L'ambiguo disegno ''autonomista'' di Raffaele Lombardo
''E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che il governatore riesca a fagocitare gli attuali partiti...''
DESTRUTTURARE PER SOPRAVVIVERE
di Agostino Spataro (11 settembre 2009)
Raffaele Lombardo, per far passare il suo ambiguo disegno "autonomista", sta puntando le sue carte sulla destrutturazione dei partiti. Tranne del suo MpA, ovviamente, destinato a divenire il fulcro aggregatore del "Partito del Sud".
Qualche effetto comincia a vedersi, anche se la strada è tutta in salita e la scommessa resta molto ardua, azzardosa.
Mutuando una sura del Corano si potrebbe dire: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che il governatore riesca a fagocitare gli attuali partiti..
Il suo, in realtà, è un espediente un po' obbligato senza il quale il suo governo rischia di non arrivare al capodanno. Lombardo sa che una nuova crisi potrebbe risultare esiziale per la sua presidenza e travolgere anche il suo confuso progetto di "Partito del Sud".
Insomma, una manovra per la sopravvivenza che mira a sconvolgere, a rimescolare il quadro politico e parlamentare uscito dal voto.
In un momento critico, carico d'incognite per la tenuta democratica del Paese, a tutti si richiedono nervi saldi e senso di responsabilità. Soprattutto, in una regione importante come la Sicilia non si può giocare allo sfascio senza dire dove si vuole andare a parare.
A causa di tale andazzo, la già fragile situazione politica isolana continua a sfilacciarsi e a ingarbugliarsi giorno dopo giorno.
I partiti siciliani sono attraversati da divisioni profonde e laceranti. In primo luogo, il PdL dove la rottura, provocata da Micciché, principale partner di Lombardo, è così profonda da apparire insanabile tanto da scatenare ritorsioni pesanti e imprevedibili sulla gestione degli enti locali. Come accade al comune di Palermo.
La manovra lombardiana si è insinuata anche nel PD che, col suo 30 per cento dei seggi all'Ars, può rappresentare, secondo gli esiti congressuali, la sponda privilegiata per garantire, in modo surrettizio, continuità ad una presidenza in affanno che, a poco più di un anno, non dispone di una maggioranza parlamentare certa.
Nel PD la polemica travalica i limiti delle scaramucce precongressuali e lascia intravedere una divisione fra sostenitori, più o meno dichiarati, del Lombardo bis e propugnatori di un accordo, in chiave anti Lombardo, con l'Udc di Cuffaro e settori del PdL.
Stranamente, a nessuno dei dirigenti di questo partito viene in mente che il PD potrebbe ambire, anche in Sicilia, a qualcosa di più, proponendosi come nucleo centrale aggregante di uno schieramento sociale e politico alternativo al centro-destra.
Le mire lombardiane non risparmiano la stessa Udc ovvero il partito gemello democristiano, dove però, ci sembra, si manifesti più in termini d'infiltrazione che di vera e propria trattativa politica. Con i suoi ex commilitoni Lombardo usa il metodo classico del bastone (decuffarizzazione) e della carota di un possibile riavvicinamento.
L'importante è alimentare la tentazione, per molti la voglia irrefrenabile, di un ritorno al governo dal quale gli esponenti dell'Udc non potrebbero restare lontani per troppo tempo.
Come detto, solo il MpA appare saldo e unito. Anzi sembra rafforzarsi a vista d'occhio. Anche grazie alla pioggia di consulenze e incarichi che per un ceto politico irrequieto risultano più convincenti di qualsiasi discorso programmatico.
Anche ampi settori della dirigenza, regionale e non, sembrano attratti da questa pioggia benefica. E' successo anche prima, ma oggi la misura appare davvero esorbitante.
Insomma, comportamenti preoccupanti che riguardano la funzionalità della regione e il futuro dei siciliani i quali hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo e dove si vuole approdare.
Bisognerebbe dire, pubblicamente, come e con quali forze, risorse e programmi, si pensa di governare la regione nei prossimi mesi e anni.
La gente non può continuare ad apprendere, a pezzi e bocconi, le alchimie di una manovra che innesca solo rappresaglie e vendette politiche. Uno contro l'altro, nella stessa maggioranza di centro-destra, mentre la Sicilia si dibatte in una crisi profonda.
Quello in corso a Palermo e in altre province isolane non è certo uno spettacolo edificante. In giro c'è disgusto e preoccupazione per la confusione politica regnante e per le paralizzanti divisioni interne ai partiti.
Molti si chiedono: come si potrà arrivare al 2013 senza una maggioranza definita e con giunte messe su con brandelli di centro-destra e con la partecipazione di "tecnici" scelti sulla base di un ben mirato dosaggio politico?
Interrogativo ineludibile, poco rassicurante al quale Lombardo ancora non ha dato risposta.