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Italia-Libia: amici, partner e collaboratori

Firmato l'accordo tra Berlusconi e Gheddafi: investimenti per circa cinque miliardi di dollari in 25 anni

01 settembre 2008

Sabato scorso il premier Silvio Berlusconi e il colonnello Muammar Gheddafi hanno firmato a Bengasi l'accordo di amicizia, partenariato e collaborazione tra Italia e Libia, per mettere fine all'annoso contenzioso sul periodo colonialista.
"La firma di questo trattato di amicizia, partenariato e cooperazione ha una portata storica e chiude definitivamente la pagina del passato", ha detto il presidente del Consiglio italiano. Si tratta di un'intesa, aveva affermato in un'intervista al quotidiano libico 'Oya', che permetterà "voltare pagina" nelle relazioni tra i due paesi.
L'accordo prevede investimenti per circa cinque miliardi di dollari in 25 anni con la realizzazione di una serie di immobili e la costruzione dell'autostrada costiera che attraverserà tutta la Libia dall'Egitto alla Tunisia.

Inoltre, Berlusconi ha consegnato a Gheddafi anche la statua della Venere di Cirene, trafugata dagli italiani nel 1913 e conservata finora al Museo nazionale di Roma. Scolpita nel II secolo d.C., è una copia romana di un esemplare greco. Nel 2002 l'allora ministro dei Beni culturali Urbani emanò un decreto per la restituzione. Restituzione fermata da un ricorso dell'associazione Italia Nostra che aveva impugnato il decreto. Sia il Tar del Lazio, però, sia il Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso poiché la scultura è stata ritrovata in territorio libico.

Italia e Libia combatteranno insieme contro i commercianti di schiavi - A fronte degli indennizzi che l'Italia stanzierà per "voltare pagina", Roma si attende la piena collaborazione da parte della Libia nel contrasto all'immigrazione clandestina e l'attuazione dell'accordo già firmato nel dicembre 2007 per il pattugliamento congiunto delle coste libiche dalle quali salpano fiumi di migranti verso Lampedusa. L'accordo si baserà su una somma di 200 milioni di dollari all'anno per i prossimi 20 anni, sotto forma di investimenti in progetti infrastrutturali in Libia.

"A voi lascio il mio cuore" - Nel suo intervento, Berlusconi ha prima di tutto rivolto un "ringraziamento affettuoso e cordiale al vostro leader che ha voluto fortissimamente arrivare a firmare questo accordo. Accordo che giunge dopo quei momenti tragici e drammatici dell`occupazione italiana del vostro Paese". Berlusconi ha poi ribadito le scuse per il periodo coloniale. "A nome del popolo italiano, come capo del governo, mi sento in dovere - ha affermato - di porgere le scuse e manifestare il nostro dolore per quello che è accaduto tanti anni fa e che ha segnato molte delle vostre famiglie". In conclusione, uno slancio d'affetto: "Lascio a voi in questa giornata il mio cuore, felice, veramente felice di essere riuscito a mettere da parte tutto ciò che non era amore. Sono felice di guardare verso il futuro con quei sentimenti che soli portano la felicità e il benessere all'uomo, che sono l'amicizia, la fratellanza e l'amore".

Amici e parenti - Piccolo fuori programma di colore familiare tra Berlusconi e Gheddafi durante il colloquio, che si è svolto sotto la tenda del colonnello. A riprova del clima di cordialità tra i due, il Cavaliere ha mostrato a Gheddafi le foto dei suoi nipotini pubblicate di recente da alcune riviste italiane. Una, in particolare, ritrae la moglie Veronica Lario mentre culla in braccio il piccolo Alessandro, l'ultimo arrivato in famiglia, figlio di Barbara Berlusconi. Alcuni dei nipotini del leader della Jamahiriya, invece, Berlusconi li ha potuti conoscere personalmente: erano accanto al nonno rais prima che i due leader entrassero nel vivo dei colloqui. Il premier ha recato in dono al leader libico un leone d'argento, con la testa apribile: all'interno un calamaio con due penne per firmare il trattato. Gheddafi ha invece donato al Cavaliere un abito bianco di lino, con camicia assortita.

I parenti degli italiani rimpatriati dalla Libia - Gli eredi della ex collettività italiana di Tripoli si sono detti "increduli e sdegnati" per l'accordo raggiunto tra Italia e Libia. L'Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia da 38 anni si batte per ottenere una legge che chiuda il contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi agli italiani, sempre rinviata "per mancanza di fondi". "Avrà Berlusconi, di ritorno da Bengasi, un sussulto di dignità, di umanità e di rispetto, riuscendo a dare una risposta personale ai ventimila cittadini italiani che fino ad ora hanno invano reclamato un idoneo stanziamento da parte del loro Governo, a chiusura del contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi in violazione di un accordo internazionale?", si chiedono gli italiani rimpatriati. "Berlusconi ci ha dimostrato che quando si vuole, o meglio quando si è costretti, tutto è possibile, anche far saltare fuori dalle poste di un bilancio critico come il nostro cifre enormi - ha dichiarato Giovanna Ortu, presidente dell'Associazione - ma bisogna trovare in contemporanea il coraggio di dare riscontro a chi ha pagato, per conto del Governo italiano, il più pesante degli acconti ed è in credito da quasi quarant'anni".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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01 settembre 2008
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