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L'abbraccio

Salvatore Borsellino spiega ad Umberto Lucentini perché ha abbracciato Cincimino jr

22 luglio 2014

L’intervista a Salvatore Borsellino
«Ecco perché in via D’Amelio ho abbracciato Ciancimino jr»
di
Umberto Lucentini (Corriere del Mezzogiorno, 22 luglio 2014)

Ingegnere Salvatore Borsellino, l’accoglienza che lei ha riservato a Massimo Ciancimino in via D’Amelio, il 19 luglio, giorno dell’anniversario della strage di suo fratello Paolo, ha provocato polemiche...
«Ho accettato la richiesta di Massimo Ciancimino di venire in via D’Amelio con il figlio Vito Andrea, e l’ho abbracciato, per la decisione coraggiosa che ha preso: Massimo avrebbe potuto godersi i soldi, che può avergli lasciato il padre Vito, e invece ha fatto una scelta precisa dicendo ciò di cui era a conoscenza al processo sulla trattativa Stato-mafia. Ho abbracciato il Massimo Ciancimino-uomo in segno di solidarietà per le conseguenze che sta subendo, senza tirarsi indietro anche davanti alla prospettiva di doversi forzatamente allontanare dal figlio. Quel figlio che, da quanto mi ha detto, è il motivo principale della sua scelta. Massimo Ciancimino mi ha detto che ha deciso di collaborare con la Giustizia perché suo figlio non debba in futuro vergognarsi del cognome che porta…».

Ciancimino junior, però, ha anche una condanna per riciclaggio dei soldi del padre mafioso; è imputato per calunnia nei confronti dell’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro (l’accusa è di aver manipolato alcuni documenti prodotti in Procura a Palermo proprio nel processo sulla Trattativa) ed è indagato per un affare legato ad una discarica di rifiuti in Romania... È il Ciancimino dalle due facce quello che le rimproverano di aver abbracciato in via D’Amelio...
«Per il Ciancimino-imputato aspetto quello che deciderà la magistratura, dato che ancora non ci sono sentenze sull’accusa a De Gennaro né sulla storia della discarica in Romania: non posso condannare un uomo prima che lo faccia la magistratura. Si chiede di essere garantisti nei confronti di personaggi che hanno un passato e un presente più torbido di quello di Massimo Ciancimino e non si può essere garantisti con lui? Io rispetto le scelte di Ciancimino-uomo. Per il Ciancimino-imputato aspetto il giudizio della magistratura».

E per il Ciancimino condannato per riciclaggio dei soldi del padre?
«Si tratta di una condanna ancora non definitiva e per quanto mi riguarda non sposta i termini della questione. Condannerò Ciancimino riciclatore quando e se questo reato verrà definitivamente accertato dalla Giustizia».

E se dovessero condannarlo per aver manipolato i documenti che tirano in ballo De Gennaro? O si dimostrasse che la sua collaborazione non è stata totale?
«Io al momento, lo ripeto, continuo a rispettare la scelta di Ciancimino-uomo che tramite la sua collaborazione ha permesso di dare inizio al processo di Palermo che altrimenti non si sarebbe mai celebrato. Per me sono più spregevoli coloro i quali per venti anni sono stati in silenzio sulla trattativa Stato-mafia benché ne fossero a conoscenza: una trattativa che ha portato alla morte mio fratello Paolo e i cinque poliziotti della scorta e ha provocato altre stragi in Italia. E, per rispondere alla domanda: il caso di condanna eventuale riguarderà Massimo Ciancimino e la giustizia italiana».

Altra critica: gli aderenti alle Agende Rosse hanno girato le spalle all’arrivo della presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, che pure era con il pm Nino Di Matteo.
«Noi, anche quest’anno, abbiamo protestato civilmente pure se apprezziamo il coraggio di quelle istituzioni che si presentano in via D’Amelio, dato che è raro che le istituzioni lo facciano. Adottiamo da anni una contestazione silenziosa, alziamo l’Agenda rossa e giriamo le spalle, perché dalle istituzioni aspettiamo giustizia e verità e non solo omaggi fini a se stessi a Paolo Borsellino e ai poliziotti uccisi. La nostra contestazione ha una doppia valenza, nei confronti dell’istituzione dalla quale ci aspettiamo Giustizia e Verità e non sterili omaggi, e nei confronti della persona che rappresenta quell’Istituzione quando riteniamo che non la rappresenti in maniera adeguata».

Lei, insieme a sua sorella Rita sabato però ha avvicinato la Bindi...
«Io sono andato a chiedere alla Bindi, guardandola negli occhi, che l’Antimafia istituisca un comitato per arrivare a una verità sulle stragi. La sua risposta è stata: "Non si voleva interferire con i processi in corso...". Ma siccome, dico io, le interferenze ci sono già state, allora le ho chiesto di andare avanti come Commissione Antimafia. Tra l’altro, domenica sera, durante un convegno organizzato dalle Agende Rosse a Palermo, hanno auspicato questa soluzione tre componenti della commissione Antimafia: Claudio Fava, Giulia Sarti e Giuseppe Lumia, Seppure con la precisazione, da parte del vicepresidente Fava, che non di un comitato dovrebbe trattarsi ma del plenum della Commissione Antimafia. Ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti».

Ingegnere Borsellino, tante critiche anche per il contribuito economico che Massimo Ciancimino ha dato alle Agende Rosse.
«Noi non accettiamo né sollecitiamo aiuti da partiti o istituzioni. Abbiamo aperto una sottoscrizione pubblica per coprire le spese necessarie per le manifestazioni per l’anniversario della strage di via D’Amelio. Massimo Ciancimino ha fatto una donazione, peraltro anonima, di trecento euro. Solo dall’esame delle distinte bancarie abbiamo capito trattarsi di lui e lo abbiamo noi stessi dichiarato, forse sbagliando dato che l’anonimato doveva essere garantito. Dire che noi ci facciamo finanziare dalla mafia è vergognoso e passibile di azioni giudiziarie. Non ci risulta che Massimo Ciancimino sia mai stato condannato per associazione mafiosa».

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22 luglio 2014
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