L'acqua, origine della Vita
Oggi ricorre il ventesimo World Water Day: perché l'acqua è un bene assolutamente indispensabile
L’acqua è un bene primario, un "bene comune" dice qualcuno, probabilmente non a torto. Se il nostro pianeta può vantarne scorte immense, l'acqua potabile è invece un dono raro, da gestire con parsimonia e da proteggere. Proprio per questo l'ONU ha istituito dal ’92 la Giornata dell’acqua per il giorno 22 marzo. L'iniziativa, organizzata dall’agenzia UN-HABITAT (facente capo sempre alle Nazioni Unite), avrà quest’anno un tema particolare: Acqua e urbanizzazione.
Il rapporto fra città e disposizione idrica si fa, in effetti, sempre più centrale all’interno delle dinamiche globali. Dai paesi del nostro meridione alle grandi città sovraffollate in India, la distribuzione dell’acqua coincide spesso con il livello di dignità umana accessibile. Come ha spiegato bene il direttore esecutivo di UN-HABITAT, Joan Clos: "Lo sviluppo urbano sostenibile inizia a partire dalla salute e dalla dignità. Possiamo venire incontro a queste condizioni fondamentali della nostra umanità solo sostenendo gli investimenti nei settori idrici e sanitari. Metà della popolazione mondiale oggi abita in paesi e città. La prospettiva è che questa proporzione raggiunga i 2/3 nel giro di una sola generazione e il 50% di questo incremento avverrà nelle baraccopoli e nelle periferie urbane dei paesi in via di sviluppo".
La sfida presentata dal J. Clos è globale e profonda: reinventare la politica e il management propri del settore idrico, in evidente stato di impasse, anche a costo di rimettere in gioco comportamenti o realtà considerati come acquisiti.
Per chi fosse interessato alle iniziative dell’edizione 2011 della Giornata dell’acqua, sono disponibili varie brochure di presentazione ufficiali. Il grosso della manifestazione si terrà quest’anno a Cape Town in Sud Africa.
LA MANCANZA DI ACQUA UCCIDE PIU' DI UNA GUERRA - "La mancanza dell'acqua uccide di più di una guerra. Oltre un miliardo di persone nel mondo non possono, infatti, contare su un accesso ad una risorsa sicura, al riparo da eventuali contaminazioni. Tra queste 8 su 10 vivono in aree rurali. Entro il 2030 una persona su tre, nel Pianeta, vivrà in zone dove l'acqua scarseggia. E, purtroppo, i cambiamenti climatici modificheranno sensibilmente la qualità e la disponibilità delle risorse idriche e ciò, a sua volta, avrà ripercussioni sulla produzione alimentare, dove proprio l'acqua è un elemento essenziale: si pensi che nel mondo oltre l'80% dei terreni agricoli è irrigato dall'acqua piovana". A sostenerlo in una nota è il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi in occasione del ventesimo World Water Day.
Attualmente, rileva, "il fabbisogno minimo giornaliero di acqua pulita per bere, cucinare e lavarsi è pari a 20-50 litri per persona. Nei Paesi più poveri della Terra ogni persona in media ne può consumare, invece, meno di 10 litri. E ogni anno, purtroppo, 1,4 milioni di bambini, uno ogni 20 secondi, muoiono per malattie causate da acqua contaminata e dall'assenza di misure igieniche adeguate. Solo nell'Africa sub-sahariana più del 40 per cento della popolazione non ha accesso ad acqua pulita. Un dramma infinito al quale bisognerà porre rimedio in tempi celeri".
E i riflessi della mancanza d'acqua, sottolinea ancora Politi, "mettono a rischio lo stesso futuro alimentare nel mondo. D'altra parte, la produzione di cibo dipende essenzialmente dalle risorse idriche disponibili per l'irrigazione". E la questione, rileva il presidente della Cia, "non interessa soltanto i territori dell'Africa: la scarsa disponibilità di acqua è già fonte di problemi anche in molte zone dell'Europa e si prevede che la situazione peggiorerà a seguito dei mutamenti climatici. Le zone dell'Europa soggette a forte stress idrico dovrebbero, infatti, passare dal 19 per cento odierno al 35 per cento nel decennio 2070".
Quindi, per Politi, "inquinamento, cambiamenti climatici, produzione di cibo e di energia sono le sfide da affrontare per sviluppare una politica in grado di garantire l'acqua, un bene prezioso sempre più sfruttato e sotto l'assedio di una popolazione in aumento". E l'agricoltura, se si garantiscono risorse idriche adeguate e se soprattutto si assicura l'accesso all''oro blu', conclude, "può giocare un ruolo decisivo nella lotta alla fame nel mondo. Ed è per questo che rinnoviamo il nostro appello per più agricoltura in grado di dare risposte adeguate all'esigenza di cibo nel Pianeta".
I CONSUMI DI ACQUA POTABILE IN ITALIA - Con 152 metri cubi "prelevati" pro capite nel 2008 e un consumo per abitante di 92,5 metri cubi, l'Italia è uno dei campioni europei nel consumo di acqua a uso potabile. Negli ultimi dieci anni, prelievi e uso sono cresciuti dell'1,2%, soprattutto nelle regioni del Nord (Trentino, Alto Adige e Valle d'Aosta in testa), mentre il consumo cala al Sud con la Puglia che ha il valore più basso d'acqua erogata per abitante. Sono i dati forniti dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua.
Considerando i consumi pro capite nei 27 Paesi dell'Unione europea per il periodo 1996-2007, l'Italia presenta valori superiori alla media europea (92,5 metri cubi pro capite annuo contro 85). In particolare, i consumi medi in Italia sono inferiori rispetto a Spagna (100) e Regno Unito (110), ma superiori a Paesi Bassi (73) e Germania (57).
Sul territorio nazionale la distribuzione è molto eterogenea. Con 107,1 metri cubi per abitante, il nord-ovest si piazza al primo posto per consumi con circa 15 metri cubi in più rispetto al dato nazionale. I valori regionali più alti sono quelli della provincia autonoma di Trento (127,4 metri cubi per abitante) e della Valle d'Aosta (121,9). Il Centro presenta un valore di 96 metri cubi per abitante, con valori regionali compresi tra i 68,5 per abitante dell'Umbria e i 111,3 del Lazio.
Il Mezzogiorno è invece l'area geografica con la minore erogazione d'acqua potabile: il volume annuo per abitante è pari a 80,6 e risente, anche in questo caso, di una forte variabilità regionale, con un valore massimo di 99,2 in Calabria e uno minimo di 63,5 in Puglia.
Dove viene potabilizzata - Rispetto al 1999, è aumentata la quantità di fornitura sottoposta a trattamenti di potabilizzazione: si è passati dal 26,3% al 32,2% con un aumento del 5,9%. Questo tipo di intervento dipende molto dalle caratteristiche idrogeologiche dei territori, delle fonti e dalla presenza o meno di acque sotterranee; le acque superficiali, infatti, devono essere sottoposte a trattamenti di potabilizzazione nella quasi totalità dei casi. Sardegna (89,2%) e Basilicata (80,5) sono le regioni dove viene potabilizzata la quota maggiore di acqua, mentre Lazio (2,9) e Molise (8,9) presentano i livelli più bassi. L'89,4% dell'acqua prelevata a uso potabile - circa 8,1 milioni di metri cubi - viene immesso nelle reti comunali di distribuzione.
Le reti colabrodo - Il problema principale in Italia rimane lo spreco. Secondo il rapporto dell'Istat, nel 2008 il 47% dell'acqua potabile è andata persa per garantire la continuità d'afflusso nelle condutture o per effettive perdite delle condutture stesse. Le maggiori dispersioni di rete, secondo l'Istat, sono in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri d'acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in più. Quelle più basse si riscontrano invece in Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano.
Meno sprechi in casa - A questo 'spreco' generalizzato corrisponde comunque un uso più attento della risorsa acqua fatto dai cittadini. Nel 2009 il consumo pro capite per uso domestico, dato dalla media dei 115 capoluogo di provincia, è stato pari a 68 metri cubi per abitante (186,6 litri al giorno), in calo dello 0,7% rispetto al 2008. In tutti i capoluogo di provincia con una popolazione superiore a 250mila abitanti c'è stata una diminuzione del consumo per uso domestico rispetto all'anno precedente, a eccezione di Milano dove si registra un incremento dell'1,5%. La contrazione dei consumi (secondo l'Istat ininterrotta a partire dal 2001) testimonia una maggiore attenzione all'uso della risorsa idrica su gran parte del territorio nazionale.
Servizi e soddisfazione dell'utenza - Migliora in particolare il giudizio delle famiglie sull'erogazione di acqua potabile. Il 10,8% delle famiglie italiane lamenta irregolarità nell'erogazione dell'acqua nel 2010 contro il 16,2% del 2001. Il problema è dichiarato soprattutto dalle famiglie residenti nel Mezzogiorno (18,7%), in particolare in Calabria (33,4%) e in Sicilia (28,3%).
All'opposto, appena il 5,8% delle famiglie del Nord dichiara irregolarità nell'erogazione dell'acqua, con valori minimi pari all'1,6% nella provincia autonoma di Bolzano e all'1,9% nella provincia autonoma di Trento. Anche la diffidenza nel bere acqua di rubinetto diminuisce ma si manifesta ancora elevata nel Paese: il 32,8% delle famiglie ha al suo interno uno o più componenti che dichiarano di non fidarsi a berla contro il 42% del 2001. Tale fenomeno raggiunge i livelli più elevati in Sicilia (64,2%), Calabria (52%) e Sardegna (49,8%).
IN SICILIA L'ACQUA PIU' CARA - L'acqua è sempre più cara in Sicilia: dal 2008 al 2009 l'incremento tariffario è stato del 7,3%, superiore a quello nazionale (6,7%). Il dato viene fornito in un comunicato stampa dall'Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva, che ha diffuso un'indagine in materia alla vigilia della Giornata Mondiale dell'acqua.
In Sicilia l'acqua per uso domestico, con dati del 2009, costa mediamente 279 euro all'anno, a fronte di una spesa a livello nazionale pari a 270 euro. Solo in cinque regioni costa di più che in Sicilia: Toscana (369 euro), Umbria (339 euro), Emilia (319 euro), Puglia (312 euro) e Marche (312 euro). Sugli aumenti pesa in particolare Palermo (+34%) e Ragusa (+20,9%). Una delle città dove in assoluto l'acqua costa di più in Italia inoltre è siciliana: con una spesa di 419 euro l'anno, Agrigento è preceduta solo dalle toscane Firenze, Pistoia e Prato, dove il servizio arriva a costare 421 euro all'anno. A Siracusa costa 213 euro in meno che ad Agrigento, a Catania 232 euro in meno. I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua (in linea con quanto calcolato dal Comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche), e sono comprensivi di Iva al 10%, secondo quanto specifica Cittadinanzattiva.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Lasiciliaweb.it]