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Julian Assange: 'most wanted'

L'Interpol ha spiccato un mandato di cattura per il fondatore di Wikileaks in 188 paesi

01 dicembre 2010

Lunedì la magistratura americana ha avviato un'indagine penale sulla pubblicazione dei documenti riservati del dipartimento di Stato da parte di Wikileaks. Lo ha detto l'attorney general americano, Eric Holder, in una breve dichiarazione: "sono stati commessi dei crimini, e noi stiamo indagando".
Intanto, stamane l'Interpol ha inserito Julian Assange nella lista dei "most wanted" perché ricercato in Svezia per stupro. Lo rende noto con un comunicato sul suo sito Internet l'Organizzazione internazionale di polizia precisando che l'inserimento del fondatore di Wikileaks nella sua "lista rossa" fa scattare il mandato d'arresto nei suoi 188 paesi membri. L'Interpol sottolinea che si tratta di aiutare un paese membro, appunto la Svezia che già nelle scorse settimane aveva chiesto l'intervento dell'Interpol, ad "ottenere la detenzione o l'arresto preventivo di una persona ricercata".

Accusato in Svezia per lo stupro di due donne, Assange si dichiara innocente e vittima di un complotto ordito dagli Stati Uniti. E dal suo nascondiglio ieri è tornato attraverso i suoi legali a presentare ricorso contro l'ordine dell'arresto spiccato dalla magistratura svedese. Il suo avvocato Bjorn Hurtig ha presentato istanza presso la Corte Suprema svedese. Nel ricorso viene sottolineato che Assange non intende sottrarsi alla magistratura svedese ed è pronto a farsi interrogare per telefono, video o altra via di comunicazione.
Il fondatore di Wikileaks intanto torna all'attacco dell'amministrazione Usa sostenendo che Hillary Clinton si dovrebbe dimettere dopo le rivelazioni riguardo al piano del dipartimento di Stato per spiare le Nazioni Unite. "Deve fare un passo indietro se si può dimostrare che è stata responsabile dell'aver ordinato alla diplomazia americana di spiare le Nazioni Unite violando le convenzioni internazionali firmate dagli Stati Uniti" ha detto Assange al 'Time' intervistato ieri in collegamento Skype da un località segreta.
Inoltre nei giorni scorsi Assange ha detto alla rivista americana Forbes che, dopo i dispacci diplomatici americani, Wikileaks intende diffondere migliaia di documenti interni di una grande banca statunitense nei primi del 2011. "Abbiamo qualcosa su una banca, una mega fuga di notizie - ha affermato - non è in grande scala come il materiale per l'Iraq, ma sono decine o centinaia di migliaia di documenti, dipende da come si definiscono", ha detto Assange, che ha paragonato le prossime rivelazioni alla diffusione di e-mail che seguirono il crollo del gigante dell'energia Enron.
Assange non ha fornito dettagli sulla banca presa di mira, ma ha aggiunto che i documenti mostreranno "le decisioni che chiudono un occhio e sostengono pratiche non etiche: i controlli che non vengono fatti, le priorità dei dirigenti, come pensano ai loro interessi".

Wikileaks sull'Italia... - Sul Wikileaks, da due giorni tornato accessibile, sono pubblicati due diversi documenti provenienti dall'ambasciata americana a Roma. Sono entrambi del 2010, uno del 22 gennaio (alle ore 15.03) e l'altro del 12 febbraio (13.01). Il primo è classificato come 'confidential' e il secondo 'secret/noforn', da non condividere cioè con paesi stranieri.
Nel primo cablogramma si rende conto delle indagini effettuate da una delegazione del Congresso a Roma con il ministero degli esteri e con l'Eni per valutare "le intenzioni dell'Italia riguardo alle sanzioni contro l'Iran e alle prospettive per un'azione multilaterale efficace per rallentare il programma nucleare iraniano", oltre che conversazioni con esponenti del Pd all'opposizione (Piero Fassino) su "Iran, ruolo dell'Italia in Afghanistan, il processo di pace in Medio Oriente, Iraq, e questioni di non proliferazione".
Nel secondo dispaccio si rende conto invece dell'incontro fra il ministro Franco Frattini e il segretario della Difesa, Robert Gates avvenuto l'8 febbraio. Questi, oltre a ringraziare il titolare della Farnesina per l'impegno italiano a inviare più truppe in Afghanistan, chiede se altri carabinieri ancora potrebbero partecipare all'addestramento delle nuove forze. Il titolare della Farnesina lamenta che ministri della Difesa e ministri degli Esteri dei paesi della Nato "non si parlano", ha testualmente dichiarato Frattini, come si legge nel dispaccio. I primi parlano solo di sicurezza, i secondi solo di questioni come l'agricoltura e l'istruzione, spiega. Frattini chiede di andare oltre "le sole parole" e punta l'attenzione del suo intelocutore sui concreti progetti italiani per convertire le coltivazioni di papavero da oppio in piantagioni di ulivi e di creare una scuola di formazione per l'amministrazione pubblica.
Quanto all'Iran, l'Italia sottolineava allora che la sfida è quella di convincere la Cina ad approvare le nuove sanzioni ("di importanza critica insieme all'India" per il dossier ) e si propone l'inclusione di "Arabia saudita, Turchia, Brasile, Venezuela ed Egitto" nei colloqui promossi dal gruppo 5+1.

Sul fronte industriale, l'Eni all'inizio dell'anno "insiste che continuerà ad adempiere ai suoi impegni in quel Paese" (attività di sviluppo ed esplorazione). La compagnia dice di "comprendere" la richiesta Usa di ridurre la sua presenza in Iran, e che, "per questa ragione ha già abbassato le sue attività al livello minimo". L'Eni riconosce l'esistenza di una "zona grigia" fra attività nuove e datate, fra ciò che deve essere cessato e ciò che invece può essere proseguito, si sottolinea, per recuperare gli investimenti.
Gli investimenti complessivi dell'Eni in Iran sono valutati in tre miliardi di dollari, di cui l'Eni ha già recuperato circa il 60 per cento. Ma, sottolineano i funzionari della compagnia, è necessario recuperare dalle operazioni in Iran altri 1,4 miliardi, cosa che secondo le aspettative dovrà avvenire entro la fine del 2013 o ai primi del 2014.
Il 'ceo' dell'Eni Scaroni aveva scritto all'ambasciatore americano, Thorne alla fine dello scorso anno, il 16 novembre del 2009, precisando la "posizione della compagnia", ovvero che "non saranno intraprese nuove attività in Iran, e neanche nuove attività della sua sussidiaria". Tale processo di disimpegno, da parte di Eni, così come Total, Statoil, e Royal Dutch Shell, è stato riconosciuto pubblicamente dal sottosegretario di Stato Usa, James Steinberg, nel settembre di quest'anno. [Adnkronos/Ing]

- Tutti i segreti di Julian Assange, l'uomo che fa tremare il potere di Federico Rampini

 

 

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01 dicembre 2010
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