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Italiani di seconda generazione

Il 70% dei figli di stranieri nati e cresciuti in Italia si sente discriminato

24 agosto 2011

Il 70% dei cosiddetti "italiani di seconda generazione" (figli di stranieri nati e cresciuti in Italia) si sente discriminato. Va meglio per le donne: "solo" il 50%. Sono alcuni dei principali dati emersi dal progetto "Spunti di vista", promosso da Arci nazionale e dai circoli Arci "Thomas Sankara" di Messina e "Métissage" di Milano, finanziato da Unar e svolto attraverso una serie di questionari sottoposti a circa 600 giovani di origine straniera compresi tra i 15 e i 30 anni e residenti a Milano e Messina, due delle città italiane in cui la presenza di giovani di seconda generazione è molto alta.
"Da questo progetto - spiega una delle responsabili della ricerca, Tania Poguish - emerge che le persone che sono nate o che vivono da moltissimo tempo in Italia, mostrano segnali di sofferenza quando si trovano nei luoghi pubblici, condizione non riscontrabile nei luoghi di lavoro o a scuola. Dalle risposte dei questionari - spiega ancora Poguish - emergono gravi discriminazioni tra i giovani di origine straniera: c’è il ragazzo eritreo che viene chiamato negro e c’è una giovane straniera che viene allontanata da un negozio di gioielli ed invitata ad andare a comprare dove le cose costano meno".
Il progetto "Spunti di vista", però, non si ferma al sondaggio: attraverso corsi di formazione, si tenterà di fornire ai giovani di origine straniera delle due città gli strumenti per poter ideare, realizzare e diffondere una ricerca e un video sulla discriminazione, completamente autoprodotti.
Lo scopo è quello di far in modo che i ragazzi raccontino in prima persona il loro quotidiano, le aspettative, il rapporto con la società in cui vivono, la loro definizione dell’inclusione sociale e la loro percezione dei fenomeni di discriminazione. Contemporaneamente sono state promosse iniziative di dialogo e confronto con la cittadinanza, attraverso laboratori nelle scuole, rassegne cinematografiche e letterarie nei quartieri delle due città. Il progetto, giunto alla sua conclusione è stato realizzato in collaborazione con Unione dei Circoli Cinematografici Arci (UCCA), il Dottorato di Ricerca in Pedagogia e Sociologia Interculturale dell'Università di Messina e Johannes Gutenberg-Università di Mainz (Germania), il Liceo Statale "E. Ainis" di Messina e l’Istituto Comprensivo "Via Prati" di Desio (Milano). [Fonte Comunicare il Sociale]

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24 agosto 2011
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