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Investimenti scarsi, occupazione bassa: il disastro economico siciliano descritto dal XXX Report Sicilia del Diste

19 marzo 2008

L'economia siciliana? Un disastro! Investimenti scarsi, bassa occupazione, crescita del Pil in Sicilia ferma allo 0.9% a fronte dell'1,5% nazionale e un 2008 che preannuncia un'economia stagnante.
Questi i punti principali del XXX Report Sicilia del Diste, l'analisi previsionale dell'economia siciliana, realizzata dalla Fondazione Curella e il Centro interdipartimentale universitario per il monitoraggio del territorio (Cirmet), e presentata la scorsa settimana a Palermo dal professor Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella e responsabile scientifico del Diste, e Alessandro La Monica, presidente del Diste Consulting.

Alla vigilia delle elezioni per i nuovi governi a livello nazionale e regionale, nel Report emergono investimenti inadeguati e scarsissimi livelli di occupazione nel Mezzogiorno, con un notevole abbassamento dei consumi dovuto alla contrazione del potere d'acquisto e alla perdita di fiducia delle famiglie. “Il Paese - ha spiegato il prof. Busetta - non ha risorse sufficienti per affrontare in maniera seria la problematica/opportunità del Mezzogiorno. I 70 miliardi di interessi sul debito pubblico e la notevole evasione fiscale, non consentono di destinare risorse adeguate  per mettere a regime un terzo del Paese”. Non si discosta dai dati complessivi del Mezzogiorno la situazione siciliana la cui economia è stata caratterizzata nel corso del 2007 da un andamento congiunturale insoddisfacente e da una progressione delle variabili di domanda e produzione nettamente più debole rispetto alle dinamiche del resto del Paese, tanto da rilevare un incremento del Pil dello 0,9% a fronte dell'1,5% nazionale.
 
Calo dei consumi - Hanno cominciato a farsi sentire sui bilanci anche gli effetti dell'incremento consistente della pressione fiscale che, sulla base dei consuntivi sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, nel 2007 sarebbe salita al 43,3%. A peggiorare la situazione anche il netto aumento dell'inflazione al consumo dovuto alle tensioni presenti nei mercati internazionali delle materie di base energetiche e dei prodotti alimentari, e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento. “Le persistenti difficoltà in cui si dibatte la gran parte dei comparti dell'agricoltura e dell'industria manifatturiera locali - ha spiegato La Monica - hanno indotto, da un lato un diminuzione dell'aumento dell'export e dall'altro una non lieve flessione dell'occupazione, con pesanti ripercussioni sul reddito disponibile e quindi sul potere d'acquisto delle famiglie”. 

Export trainato da prodotti petroliferi raffinati - Le vendite sui mercati internazionali delle merci prodotte in Sicilia sono ammontate nel periodo gennaio/settembre 2007 a 6.932 milioni di euro (+25,7% a fronte di un aumento dell'11,5% a livello nazionale). I due terzi del totale esportato è però costituito da prodotti petroliferi raffinati (4.592 milioni di euro). Al netto dei derivati del petrolio l'ammontare dell'export si riduce a 2.340 milioni di euro segnando un aumento del 4% contro un incremento dell'analogo aggregato nazionale dell'11,3%. 
 
Occupazione e tasso di disoccupazione in calo - Anche il dato siciliano sull'occupazione non è confortante. In Sicilia il numero degli occupati dopo una forte flessione avvenuta tra il IV trimestre 2006 e il I  trimestre 2007, ha toccato nuovamente quota 1.495.000, un valore inferiore rispetto al picco massimo di 1.511.000 occupati raggiunto nel II e nel IV trimestre del 2006, ma superiore rispetto al minimo di 1.468.000 toccato proprio nel I trimestre 2007.
Il numero dei lavoratori, nella media dei primi nove mesi dell'anno, si è posizionato a quota 1,482 milioni di unità corrispondenti a un calo dell'1,2% rispetto all'anno precedente (+0,9% il dato dell'Italia). Un dato ancora più negativo se si pensa che è “viziato” da una consistente diminuzione della domanda di lavoro. L'esercito in cerca di occupazione è infatti passato dalle 446 mila unità del 1999 a 217 mila nel 2007.
Moltissimi giovani hanno preferito emigrare al Nord o sono sempre più convinti di non trovare lavoro. La distanza tra le regioni del  Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord è abbastanza evidente se si osservano i livelli dei tassi del mercato del lavoro. Oltre alla cronica differenza nei tassi di disoccupazione, 12,4% per la Sicilia al terzo trimestre 2007 contro  2,8% per il Nord Est e 3,6% per il Nord Ovest, colpiscono anche i circa 20 punti percentuali di differenza del tasso di occupazione, che nello stesso periodo è al 44,8% per la Sicilia contro il 68,0% del Nord Est e al 66,1% nelle regione del Nord Ovest del Paese. Per colmare tale differenza, una stima porta a ritenere che sarebbe necessario, nel Mezzogiorno, un aumento di circa 2,5 milioni di occupati, mentre in Sicilia l'aumento dovrebbe essere d circa 700 mila nuovi occupati.

Alla base delle enormi differenze da colmare vi è, ovviamente, una deficienza cronica del sistema economico meridionale che non riesce a creare tutti i posti di lavoro necessari, ma vi è anche una differente struttura partecipativa al mercato del lavoro che vede, nel Sud più che al Nord, la donna ai margini del mercato del lavoro. Dai dati riepilogati del mercato del lavoro distinti per genere emerge come in Sicilia il tasso di attività è maschile (68,3%) è circa la metà di quello femminile (34,6%) differenza che invece non risulta così netta nelle regioni dell'area nord del Paese dove abbiamo un tasso di attività maschile del 78,4% ed un tasso di attività femminile del 59,8%. Anche il dato assoluto dell'occupazione maschile registra in Sicilia differenze rilevanti con 1.010.000 occupati al terzo trimestre 2007 maschi contro 485.000 femmine, mentre nel Nord abbiamo 6.979.000 occupati maschi contro 5.005.000 femmine.

Le Previsioni - Passando invece alle previsioni sul 2008 sulla base delle analisi condotte e delle informazioni statistiche ad oggi disponibili, il Diste ha elaborato due ipotesi:
L'ipotesi più favorevole per il 2008 - Nell'ipotesi più favorevole si indica che in Sicilia dovrebbe registrarsi un complessivo appiattimento dell'economia, con il prodotto interno lordo a crescita zero, contro un aumento dell'Italia bloccato attorno a 0,5 per cento. In altri termini, si prevede un deterioramento esteso alla gran parte dei rami di attività, con un'unica eccezione rappresentata dall'agricoltura attesa in parziale recupero (+1 per cento). Il ramo delle costruzioni è stimato in decelerazione a +0,5 per cento (+1,9 per cento l'incremento del valore aggiunto nel 2007), e quello dei servizi attestarsi attorno a +0,6 per cento contro una crescita dell'1,3 per cento nell'anno passato. Per l'industria in senso stretto il 2008 dovrebbe invece caratterizzarsi per una flessione del valore aggiunto (-2 per cento circa) relativamente più consistente di quella del 2007 (-1,2 per cento).
E l'ipotesi più pessimistica - Nell'ipotesi più pessimistica, con il PIL dell'Italia arroccato stabilmente sui livelli raggiunti nel 2007, l'economia siciliana registrerebbe nel corso di quest'anno una flessione prossima allo 0,5 per cento, con pesanti ricadute sul mercato del lavoro. L'occupazione continuerebbe infatti a scendere, collocandosi a quota 1 milione 462 unità, corrispondente ad un -1,5 per cento rispetto allo scorso anno in cui si è già avuta una riduzione dell'1,2 per cento. Quel traguardo raggiunto nel 2006, con i livelli occupazionali che per la prima volta avevano superato sia pure di poco il milione e mezzo di unità, si sarebbe pertanto rivelato momentaneo avendo ceduto il passo nel biennio 2007/2008 allo smantellamento di circa 40.000 posti di lavoro.
 
- Il testo integrale XXX Report Sicilia del Diste (pdf)

- www.disteconsulting.net

- www.fondazionecurella.org

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19 marzo 2008
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