarto mondo, con fogne a cielo aperto e una strada sterrata senza illuminazione. Ed ora, soltanto dopo una tragedia si cerca di correre ai ripari''.
Quelle di Fini sono ''critiche ingiustificabili - ha replicato il premier Romano Prodi - perché non siamo al governo da cento anni e la grande responsabilità di queste politiche è del governo precedente''. Gli ha fatto eco il ministro dell'Interno: ''Sorprende e amareggia che un uomo di governo come Fini vada sul luogo del delitto a sollevare emozioni contro di me e il governo in una giornata come questa. Proprio lui che si è trovato a gestire l'ingresso della Romania nella Ue in una fase decisiva. Di tutto abbiamo bisogno - ha aggiunto Amato - tranne che dividerci davanti alle tragedie. An dia il suo contributo in Parlamento per una rapida approvazione del decreto e dell'insieme di norme sulla sicurezza''.

Ma le critiche al governo arrivano anche dalla stessa maggioranza. Il leader dei Radicali Marco Pannella ha attaccato aspramente l'Esecutivo, senza risparmiare una frecciata al sindaco Veltroni: ''Il dolce Veltroni - ha detto Pannella - ha ispirato una cosa da non credere: un romeno quasi ammazza una persona e il nostro governo si rivolge all'Unione Europea e al governo rumeno come se questo fosse il rappresentante e l'aggressore. Trovo che questi siano capaci di fare soltanto disordine pubblico''. Da Rifondazione comunista prendono voce i disagi contro ''la linea emergenziale'' e la preoccupazione che il decisionismo del segretario del Pd Veltroni rischi di spostare l'asse della coalizione e del rapporto con il premier. ''Ho la sgradevole impressione che in questa vicenda Veltroni sia stato il presidente del Consiglio ombra'', ha osservato il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena.
Quindi, anche se dal governo, e in particolare dal segretario del Partiti democratico, viene confermata la linea dura precipitosamente adottata, il nodo sul decreto sulla sicurezza rimane. A tal proposito Roberto Maroni, capogruppo della Lega Nord a Montecitorio ha dichiarato: ''La Lega è pronta a sostenere il decreto sulla sicurezza a condizione che il governo rinunci a abrogare la Bossi-Fini, bloccando così la riforma dell'immigrazione, lo scellerato testo Amato-Ferrero''.

Al di la delle beghe politiche, ieri mattina sono partiti i controlli della polizia nel campo rom di Tor di Quinto e negli insediamenti abusivi della zona lungo il Tevere. Settantacinque romeni che vivevano in 78 baracche tra Tor di Quinto e via Foce dell'Aniene sono stati sottoposti a controlli  e 17 di questi sono stati portati all'ufficio immigrazione perché trovati privi dei documenti di identificazione. Nello specifico, a Tor di Quinto sono stati controllati 40 romeni, 6 dei quali trovati senza documenti di identità, e 35 manufatti di fortuna, mentre nella baraccopoli in via Foce dell'Aniene sono stati 35 i romeni sottoposti a controlli, 11 dei quali trovati privi dei documenti identificativi e 43 manufatti sottoposti a controllo. Nei due accampamenti erano presenti anche 16 minori, 6 dei quali a Tor di Quinto e 10 nel secondo accampamento sottoposto a verifiche dei poliziotti. Altri controlli sono seguiti a quelli della polizia da parte dei carabinieri negli accampamenti di romeni dislocati tra la zona Tiburtina e i Colli Aniene.
Dopo i controlli la polizia ha dichiarato inagibili le 78 baracche e nei prossimi giorni personale del Comune di Roma procederà alla disinfestazione e all'abbattimento della baraccopoli.

- Romeni e violenza 2007, un anno nero (Repubblica.it)

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02 novembre 2007
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