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L'11 aprile diventa giorno di festa. Il giorno della cattura di Provenzano Corleone diventò più libera

13 aprile 2006

L'undici aprile, giorno dell'arresto del boss di cosa nostra Bernardo Provenzano, a Corleone diventerà un giornata di festa, una giornata di ''libertà e rinascita''. Non è una metafora ma quello che ieri sera ha approvato il Consiglio comunale di Corleone su proposta del presidente dell'assemblea Stefano Gambino e della giunta.
L'amministrazione inoltre dedicherà all'undici aprile 2006 una strada e ogni anno ricorderà la cattura di Provenzano con iniziative, convegni, celebrazioni.
Il Consiglio e la giunta ''esprimono sentimenti di gioia e vivo apprezzamento al ministero dell'Interno e alle forze di polizia per la cattura di Provenzano, mafioso latitante nato a Corleone, che tanto danno, insieme a Luciano Liggio, Salvatore Riina e Leoluca Bagarella e altri esponenti della consorteria mafiosa hanno arrecato alla città di Corleone, ai corleonesi e alla Sicilia''.
''L'undici aprile 2006 - si legge in una nota - segna la fine di una lunga notte buia che ha segnato i destini di troppe generazioni di corleonesi costretti a subire la violenza criminale della mafia e sotto i cui colpi sono caduti personaggi coraggiosi come Bernardino Verro, Placido Rizzotto e il colonnello Giuseppe Russo''.
Una proposta che ha trovato d'accordo gli esponenti di tutti i partiti, che con viva partecipazione erano presenti al Consiglio comunale. Purtroppo è mancata la stessa partecipazione dei cittadini, presenti in pochi all'interno della sala consiliare di Corleone.

Intanto, continuano ad arrivare notizie su cosa sia stato trovato all'interno del casolare dove Bernardo Provenzano è stato catturato.
Molti gli indizi che raccontano di un capo mafia in piena attività, ma sempre pronto a fuggire in caso di necessità. Infatti dentro le mutande l'ex superlatitante teneva mille euro.
Centinaia i ''pizzini'' trovati nel rifugio, messaggi rivolti alla propria famiglia e altri inviati e ricevuti dai vari capifamiglia dei mandamenti mafiosi di tutta la Sicilia.
L'ultimo ''pizzino'' Provenzano lo ha ricevuto sabato scorso. Un messaggio di suo figlio Francesco Paolo, il figlio minore del capo dei capi di Cosa nostra, appena rientrato dalla Germania dov'è assistente di lingua italiana in una università tedesca. ''Caro papà volevo informarti che sono tornato in paese per trascorrere le vacanze della santa Pasqua in famiglia, sto bene ed altrettanto so di te. Dio ti protegga... Tuo figlio Francesco Paolo''.

Bernardo Provenzano, dunque, ha sempre comandato e nei suoi ''pizzini'' gli inquirenti hanno potuto leggere non solo ordini, ma anche consigli e suggerimenti. Perfino sulle elezioni: quelle politiche che si sono appena svolte, oppure le regionali siciliane che ci saranno il prossimo mese.
Nella posta da evadere, quella a cui Bernardo Provenzano non aveva ancora risposto, c'era una richiesta di indicazioni di voto al boss: ''Se ha qualcuno mi faccia sapere'' aveva scritto il mittente al termine di un messaggio dove venivano poste anche altre questioni, più strettamente legate ad affari di mafia. È probabile che il padrino corleonese non abbia avuto il tempo di dare le proprie indicazioni, ma è comunque significativo che arrivassero quelle domande durante la vigilia elettorale.

Tutto il materiale trovato dentro la cascina adesso passerà minuziosamente al vaglio degli investigatori, nel tentativo di entrare negli affari segreti dellu ''ziu Binnu''. Si cerca pure un'eventuale guida alla decodificazione dei numeri e delle lettere puntate che nascondono i nomi delle persone legate a Provenzano, nella convinzione che non potesse conservare tutto nella sua memoria, perché come aveva più volte sottolineato lui stesso in altre missive inviate all'esterno ''la memoria non mi aiuta più come prima''.
Dietro quei numeri si nascondono altri mafiosi, e poi imprenditori costretti a pagare il pizzo, a ''mettersi a posto'' nei lavori gestiti a distanza da Provenzano, il quale esigeva una quota fissa. ''Ti mando 5000 per il lavoro di T.'', è scritto in un biglietto, che evidentemente accompagnava una tangente. Nella posta ricevuta e meticolosamente conservata ci sono veri e propri rendiconti, numeri aggiunti e sottratti, per aiutare il capomafia a tenere la sua contabilità. E poi le richieste di intervento su questioni interne alle cosche, della provincia di Palermo e non solo.

Insieme ai pizzini e a diverse copie della Bibbia, accuratamente sottolineate e annotate, nel covo sono stati trovati molti ritagli di giornali. Quasi tutti sulle operazioni di polizia e i processi degli ultimi anni. Un lungo articolo della rivista Antimafia 2000 con la deposizione del suo ex braccio destro (oggi pentito) Antonino Giuffrè era stato ritagliato da Provenzano che l'aveva rititolato a modo suo, incollando i caratteri stampati presi da altri giornali fino a comporre la parola ''Tradimento''. Il boss voleva tenersi informato, se nella masseria c'era una televisione e tra i messaggi ce n'è uno del figlio che gli spiegava come usare il telecomando: ''Spingi il tasto finché non compare la scritta english ''. Il giovane Provenzano, Angelo, ha in programma le nozze per metà maggio, e in un'altra lettera ci sono riferimenti ai preparativi del matrimonio e alle formalità sbrigate in Comune.
E poi la corrispondenza con la moglie Saveria, che spazia tra gli argomenti più diversi. Una volta il boss le scrive che può mandarle tutto il formaggio che desidera, un'altra volta chiede se può avere un po' di pasta al forno. Gli incipit delle lettere della moglie sono sempre uguali, ''Carissimo amore mio'', e la fine pure: ''Ti voglio sempre bene''. Saveria in una lettera racconta che un'amica di famiglia è morta e lei è andata al funerale, e che ''gli ospedali di Palermo non funzionano'' perché non le hanno saputo ben curare il fastidio che aveva a una gamba.
Piccole storie quotidiane di una vita vissuta a distanza tra il capomafia costretto alla latitanza e la famiglia che negli ultimi mesi l'ha avuto molto più vicino che in passato.
L'ultima lettere che Provenzano stava scrivendo poco prima che gli uomini della polizia facessero irruzione nella masseria dov'è stato arrestato è stata trovata sul rullo della macchina da scrivere, era indirizzata proprio alla moglie. Una lettera affettuosissima che comincia così: ''Carissimo amore mio, ho ricevuto la tua lettera e sono contento di sapere che state bene...''.

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13 aprile 2006
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