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L'allarme dell'Oms: le nuove epidemie potrebbero colpire con grande velocità più di un miliardo di persone

24 agosto 2007

Cambiano i regni, / le stagioni, i presidenti, le religioni, gli urlettini dei cantanti.../ e intanto passa ignaro /il vero senso della vita...
Così canta Franco Battiato nella sua canzone ''Di passaggio'', e a cambiare sono anche i virus, le malattie, le epidemie che con il passare delle ere si sono trasformate, diventate più o meno forti e resistenti, più o meno pericolose. Secondo l'ultimo Rapporto sulla salute mondiale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità  ''A safer future'' (Un futuro più sicuro), i nuovi virus si stanno diffondendo a velocità crescente, grazie anche ai 2,1 miliardi di passeggeri che viaggiano ogni anno in aereo, ciò significa un rischio sempre crescente che un'altra grande epidemia come quelle dell'Aids, di Ebola o della Sars possano diffondersi in maniera pericolosa. Secondo il documento dell'Oms infatti, le nuove epidemie potrebbero colpire più di un miliardo di persone, pari al 25 per cento della popolazione mondiale.

Le nuove malattie stanno emergendo a un ritmo che non ha ''precedenti nella storia'': almeno una nuova malattia infettiva all'anno a partire dal 1970. Sono 39 finora le malattie che dal '70 si sono sviluppate, e solo negli ultimi cinque anni l'Oms ha isolato e identificato oltre 1.100 eventi sanitari di natura epidemica. Da settembre 2003 a settembre 2006 sono stati 685 gli eventi sensibili per la salute pubblica. Il quadro è reso più allarmante dal fatto che i progressi compiuti nelle terapie farmacologiche risultano compromessi dalla generalizzazione della resistenza agli anti-infettivi. Particolarmente allarmanti, i casi di turbercolosi ultra resistente, ma anche la farmaco-resistenza per le infezioni ospedaliere e quella che comincia ad emergere presso l'Hiv.

''La salute pubblica globale dipende sempre di più dalla cooperazione e dalla disponibilità di tutti i paesi ad agire concretamente per affrontare nuove ed emergenti minacce''. Questo il messaggio lanciato dall'Oms nel rapporto, perché solo una collaborazione internazionale potrà far fronte a minacce quali le malattie di origine alimentare, le conseguenze sanitarie dei conflitti armati, delle catastrofi naturali o del bioterrorismo. Per gli autori del Rapporto, l'azione da condurre a livello internazionale non deve mirare solo ai rischi conosciuti, ma anche quelli che non lo sono, come le malattie ''che potrebbero sopraggiungere a seguito dei cambiamenti ambientali o climatici estremi oppure di un inquinamento o di un incidente industriale e suscettibili di mettere in pericolo milioni di persone in diversi Paesi''.
Un appello a non abbassare la guardia che si conclude con sei raccomandazioni chiave per garantire i più alti livelli di sicurezza per la salute mondiale. Sei mosse per scongiurare i rischi di epidemie future, che vanno dalla piena applicazione delle regole internazionali di salute in tutti i Paesi alla cooperazione globale per sorvegliare, dare l'allarme e rispondere in tempo ad eventuali epidemie. L'Oms chiede la condivisione di conoscenze, tecnologie e materiale, incluso virus e altri campioni da laboratorio. E ancora: responsabilità globale per collegare le infrastrutture di salute pubblica di tutti i Paesi. Ai Governi è rivolto l'appello a una collaborazione intersettoriale e, fra le raccomandazioni, è incluso anche l'invito a incrementare le risorse nazionali e globali dedicate alla formazione, alla sorveglianza, al funzionamento di laboratori e network e alle campagne di prevenzione.

Per l'Oms, ''la battaglia per la sicurezza sanitaria mondiale sarà un fallimento se vaccini, trattamenti, strumenti e prodotti per la diagnosi saranno accessibili solo ai più ricchi''. ''La vulnerabilità è universale'', ha dichiarato la direttrice generale dell'Oms Margaret Chan. La risposta esige ''una solidarietà mondiale''. Se non si prendono contromisure potrebbero esserci devastanti conseguenze per l'economia globale e per la sicurezza mondiale.

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24 agosto 2007
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