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L'Aids sta diventando un'epidemia dimenticata. Aumentano i casi in Italia

21 ottobre 2005

L'AIDS, purtroppo, sembra non far più paura agli italiani, l'attenzione e la guardia verso quella che fu ribattezzata la ''Peste del Secolo'' si stanno abbassando drammaticamente e le conseguenze sono gravi perché l'AIDS sta diventando un'epidemia caduta nell'oblio. Proprio per questo il contagio si allarga sempre più silenziosamente.
Il quadro offerto dagli esperti, che hanno divulgato le ultime cifre aggiornate al primo semestre 2005 sull'AIDS in Italia, è allarmante: sarebbero oltre 120 mila i sieropositivi e si infettano ogni anno 4.000 persone, un italiano ogni due ore, 12 al giorno, un'emergenza paragonabile a quella delle vittime da incidenti stradali, 15 morti al giorno.
Secondo i dati del Centro operativo Aids (Coa) dell'Istituto Superiore di Sanità, diffusi dall'Anlaids, dal 1982, anno della prima diagnosi in Italia, i casi conclamati sono saliti a 55.286, mentre le vittime hanno sinora raggiunto quota 34.532 (62,5% dei casi). Il dato sui decessi è tuttavia sottostimato, anche se più accurato rispetto agli anni passati, a causa della non obbligatorietà della notifica di decesso per Aids.

A spiegarlo sono Gianni Rezza dell'Iss e il presidente dell'Anlaids Fernando Aiuti al XIX Congresso Nazionale dell'Anlaids (a Vibo Valentia), dedicato quest'anno ai giovani. ''Si è repentinamente abbassata la guardia - avverte Aiuti - e dilagano ,comportamenti a rischio perché la gente è convinta che l'Aids è stata sconfitta. Ma sempre più persone scoprono di aver contratto il virus solo quando, sentendosi male, anche a un decennio dall'infezione, vanno dal medico''. Sono ancora troppo poche infatti le persone che fanno il test, tanto che oltre il 60% delle diagnosi avvengono quando la malattia è conclamata e i farmaci sono assai meno efficaci. ''La drammatica conseguenza di ciò - dice Aiuti - è che per un paziente su tre i farmaci antiretrovirali non consentono il recupero delle difese immunitarie. Per queste persone non resta che sperare in nuove terapie, perché il recupero immunologico è assente''.
Dai dati del Coa emerge anche un'inversione di tendenza che riguarda le infezioni da HIV tra gli omosessuali, che tornano a crescere, segnando un +12% rispetto all'anno precedente, e passando dal 16%al 28% delle infezioni.

Nel primo semestre del 2005, sono stati notificati al Coa 789 nuovi casi di Aids. Di questi, 443 sono stati diagnosticati nell'ultimo semestre, gli altri si riferiscono a diagnosi effettuate nei semestri precedenti. In particolare, dei 443 casi diagnosticati in Italia dal primo gennaio al 30 giugno 2005, ben 171 sono stati registrati in Lombardia; 11 nel Lazio; 47 in Emilia Romagna; 22 in Piemonte; 34 in Toscana; 24 in Veneto; 7 in Liguria; 19 in Sicilia; 21 in Puglia; 5 in Campania; 10 in Sardegna; 13 nelle Marche; 4 in Calabria; 10 in Abruzzo; 11 in Umbria; 7 in Friuli Venezia Giulia; 2 nella Provincia Autonoma di Trento; 3 nella Provincia Autonoma di Bolzano; 2 in Basilicata.
Valle d'Aosta e Molise sono le uniche due regioni in cui nel primo semestre 2005 non sono stati registrati casi di Aids.
Dei 55.286 casi di malattia conclamata, registrati dal 1982, il 77,6% (42.904) sono di sesso maschile, l'1,3% (742) sono bambini al di sotto dei tredici anni e il 6,6% (3.629) sono stranieri.
Dall'inizio dell'epidemia al 30 giugno 2005 si sono registrati nel nostro Paese 742 casi pediatrici di Aids, di cui 5 hanno provenienza estera e 17 sono di origine ignota. Nei primi 6 mesi del 2005 non si sono registrati casi pediatrici di Aids. Il Molise e la Valle d'Aosta sono le uniche due regioni in cui non sono mai stati registrati casi pediatrici di Aids.

In Sicilia aumentano i casi a Palermo, Messina e Siracusa. Stazionari invece, i dati di Enna e di Ragusa, mentre scendono a Catania, Trapani, Agrigento e Caltanissetta. ''Si sta abbassando la guardia'', ripete Carmelo Stornello, presidente dell'Anlaids Sicilia. in Sicilia, secondo gli ultimi dati, dal luglio 2004 al giugno 2005, si sono avuti 58 casi: 16 a Palermo, 4 ad Agrigento, 2 a Caltanissetta, 17 a Catania, uno a Enna, 5 a Messina, 3 a Ragusa, 9 a Siracusa, uno a Trapani. In particolare, nei primi sei mesi di quest'anno in Sicilia si sono avuti 19 casi.
Salgono così a 2.350 i casi di Aids in Sicilia dall'inizio dell'epidemia: a Palermo sono stati 956, ad Agrigento 105, a Caltanissetta 111, a Catania 511, a Enna 40, a Messina 225, a Ragusa 62, a Siracusa 165, a Trapani 175. Nella speciale graduatoria, la Sicilia si colloca quest'anno al quattordicesimo posto in Italia con l'1,2 per centomila abitanti, più basso della scorsa rilevazione quando il tasso era stato di 1,3.


Test Aids senza prelievo di sangue. L'esame adesso è per via orale (la Repubblica)
Test per l'Aids all'università, senza prelievi di sangue e siringhe. La West Virginia University di Charleston, negli Stati Uniti, ha deciso di seguire l'esempio di altri atenei (quali la Fairmont State University e il Glenville State College) e rendere disponibile un test per l'Hiv ai suoi studenti. I primi esami sono stati fatti all'inizio del mese e ne hanno usufruito in 20. Il test si fa con un tampone di cotone, da tenere per circa cinque minuti tra la guancia e la gengiva.
Il cotone attira gli anticorpi dai vasi sanguigni della bocca e può essere poi analizzato per individuare l'eventuale presenza del virus.
I risultati arrivano dopo circa due settimane, in modo del tutto confidenziale. ''Ci ha spinti a fornire il servizio - ha riferito il direttore del servizio sanitario per gli studenti dell'università - la necessità di aumentare la prevenzione, la consulenza e l'informazione sull'Aids''. Nello stato della West Virginia il numero di casi di Aids e di trasmissione del virus Hiv è diminuito leggermente dal 2003.
Fornire un test affidabile al 99%, direttamente nelle università, secondo la responsabile sanitaria dello stato è un'arma in più per ottenere risultati di prevenzione ancora migliori. ''E' importante anche perché se uno studente teme di aver contratto il virus, si renderà conto che il servizio sanitario è in grado di dargli delle risposte'', ha sottolineato la responsabile.
La consulenza non si limiterà solo all'Aids, ma comprenderà tutti i comportamenti ritenuti a rischio per la salute. ''Gli studenti troppo speso ritengono di non essere in pericolo, perché sono giovani e in buona salute - dice il direttore del servizio sanitario dell'università - pensano che a loro non possa succedere. Invece l'Aids colpisce tutti, senza distinzione di età, genere, razza o orientamento sessuale''.

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21 ottobre 2005
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