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Italiani non andate in Kenya

Dopo il caos scoppiato a causa dei risultati elettorali in Kenya, dalla Farnesina un invito a non partire

04 gennaio 2008

In Kenya i disordini e i morti hanno avuto inizio domenica scorsa, subito dopo la proclamazione a presidente di Mwai Kibaki, capo di Stato uscente. Vittoria respinta dalll'avversario Raila Odinga come “inaccettabile frode” che “potrebbe gettare il Paese nel caos”.
E il caos è scoppiato furente, lasciando sul suolo decine e decine di vittime cadute negli scontri con la polizia che, stando alla comunicazione dell'agenzia Associated Press, ha avuto l'ordine di sparare per uccidere per impedire i disordini.
A Nairobi, capitale dello stato keniota, gli uomini girano in gruppi armati di machete e le donne con sassi e pietre, mentre molte baracche sono state date alle fiamme. “Si assiste ad uno spettacolo insolito per chi vive nella città - ha detto all'agenzia missionaria MISNA, padre Kizito Sesana, missionario comboniano nella baraccopoli di Kibera - con strade deserte, finestre sbarrate e una calma del tutto innaturale. La gente aspetta che l'atmosfera si distenda per riprendere la vita di sempre”. "Il problema della etnicizzazione dello scontro politico - ha spiegato Kizito - esiste ed è pericoloso. A Kibera, ad esempio, e nelle altre baraccopoli, la tensione tra Luo (etnia dello sfidante Raila Odinga) e Kikuyu (alla quale appartiene il presidente Kibaki) ma anche Akamba e Kisii (altri due gruppi etnici nazionali), rischia di degenerare in conflitto”.
 
La situazione ha spinto il Ministero degli Esteri a invitare “vivamente” gli italiani a non recarsi nel Paese africano. La Farnesina, attraverso l'Unità di crisi, segue da giorni con la massima attenzione l'evolversi della situazione. “Per quel che riguarda i turisti, adesso la situazione è tranquilla. Nei prossimi giorni, però, potrebbe aggravarsi”, ha detto ieri Elisabetta Belloni, capo dell'Unità di crisi. “Oggi i turisti non sono obiettivo di violenze ma devono evitare spostamenti lì dove queste accadono” o dove vi siano assembramenti ha continuato Belloni. La data più “pericolosa” sarebbe dovuta essere quella di ieri, in cui era attesa la manifestazione convocata a Nairobi dal leader dell'opposizione Raila Odinga ma che è stata rimandata probabilmente all'8 gennaio. “Non escludiamo un peggioramento. In attesa che la situazione si chiarisca - ha detto infine Belloni - abbiamo contattato le associazioni di categoria e i tour operator per far fronte a eventuali rientri repentini”. L'Unità di crisi italiana ha poi raccomandato a tutti gli italiani che si trovano già in Kenya di mantenere un atteggiamento di cautela e prudenza per non alimentare sentimenti di panico, dal momento che non sono state segnalate aggressioni contro cittadini stranieri e le violenze scoppiate nel paese non li vedono coinvolti. “Agli italiani presenti in Kenya chiediamo di tenersi lontani dai luoghi di assembramento e di rimanere in contatto con i loro tour operator, a cui abbiamo chiesto di bloccare le nuove partenze e di garantire assistenza ai turisti presenti nel paese in caso si rendesse necessario un rimpatrio”. Al momento, ha precisato il capo dell'Unità di crisi, sono 5.000 le presenze italiane nel paese africano, di cui 4.000 turisti.
Indicazioni della Farnesina ai viaggiatori italiani si trovano anche sul sito www.viaggiaresicuri.it.

All'allarme lanciato dalla Farnesina fa eco quello delle imprese del settore. “La cronaca delle ultime ore ha confermato che la situazione è già grave” in Kenya, spiega in una nota l'associazione Assoviaggi della Confesercenti che, rivolgendosi alla responsabile dell'Unità di crisi della Farnesina, sostiene ci siano “tutti gli estremi per definire chiaramente una situazione di rischio per la incolumità degli italiani diretti in Kenya”. In una lettera aperta ad Elisabetta Belloni, il presidente della Fiavet, Andrea Giannetti, e il presidente di Assotravel, Andrea Giannetti, hanno scritto quanto segue: “In merito alla questione Kenya e alla procedura di annullamento di un pacchetto turistico da parte dei clienti delle agenzie di viaggio, ci vediamo costretti a richiamare al rispetto degli impegni presi in sede di approvazione delle Condizioni Generali di Contratto e degli articoli corrispondenti del Codice del Consumo. Con la vigente affermazione dell'Unità di Crisi in cui "si consiglia di rinviare i viaggi fino al ristabilimento di condizioni di normalità", praticamente uno "sconsiglio", riteniamo infatti che debbano trovare applicazione le alternative previste dal D.Lgs. 206/05 in favore dei clienti che non intendono più usufruire del pacchetto turistico: altro pacchetto turistico di qualità equivalente o superiore senza supplemento di prezzo oppure; altro pacchetto turistico qualitativamente inferiore previa restituzione della differenza del prezzo; rimborso, entro sette giorni lavorativi dal momento del recesso o della cancellazione, della somma di danaro già corrisposta.
Alcuni tour operator stanno di fatto riconoscendo le prime due opzioni, anche se con riluttanza e con alcune difficoltà operative, e qualcuno anche l'opzione del rimborso, privilegiando la formula del "buono" da spendere in altro periodo dell'anno. Ma la maggior parte dei tour operator non riconoscono la situazione di "sconsiglio" de facto della Farnesina e richiedono il pagamento delle penali, che a ridosso della data di partenza sono anche del 100%. Riteniamo quindi opportuno e urgente, nell'interesse di tutti gli operatori dell'intera filiera turistica, invitarvi a ricordare in modo chiaro e deciso ai Vostri associati il rispetto delle norme di legge con l'enumerazione dei comportamenti previsti. In merito alla sicurezza della destinazione in oggetto, è evidente lo stato di crisi ed il livello di degenerazione delle condizioni di vita della popolazione residente, come ampiamente documentato dalle notizie di cronaca che arrivano continuamente. E  quindi crediamo che non si possa biasimare chi in tutta coscienza non ritiene più, in queste condizioni, il Kenya una destinazione sicura per vacanze serene e tranquille”
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Intanto, Confconsumatori ha ricordato a tutti quei consumatori che hanno già acquistato un pacchetto turistico con destinazione Kenya, la possibilità di recarsi in agenzia o contattare il tour operator per esercitare il diritto di recesso per giusta causa, dovuto a fatto sopraggiunto non imputabile al turista/consumatore. Ciò comporta la restituzione di tutte le somme pagate senza alcuna penale, ai sensi dell'art. 86 del Codice del Consumo e resta a discrezione del consumatore accettare eventuali proposte alternative, come il cambio di meta, la conversione delle somme pagate con un buono viaggio o il suo posticipo, una volta ristabilite le condizioni ottimali.
“Vale la pena ricordare una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 16315/2007) che ha sancito il diritto del turista/consumatore alla restituzione di quanto pagato se il soggiorno nella località prescelta è diventato rischioso a causa di epidemie, atti terroristici, terremoti ecc...” ha affermato l'avvocato Carmelo Cali, Presidente di Confconsumatori Sicilia.

Per il momento, comunque, chi è ritornato dallo stato africano ha raccontato di non avere assolutamente avvertito alcun disagio dovuto alla tragica situazione. Ieri, ad esempio, i passeggeri dei voli proveniente da Mombasa e arrivati sia all'aeroporto di Fiumicino che a Malpensa, hanno raccontato di vacanze serene e senza problemi. "Pericoli? Nessuno. Sono state vacanze bellissime - hanno confermato alcuni - un pò di tensione solo per la preoccupazione che mostravano al telefono i nostri parenti in Italia. Ma li abbiamo rassicurati anche con le foto dei festeggiamenti per il Capodanno, che abbiamo inviato col cellulare". "Si dovrebbe essere più cauti nel diffondere certe notizie - ha detto un viaggiatore in attesa di proseguire per la Sicilia con la moglie -. Noi eravamo a Diane, un'ora di macchina a sud di Mombasa, dove vivono molti connazionali. Quando sono scoppiati i disordini, in tutt'altra parte del Paese, sono stati loro e gli stessi abitanti del luogo a rassicurarci che mai nessuno avrebbe torto un capello ai turisti. Il problema era interno al Kenya e legato alle elezioni. Abbiamo lasciato il villaggio, dove sono rimasti almeno altri 200 turisti italiani, con tanta nostalgia. Unico neo, la lunga attesa in aeroporto dove siamo stati portati, senza peraltro alcuna scorta, oltre tre ore prima del decollo. Ma questo è normale in Kenya".
Racconto quasi uguale di una famiglia di Pistoia che ha trascorso 10 giorni a Malindi e, come molti altri, piuttosto sono rimasti sorpresi dalla presenza di reporter e telecamere a Fiumicino. "Siamo stati avvertiti della situazione ma pericoli davvero non ce ne sono stati".

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04 gennaio 2008
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