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L'agghiacciante ''normalità del male''

Ogni anno, 150 milioni di bambine, il 14% della popolazione infantile del pianeta, sono vittime di abusi sessuali

14 ottobre 2006

E' abominevole, sconcertante, sconfortante, annichilente. E' qualcosa che meriterebbe un feroce castigo divino, ma purtroppo è la quotidiana ''normalità del male''.
Leggendo i dati sulla violenza esercitata sui bambini nel mondo, diffusi da uno studio commissionato dal segretario generale dell'Onu Kofi Annan, frutto di quattro lavori di ricerche e presentati ieri in contemporanea a New York e a Roma dall'Unicef e dall'Oms, è un senso di profonda vergogna quello che deve attanagliare la coscienza dell'uomo: almeno 54 mila minori uccisi nel 2002; 223 milioni costretti a rapporti sessuali o comunque a contatti fisici forzati; 218 milioni di bambini lavoratori, di cui 126 milioni coinvolti in attività rischiose, 5,7 milioni in lavori forzati o imposti per estinguere un debito, 1,8 milioni nel giro della prostituzione e della pornografia, 1,2 milioni vittime del traffico; tra 100 e 140 milioni di ragazze che hanno subito una mutilazione genitale.
Cifre sconvolgenti, eppure sottostimate.

A rendere ancora più drammatico il fenomeno è la specificazione che ''gran parte dell'abuso sui bambini avviene a porte chiuse ed è commesso da persone di cui dovrebbero fidarsi: genitori, familiari, conoscenti''. Tra l'80 e il 93% dei bambini subisce punizioni fisiche a casa, anche se molti di loro non ne parlano per vergogna e mancanza di fiducia nei sistemi legali.
Finora solo 16 Paesi hanno proibito le punizioni corporali in casa. Da studi realizzati in 21 Paesi, è emerso che il 36% delle donne e il 29% degli uomini hanno riferito di essere stati abusati sessualmente durante l'infanzia. Ogni anno, poi, 275 milioni di bambini nel mondo assistono a episodi di violenza domestica.
La casa può essere anche un posto pericoloso per le 82 milioni di bambine circa che si sposano prima di compiere i 18 anni e che possono subire violenze da parte dei loro partner.
Infine: in 106 Paesi sono ancora permesse le punizioni fisiche nelle scuole. La violenza sui minori è, insomma, largamente accettata nel mondo come qualcosa di normale e spesso socialmente approvata, quando non addirittura legale.
Le violenze perpetrate dagli insegnanti e dal personale scolastico includono la violenza fisica, punizioni umilianti, violenze sessuali, bullismo. Punizioni corporali come picchiare o fustigare i bambini sono pratiche comuni nelle scuole di molti paesi: sebbene le punizioni corporali nelle scuole siano state messe al bando in 102 paesi, l'impegno a eliminarle non è stato mantenuto in maniera uniforme.
La violenza sessuale e di genere è spesso diretta contro le ragazze a opera di insegnanti e compagni di classe maschi, ma sono anche indirizzate contro lesbiche, omosessuali, bisessuali e transgender. In 16 Paesi in via di sviluppo, una percentuali variabile dal 20 al 60% dei bambini in età scolare afferma di essere stato vittima di atti verbali o fisici di bullismo.

Certamente, se la violenza sessuale è quella di più forte impatto, le altre non sono meno gravi. L'Unicef, nel suo studio che ha monitorato cinque ambienti (la casa, la scuola, l'ambiente di lavoro, gli istituti di accoglienza e le comunità di appartenenza) ha rilevato una esposizione costante dei minori, specie nelle aree più disagiate del pianeta, a una violenza figlia della povertà ''ma anche della cultura patriarcale'', di prevaricazione maschile. Così si scopre, per esempio, che un ''numero variante tra 100 e 140 milioni di donne e ragazze hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale''.
Senza dire che sono 53 mila i bambini assassinati nel solo 2002
(ultimo dato disponibile) a livello mondiale. Il lavoro minorile è un'altra forma di violenza: un fenomeno che nel 2004 ha coinvolto 218 milioni di bambini, di cui 126 milioni in attività lavorative rischiose. Di questi quasi sei milioni risultano vittime dei lavori forzati, spesso imposti loro per l'estinzione di un debito. 1,8 milioni, poi, sono sfruttati nella pornografia e 1,2 milioni risultano vittime del ''traffico di minori'' che prende le vie più disparate: dallo sfruttamento fino all'espianto di organi.

Nel mondo - dice ancora il rapporto - sono 8 milioni i bambini affidati alle cure delle istituzioni, soprattutto se disabili, poveri o con problemi familiari. Questi bambini sono altamente esposti al rischio di subire violenza, soprattutto da parte del personale.
Poi ci sono i minori in carcere: sono circa un milione nel mondo, e sono esposti a rischi di violenza da parte del personale carcerario, delle forze di polizia e dei detenuti adulti. In almeno 77 paesi le punizioni corporali sono legalmente consentite all'interno degli istituti di detenzione.

In almeno 31 paesi è ammesso condannare i bambini a pene corporali: possono essere picchiati, frustati, legati e sottoposti a trattamenti umilianti. Le bambine sono particolarmente esposte al rischio di subire abusi, specialmente se sorvegliate da personale carcerario maschile.

''La protezione dalla violenza è una emergenza'', scrive il professore Paulo Sergio Pinheiro, autore dello sconvolgente rapporto. Per Pinheiro questa situazione non è accettabile e decenni di abusi silenziosi non possono rimanere incontrastati. ''Molta gente, anche bambini, accetta la violenza come parte inevitabile della vita'' spiega l'esperto nello studio, il primo di questo tipo, che registra i vari tipi di violenza sviluppato in diversi ambienti e luoghi della vita dei bambini.
Queste violenze - sottolineano gli autori della ricerca - possono lasciare gravi segni psicologici a lungo termine. ''Esorto gli stati - conclude Pinheiro - a proibire qualunque forma di violenza contro i bambini, in tutte le sue forme, includendo tutte le punizioni corporali, pratiche tradizionali dannose - come la mutilazione femminile genitale, i matrimoni prematuri e obbligati e i cosiddetti delitti d'onore - violenze sessuali e torture e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti''.

 

 

 

 

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14 ottobre 2006
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