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L'acqua (per ora) c'è

Il rischio di rimanere a secco nel Palermitano per ora è stato scongiurato

17 febbraio 2014

Niente rubinetti a secco! I 52 comuni del Palermitano possono tirare, almeno per il momento, un sospiro di sollievo. Il merito è dell’accordo raggiunto sul futuro, o meglio, sulla successione di Acque potabili siciliane, la società ormai fallita che gestiva il servizio idrico di buona parte della provincia. Società in crisi da tre anni e che ha chiuso i battenti, ma sulla cui eredità (e sul futuro di 206 lavoratori e del servizio per 450mila abitanti) si dibatte da mesi, con il rischio paventato le scorse settimane di una interruzione di pubblico servizio.

Da un paio di giorni, migliaia di rubinetti sarebbero potuti restare praticamente all’asciutto, senza che nessuno potesse intervenire: un pericolo tanto concreto da spingere la Regione a correre ai ripari. Il servizio è stato affidato, temporaneamente, all’Ato idrico Palermo 1 che ha presentato una richiesta di affitto del ramo d’azienda con cui si è assicurata mezzi e lavoratori, il tutto grazie a mezzo milione di euro messo sul piatto dalla Regione per gestire la fase di start up. Se è vero infatti che l’Ato incasserà, è anche vero che lo farà solo in un secondo momento pur dovendo affrontare da subito le spese. E proprio la somma di denaro è stata in bilico fino all’ultimo, tanto da spingere i 52 primi cittadini a minacciare azioni eclatanti.

La soluzione è comunque temporanea, visto che fra massimo quattro mesi il tribunale dovrà stabilire a chi affidare il servizio. Ad oggi sono arrivate cinque offerte, che andranno valutate dai giudici: Amap di Palermo, Caltacqua di Caltanissetta, Onda Energia di Siracusa, Consorzio Simegas di Cefalù e Euromec di Brescia.
L’azienda che vincerà potrà gestire un servizio talmente esteso da essere a misura di "area metropolitana" ed è per questo che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci aveva messo sopra gli occhi, forte anche di un accordo siglato a fine dicembre con la Regione che garantiva una preferenza per il pubblico. Ma poi le carte in tavola sono cambiate, tanto da aprire anche ai privati ed ecco scattare la corsa per un servizio comunque remunerativo e dalle entrate certe. Toccherà poi all’Assemblea regionale siciliana rimettere mano a un comparto in crisi e decidere se le reti dovranno tornare ai comuni, se si dovrà aprire ai privati oppure organizzare diversamente l’intervento pubblico. Palazzo d’Orleans, però, ancor prima dovrà rimpinguare con la mini Finanziaria il capitolo finalizzato alla sopravvivenza di quel che resta di Aps. [Fonte: Corriere del Mezzogiorno]

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17 febbraio 2014
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