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Io non sono qui

6 Bob Dylan differenti per raccontare l'unica e straordinaria vita del ''menestrello'' Pop per eccellenza

17 settembre 2007

Noi vi segnaliamo...
IO NON SONO QUI
di Todd Haynes

Il film racconta le vicende di sei personaggi, ognuno dei quali rappresenta un aspetto diverso della vita e della musica di Bob Dylan. Finora è l'unico film sulla sua biografia ad aver ottenuto l'approvazione dell'icona della cultura pop. Il film parla della vita di Bob Dylan, degli inizi della sua carriera come cantante folk, della conquista dell’apice del successo nei primi anni '60, della controversa svolta verso il rock, dell'incidente di moto e del conseguente ritiro dalle scene fino all’ultima parte della sua carriera.



Tit. Orig.
I'm not there
Anno 2007
Nazione Stati Uniti
Distribuzione BIM
Durata 135'
Regia e sceneggiatura Todd Haynes
Con Marcus Carl Franklin, Julianne  Moore, Cate Blanchett, Charlotte Gainsbourg, Christian Bale, Heath Ledger, Richard Gere
Genere Biografico, musicale


La critica
''Tante facce diverse. Tanti modi complementari di raccontare la stessa personalità artistica senza cadere nell'agiografia (la condizione principale messa da Dylan per concedere le sue canzoni) ma anche senza finire per forza nella logica del 'buco della serratura', da cui spiare segreti inconfessabili. Piuttosto un omaggio pieno d'amore e di citazioni non sempre facilissime da decifrare (il ragno che si proietta sulle pareti richiama Tarantola, come il romanzo scritto da Dylan; almeno un paio di immagini 'copiano' sue copertine famose, 'Freewheelin', e 'Blonde on Blonde'), illuminato da un gruppo d'attori in stato di grazia, su cui svetta una straordinaria Cate Blanchett, la cui rassomiglianza fisica con Dylan è il minore dei meriti, visto il lavoro fatto sulla voce e sui gesti e le movenze. Se non la premiano, bisognerà scendere in piazza.''
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

''Io non sono qui fa parte di quella categoria di film ammirevoli che hanno tutte le virtù per vincere un festival, per entusiasmare cinefili del tipo più visionario, e per far fuggire strepitando il pubblico definito normale, che pretende di sapere cosa stia mai succedendo sullo schermo, chi siano i personaggi che lo occupano, come cominci e come finisca la storia. Però il film risuona della musica e dei versi strepitosi di 'Like a Rolling Stone', di 'Mr. Tambourine Man' e di qualche altra decina di canzoni di Bob Dylan, interpretate da lui o da altri. E si può quindi immaginare che i suoi giovani ammiratori non baderanno al sublime cinecaos che solo specialisti insieme musicali e filmici riusciranno a decifrare, e ancora più incantati resteranno gli attuali sessantenni che ai tempi di 'The thimes they are a changin' non solo avevano tanti capelli ma erano sicuri che una canzone sarebbe bastata a cambiare il mondo.''
Natalia Aspesi, 'la Repubblica'

''Avviso a dylaniati e dylaniani: 'Io non sono qui' è il film per voi, una goduria che si prolunga per 135 minuti, suppergiù la durata delle 39 canzoni, tra originali e cover, inserite nel fantasioso 'biopic' in concorso alla Mostra. Avviso a coloro che hanno sempre mal sopportato 'Blowin' in the wind' e affini: 'Io non sono qui', se possibile, vi farà detestare ancora di più Bob Dylan, al secolo Robert Zimmerman. In originale 'I'm not there', dal titolo di una delle canzoni più belle e rnisconosciute di Dylan, il nuovo film di Todd Haynes ha diviso come poche volte i festivalieri. All'uscita dalla proiezione, fitti conciliaboli per decifrare, ricostruire, collegare, anche esecrare. Perché il regista di 'Lontano dal Paradiso' s'è divertito non poco a complicare le cose, nella prospettiva di rendere 'un'esperienza emotiva e sensoriale' la sua cavalcata nella vita, gli umori e le canzoni del menestrello di Duluth. Non per niente ha voluto che fossero in sei a incarnarlo nelle diverse fasi dell'esistenza, ciascun personaggio con un nome diverso, a comporre una biografia anomala e corale che rispecchia le anime controverse dell'uomo.''
Michele Anselmi, 'Il Giornale'

''La coraggiosa distribuzione presuppone che in Italia ci siano centinaia di migliaia di adepti al culto di Bob Dylan. Temiamo sia la condizione necessaria per apprezzare il film: che a noi, in quanto dylaniani/dilaniati,è piaciuto enormemente, ma che è di ardua comprensione senza una conoscenza approfondita delle opere e della vita del grande cantante. Anzi, delle sue 'molte vite', alle quali si ispira il film, come recita la didascalia iniziale (...) Ne esce un collage visionario, pieno di musiche stupende, in cui i dylaniani vanno a nozze e gli altri, ahiloro, si arrangiano. Nota a margine: l'unica dei 6 interpreti che assomiglia all'originale è la donna, Cate Blanchett, che fa un'operazione di mimesi clamorosa. Se non vince un altro Oscar, scenderemo in piazza.''
Alberto Crespi, 'L'Unità'

''Lo sforzo produttivo e creativo è immane e da plauso, ma ci chiediamo veramente se non si poteva fare qualcosa per cercare di avvicinare anche il pubblico dei non-esegeti ad un progetto come questo. Se la svolta elettrica di Newport - con Dylan Blanchett che imbraccia un mitragliatore e spara contro il suo pubblico venuto per ascoltare un concerto folk - la diamo per scontata nella conoscenza generale dello spettatore medio (ma sarà così?), è un peccato veder sprecati così tanti rivoli ispirati, ma rivolti veramente solo ad un pubblico scelto. La casa distributrice italiana lo vorrebbe passare nei multiplex, ma questo 'I'm Not There' in verità non è neanche veramente un film d'essai, è proprio un prodotto di nicchia, per dylanologi, dylanisti, e pochissimi altri.''
Massimo Benvegnù, 'Il Riformista'

''Buoni esiti, ancora una volta, per il cinema americano, con un'operazione intelligente avviata da Todd Haynes dopo i1 successo di 'Lontano dal Paradiso' con 'Io non sono qui'. Un modo nuovo, originalissimo, di affrontare un genere spesso visitato da Hollywood, la biografia. Sei personaggi per dirci di uno solo, Bob Dylan, un'icona vivente del rock nel Novecento. Si ascoltano le sue canzoni con la sua voce o con quelle di altri ma lui non si è mai mostrato. Al suo posto, non sempre in ordine rigidamente cronologico, delle figure che, con nomi spessa immaginari, ci raccontano, dagli esordi ad oggi, i momenti salienti della sua vita. Nel '59, un ragazzino di colore che fugge clandestino su un treno, poi un tale giovanissimo Arthur che, di fronte a noi, agisce come Arthur Rimbaud.''
Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo'

''Il film è criptico e confuso: ma, per via della musica, del significato e dell'influenza che Bob Dylan ha avuto per varie generazioni, è anche molto complice e commovente.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

''Ogni passaggio avanti e indietro nel tempo adotta uno stile intonato alle febbrili fasi biografiche: variopinto e scolpito quando il divo egoista si compiace del denaro e del successo, trascurando l'appassionata moglie ex pittrice; psichedelico e burlesco ai momento dell'immersione nella 'Swinging London' beatlesiana; addirittura felliniano o burtoniano nell'iniziatico intermezzo affidato a Richard Gere nei panni del bandito Billy the Kid (il riferimento dovrebbe essere al capo d'opera di Sam Pechkinpah interpretato e musicato nel '73). Nonostante l'inevitabile coinvolgimento, non si riesce a immaginare folle di spettatori che s'accalcano al botteghino: l'andamento irregolare, gli incroci inestricabili, le sovrapposizioni all'interno della stessa sequenza, gli inserti surreali, il simbolismo degli attacchi e gli stacchi più o meno cronologici della dilagante colonna sonora (che si chiude con il magico pathos di 'Like a Rolling Stone') tentano, insomma, a proprio rischio e pericolo di restituire la complessità e i salti logici che rendono immortale l'epigrafe 'parole e musica di Bob Dylan'.''
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

''Un biopic psichedelico, storia di una vita raccontata attraverso l'esplosione del mito in migliaia di scintillanti frammenti. Haynes li rimette insieme con ordine discutibile e con tempi orribilmente prolissi, ma non senza sprazzi di piacere e genialità. La frammentazione ulteriormente sottolineata dalla presenza in scena di sei diversi attori per ogni pezzo di personalità interpretata: Richard Gere, Cate Blanchett, Heath Ledger, Christian Bale si passano la pala dell'icona americana più resistente allo scorrere del tempo. L'uomo che, nei quaranta anni della sua carriera, ha incarnato tutte le anime dell'America, risputandole in musica e poesia. Caotico e lungo, colonna sonora scelta tra i brani meno conosciuti. Ma alla fine qualche pezzetto di Dylan ci rimane appiccicato addosso.''
Roberta Ronconi, 'Liberazione'

''135 minuti dunque 'autorizzati' su Robert Zimmerman Bob Dylan, ma senza la partecipazione di Bob Dylan, se non nei pochi secondi finali, in un assolo con l'armonica a bocca da virtuoso seicentesco. Come dire di no, infatti al regista di 'Safe' e 'Velvet Goldmine', a Todd Haynes che nacque al cinema con una biografa su una folk singer morta anoressica, anche se 'The Karen Carpenter Story' nessuno l'ha mai visto perché, interpretato da una bambola Barbie fu proibito dall'industria che le fabbrica (neanche tanto correttamente).''
Roberto Silvestri, 'Il Manifesto'

Premio speciale della Giuria (ex-aequo con ''Le grain et le mulet'' di Abdellatif Kechiche) e Coppa Volpi per la miglior interprete femminile a Cate Blanchett alla 64a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2007).

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17 settembre 2007
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