L'acqua per pochi
Il governo pone l'ennesima fiducia: blindato il 'decreto Ronchi' sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali
Via libera alla privatizzazione dell'acqua. Quella posta ieri dal governo Berlusconi sul decreto legge cosiddetto 'salva infrazioni' per l'attuazione di obblighi comunitari, contenente anche la contestata norma sulla riforma dei servizi pubblici compresa la liberalizzazione dell'acqua, è la fiducia numero 26 per l'esecutivo dall'inizio della legislatura.
Fiducia che ha scatenato l'ennesima bagarre con l'opposizione, alla quale le motivazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ("scelta per velocizzare i tempi") non bastano. Anche perché di tempo per l'esame della Camera ce n'era: il decreto, che l'esecutivo considera blindato, scade fra una settimana.
Anche la Lega non ha nascosto la sua insoddisfazione per le norme sull'acqua previste dal decreto Ronchi. Secondo il vicecapogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni, "la fiducia impedisce di migliorare ulteriormente il testo. Presenteremo dunque - ha annunciato il leghista - un ordine del giorno e lavoreremo con il governo per renderlo più aderente alle aspettative degli amministratori locali del Nord". "Il testo che è arrivato dal Senato è migliorativo rispetto a quello originario, però la Lega sull'articolo 15 (quello sui servizi pubblici locali, ndr.) avrebbe voluto migliorarlo per farlo corrispondere con la sua posizione storica a favore dell'acqua pubblica" ha aggiunto Reguzzoni.
Dunque, tema del contendere è il cosidetto 'decreto Ronchi' che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera stringente dall'ente locale affidatario. La nuova disciplina prevede inoltre, quale ulteriore modalità ordinaria di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, l'affidamento a società "miste", purché il socio privato venga selezionato attraverso gare cosiddette "a doppio oggetto" (sulla persona e sull'attività), con l'ulteriore condizione che il socio partecipi con non meno del 40%. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano.
La liberalizzazione, inoltre, riguarda tutti i servizi pubblici locali, escluso il gas, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farmacie comunali. Prevedendo tempi 'più' dilatati per quanto riguarda i rifiuti.
Le opposizioni, in generale, hanno parlato di "Parlamentano umiliato". "Si sarebbe arrivati subito ad un voto unanime su questo provvedimento se il governo avesse stralciato dal decreto l'articolo sui servizi pubblici locali che non ha il coraggio di discutere né di spiegare alla gente" ha detto a Montecitorio Marina Sereni del Pd. "Pochi grandi gruppi faranno affari d'oro a discapito dei cittadini che subiranno l'aumento delle tariffe dell'acqua", ha poi denunciato Marina Sereni. "Sconcerto, rammarico e arrabbiatura - dice Sereni - perché il ministro Vito, riproponendo come una pratica burocratica l'ennesimo voto di fiducia, mostra disprezzo e scarsa stima verso il Parlamento e i deputati, anche quelli della maggioranza".
Durissimo anche il dipietrista Massimo Donadi: "Siete una maggioranza appecoronata felice di non lavorare per un giorno". E Michele Vietti dell'Udc ha ribadito che l'aspetto "tempo", denunciato dal ministro Vito come alla base della fiducia a Montecitorio sul decreto, è causato dal fatto che il testo sia stato per troppo all'esame del Senato.
"Di fronte agli attacchi contro l'ambiente e contro il patrimonio di tutti è necessaria una forte mobilitazione popolare - ha dichiarato il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli -. Come Verdi inizieremo una raccolta di firme per i referendum per dire NO all'acqua privata e Sì a quella come bene comune e per dire No al nucleare e Sì al solare".
Il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, ha annunciato ''lotta parlamentare'' e ''referendum contro ogni tentativo di privatizzazione'' perché "l'acqua è più che un bene, un diritto, perché non ha alternative".
Rifondazione comunista, da parte sua, si impegna a far diventare il tentativo di privatizzazione dell'acqua pubblica, ha detto il segretario del Prc Paolo Ferrero, "uno dei temi forti della manifestazione del prossimo 5 dicembre, il no Berlusconi Day".
"Trattare il tema dell'acqua così come si sta facendo in questi giorni in Parlamento è francamente irresponsabile", denunciano Adusbef e Federconsumatori che si dicono "pregiudizialmente contrari ad affidare una risorsa fondamentale come l'acqua, considerato un bene dell'umanità, in mano a privati". Anche Cittadinanzattiva, in una lettera al ministro per gli Affari regionali e ai rappresentanti della Camera, chiede che l'art. 15 del decreto legge 135/2009 sugli obblighi comunitari, che "di fatto spiana completamente la strada alla privatizzazione dell'acqua", venga respinto.
Il voto di fiducia ci sarà oggi alle ore 15, mentre quello finale è previsto per le ore 13 di domani, giovedì 19 novembre, dopo le dichiarazioni di voto in diretta tv.
Le Regioni nel risiko della privatizzazione - Il decreto Ronchi che contiene tra le altre cose la norma sulla liberalizzazione dell'acqua, chiama in causa anche regioni ed enti locali, per il ruolo che svolgono nella gestione dei servizi idrici. L'articolo 15 del decreto Ronchi, ormai alle battute finali alla Camera, cambia le regole del gioco per le società che operano nel settore, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Una novità che da una parte fa gola a molte utility, interessate ad allargare il proprio business nel settore del cosiddetto oro blu, dall'altra pone interrogativi agli enti pubblici che detengono quote nelle società.
Le reazioni politiche non sono mancate. Ma la situazione appare tutt'altro che uniforme. Chi nelle ultime settimane si è fatto portavoce di una battaglia contro la legge è stato Nichi Vendola. Il governatore della Puglia, infatti, ha già annunciato che ricorrerà alla Corte Costituzionale impugnando il provvedimento. Nel contempo i tecnici regionali appronteranno un testo che punta a trasformare la società Acquedotto pugliese da Spa a società di diritto pubblico. "La Puglia - ha fatto notare però Renato Drusiani, direttore dell'area idrico-ambientale di Federutility, l'organizzazione che riunisce le 550 aziende che operano nell'acqua e nell'elettricità - è un caso a sè, in Italia e in Europa". Se in altre realtà regionali, infatti, operano più soggetti e sono diffuse società miste, le quote di Acp sono pressoché al 100% di proprietà della Regione Puglia (un 5% fa capo alla Basilicata). L'applicazione della nuova legge in arrivo, quindi, sconvolgerebbe l'assetto societario. Quanto alla lettura delle ricadute, dipende da che parte le si guarda. Vendola, lo ha detto chiaramente, teme un freno agli investimenti e un aumento delle tariffe.
Situazioni simili a quella pugliese, ma solo in parte, in Calabria e Sicilia, dove è una società regionale a gestire l'acqua. Ma la quota in mano pubblica è molto più bassa e i privati hanno già una compartecipazione. Siciliacque è al 25% delle Regione, al 75% di soci industriali. Sorical, al 53% della Regione e al 47% del colosso francese Veolia. Sulla carta, quindi, l'interesse a osteggiare la legge non c'è. Questo non vuol dire che in molti territori la nuova legge non abbia provocato reazioni politiche a livello locale. Tre giorni fa duemila persone hanno partecipato a Menfi, in provincia di Agrigento, al consiglio comunale «aperto» contro la privatizzazione della gestione idrica. E in Sicilia circa 90 comuni stanno facendo fronte comune contro la legge. In Molise dal Pd e da Molise Acque, azienda speciale della Regione, arrivano appelli ad impugnare il provvedimento di fronte alla Consulta. Il Pd è agguerrito anche in Friuli Venezia Giulia così come i Verdi in Toscana. E pochi giorni fa la giunta comunale di Bolzano ha approvato un documento contro la privatizzazione dell'acqua. In Abruzzo Rifondazione Comunista definisce il nuovo decreto una legge truffa e ha annunciato che presenterà una propria proposta di legge.
Tutte le "fiduce" del governo Berlusconi - Lo scorso fine settembre l'esecutivo aveva posto il voto di fiducia sul decreto correttivo delle misure anticrisi, contenente le norme sullo scudo fiscale. Dall'inizio della legislatura, i voti di fiducia sono stati posti il 25 giugno 2008 sul decreto fiscale contenente le misure sull'abolizione dell'Ici prima casa e per la defiscalizzazione degli straordinari, il 15 luglio sul decreto sicurezza, il 21 luglio e l'1 e il 5 agosto sempre sul decreto manovra (al Senato e alla Camera), il 7 ottobre sul decreto scuola, il 22 ottobre sul decreto Alitalia, il 2 dicembre sul decreto sanità.
Dall'inizio di quest'anno, il voto di fiducia è stato posto il 7 gennaio sul decreto per l'università; il 14 gennaio alla Camera sul decreto anticrisi; il 27 gennaio al Senato sullo stesso provvedimento; due volte sul decreto mille proroghe, l'11 febbraio al Senato e il 19 febbraio alla Camera; il 2 aprile sullo stesso decreto incentivi, con le norme sulle quote latte, a Montecitorio; l'8 aprile sullo stesso provvedimento al Senato; il 13 maggio, quando sul ddl sicurezza si è votato 3 volte; il 10 giugno sul maxi emendamento al ddl sulle intercettazioni. Il 2 luglio sono state poste tre fiducie sul ddl sicurezza al Senato. Sul decreto anticrisi è stata votata la fiducia alla Camera il 24 luglio e al Senato l'1 agosto.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, Corriere.it]