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Italiano corretto: mizzica, (dialettale). Espressione siciliana entrata nell'uso comune della lingua italiana.

L'evoluzione della lingua tra nuovi e vecchi termini, di uso comune e meno comune

01 ottobre 2005

Immaginare la lingua come entità viva che nasce, cresce, si evolve e muore, è più che corretto. L'articolazione dei suoni, tipica degli essere umani, che si fa immagine, significato e significante, segno e simbolo, cambia con il cambiare dei tempi e la sua evoluzione (o involuzione) cammina di pari passo con quella dell'uomo.
Ce ne possiamo accorgere annualmente con l'uscita delle nuove edizioni dei vocabolari, dove linguisti, filologi e letterati aggiungono lemmi nuovi e ne tolgono di vecchi, quelli diventati inusuali, o divenuti rattrappiti a forza di stare nell'armadio polveroso del dimenticatoio.
Anche gli italiani non sono avulsi dalla trasformazione della lingua e proprio nelle pagine dei massimi vocabolari nazionali possiamo trovare quali neologismi, nuove parole, sono entrate nell'uso comune dell'italica gente.
Sfogliando le pagine del nuovo Zingarelli 2006, per esempio, (che ha inserito ben 700 nuove parole), scopriamo che l'italiano di oggi sempre più spesso si intrattiene con gli amici in un ''wine bar'', dove si può ascoltare della musica ''chill out'' scelta da un'apposita ''tracklist'' creata dallo ''smarmittato'' barman. 

Ma ci renderemo conto che, pur essendo tra i popoli che leggono meno libri e quotidiani, di ''uso comune'' nella nostra lingua è entrato un termine come ''embedded'' (giornalista che in zona di guerra viaggia al seguito delle truppe e ne accetta la protezione, ma anche le limitazioni nei movimenti). Tra l'altro, svariati anni di guerra in Iraq non potevano certo non essere inglobati nel nostro parlato, e quindi non risulta strano trovare oltre che embedded termini quali ''baathista'' (appartenente al Partito della rinascita socialista araba, la formazione di Saddam Hussein).
E come fare ad ignorare il linguaggio di chi questa guerra dal primo momento non l'ha voluta, e ha maturato una coscienza alternativa e parallela? Ecco, dunque, la presenza di termini come ''global'' e ''no-global'', ''equosolidale'', ''altermondista'' e ''fund-raising'', insieme ai più strettamente italiani ''girotondino'' (esponente del movimento dei girotondi) e ''correntone''.

Anche i mutamenti sociali hanno il loro peso nella nascita di nuove parole e locuzioni: per esempio un adulto che non vuole lasciare la casa dei genitori (che prima molto spesso veniva indicato erroneamente con il termine mammone) è più correttamente un ''tardoadolescenziale''.
Anche dal fronte del ''politicamente corretto'' arrivano mutazioni: chi un tempo veniva chiamato handicappato, poi diventato disabile, ora può sentirsi chiamare ''diversabile''.
E sempre rimanendo nell'ambito dei cambiamenti sociali, la tecnologia, seme e frutto del nuovo vivere contemporaneo, ha generato lemmi come: ''videomessaggio'', ''videochiamata'', ''videofonia''.
Internet, poi, conia ogni anno nuove parole, così nel 2006 nel dizionario troveremo: ''open source'' (software il cui codice sorgente è leggibile e modificabile), ''website'' (sito web) e ''peer to peer'' (rete che consente lo scambio di dati tra i computer collegati).

Certo, ci rendiamo conto che non saranno pochi quelli che leggendo queste nuove parole di ''uso comune'' rimarranno meravigliati e si diranno ''ma quando mai ho usato questo termine!''.
C'è infatti da dire che il concetto di ''uso comune'' riferito alla lingua ha confini sottili e una certa dose di arbitrarietà. Sfogliando sempre il nuovo Zingarelli 2006, scopriamo che come nuova parola viene dato il termine ''smarmittato'' (veicolo dalla marmitta senza chiusura o individuo strano, eccessivo) che, francamente, non ci sembra poi una parola tanto fresca visto che era in uso già tra i ragazzi degli anni '60. A guardar bene, lo stesso vocabolario fissa la nascita di questo termine al 1959. E' stata quindi una dimenticanza di antichi compilatori? O questo gioco del levare lemmi che paiono stantii e aggiungerne dei nuovi, per mettere sul mercato l'edizione millesimata, fa sì che vi siano ormai parole che vengono cancellate un anno e rientrano quello successivo?

Gli illuminati compilatori rispondono che le parole cancellate sono sempre molto, molto vecchie, e che le ''nuove'' vengono considerate tali quando l' ''uso comune'' non riguarda la parlata della gente, ma bensì quando approdano, con una certa stabilità, alla carta stampata.
Sarà, ma incuriosisce allora capire perchè è nel 2006 che si accoglie la ben nota (e antica) esclamazione siciliana ''mizzica'', che, senza che ce ne siamo accorti, è evidentemente apparsa all'improvviso su libri e giornali; oppure l' ''ominicchio'' (uomo mediocre) di Leonardo Sciascia, o ancora il letterario ''montarozzo'' (cumulo di terra detriti e rifiuti) di Pasolini. Per non parlare poi di termini che hanno ormai una storia (si pensi al jazz o alla moda) come ''cool''.
Se l'apparenza non inganna, l'impressione è che questi vocabolari (non dobbiamo dimenticare il rinnovo di dizionari come il Garzanti, con 500 nuovi lemmi, o il Sabatini-Coletti, con 127), vogliano essere cool a tutti i costi e finiscano per essere ''autocelebrativi'' - anche questa parola di nuova accoglienza - e che, forse, rispecchia la nostra situazione politica, anzi ''antipolitica'', per usare un altro termine, dicono, entrato nell'uso comune della nostra lingua.

- La parola al gesto (Guida Sicilia)

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01 ottobre 2005
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