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L'America cambia pelle

Il senatore democratico Barack Obama è il 44esimo Presidente degli Stati Uniti d'America

05 novembre 2008

Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Barack Obama è il primo afroamericano diventato presidente americano. Barack Obama è il volto di una nuova America. Barack Obama è il volto dell'America di sempre, quella che arriva per prima al cambiamento e dove tutto è possibile. Barack Obama è...
Adesso tutti aspettimo trepidanti il Barack Obama che sarà. Tutti, proprio tutti. Perché stiamo parlando del presidente degli Stati Uniti, il grande continente che si riconosce col mondo intero, volte o nolente. E quindi tutti, adesso, si aspettano qualcosa da Barack Obama. Si aspetta qualcosa l'Africa, paese d'origine del papà di Barack... Si aspetta qualcosa lo stato delle Hawaii, dove Barack è nato... Si aspetta qualcosa il Medio Oriente, perché Barack è un democratico... Si aspetta qualcosa pure l'Iran, cosa però non si è capito. L'Iraq invece, o meglio, gli iracheni aspettano soltanto che gli americani vadano via dal loro paese, chiunque sia adesso il presidente...

Sulla vittoria di Barack Obama abbiamo poco da aggiungere, e di seguito leggerete quanto si può trovare in qualsiasi quotidiano internazionale. Certo, è facile dirlo oggi, però, che la vittoria sarebbe andata ad Obama lo si sentiva nell'aria da un bel pezzo. Ma non tanto per il colore della sua pelle, né per circostanze o situazioni in qualsiasi modo collegate a questo, ma perché i repubblicani sono stati dentro la Casa Bianca per otto lunghi anni, e i disastri combinati da George W. Bush sono stati riconosciuti da tutti in maniera troppo eclatante. Insomma, pensiamo che gli americani, con o senza Obama, avrebbero scelto comunque questa volta un democratico. Il colore della pelle di Barack Obama è quel "qualcosa in più" che farà scrivere meglio la Storia degli Stati Uniti d'America.

Obama: "Il cambiamento è arrivato in America" - "Il cambiamento è arrivato in America [...] La strada da percorrere sarà lunga. La salita scoscesa. Potremmo non arrivarci in un anno e neanche in un mandato, ma l'America, e non sono mai stato più speranzoso di quanto non lo sia questa sera, ce la farà". "Con questa elezione abbiamo dimostrato di non essere solo un insieme di stati rossi e blu (Obama è riuscito a conquistare Ohio, Florida, Virginia, Iowa, New Messico, Nevada e Colorado, tutti stati che avevano sostenuto George W. Bush nel 2004) [...] Se c'è ancora qualcuno che dubita che l'America sia un posto in cui tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri fondatori sia ancora vivo ai nostri tempi, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, la giornata di oggi è la risposta".

Dall'Arizona, John McCain, ha pronunciato il discorso in cui ha riconosciuto la sconfitta, dopo essersi congratulato al telefono con Obama. "Siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio", ha detto il candidato repubblicano che si è attribuito l'intera responsabilità della sconfitta.
"In una competizione lunga e difficile quale è stata questa campagna - ha dichiarato - il suo successo merita il mio rispetto per le sue capacità e la sua perseveranza. Ma il fatto di essere riuscito a farlo ispirando la speranza di milioni di persone è qualcosa che ammiro profondamente". "Questa è un'elezione storica, ed io riconosco lo speciale significato che riveste per gli afro-americani e per il particolare orgoglio che deve essere il loro questa sera". "Ho sempre creduto che l'America offrisse opportunità a tutti quanti avessero la diligenza e la volontà di coglierle. Anche il senatore Obama pensa lo stesso. Ma entrambi riconosciamo che per quanto abbiamo percorso un lungo cammino partendo dalle vecchie ingiustizie, che un tempo macchiavano la reputazione della nostra nazione e negavano ad alcuni americani la fortuna della piena cittadinanza americana, il loro ricordo ancora ha il potere di ferire. L'America oggi è un mondo lontano dalla crudele e spaventosa bigotteria di quei tempi. Non vi è nessuna prova migliore di questo dell'elezione di un afro-americano alla presidenza degli Stati Uniti".

Quindi l'offerta a Obama di collaborare: "Il senatore Obama ed io abbiamo avuto ed argomentato le nostre divergenze, e lui ha prevalso. Non vi sono dubbi sul fatto che molte di queste differenze rimangano. Questi sono tempi difficili per il nostro paese. E io gli prometto qui questa sera di fare tutto quanto è in mio potere per aiutarlo a guidarci attraverso le molte sfide che abbiamo davanti". "Esorto tutti gli americani che mi hanno sostenuto non solo a congratularsi con lui, ma ad offrire al nostro prossimo presidente la nostra buona volontà ed il più onesto sforzo per trovare i mezzi per unirci e individuare i necessari compromessi per superare le nostre differenze e contribuire a restaurare la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso e lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo migliore e più forte di quello che abbiamo ereditato".

La valanga democratica - Alle 5 in punto (ora italiana) la Cnn rende ufficiale ciò che già da un'ora e mezza era apparso chiaro: Barack Obama ha vinto le elezioni. Il primo presidente di colore, il primo presidente figlio di africano. Quella di Obama è stata una vittoria netta, quasi una vera valanga, pur se in quattro Stati chiave (Indiana, Virginia, Nord Carolina e Florida) è stata battaglia voto a voto. La svolta si è avuta intorno alle 3,30 quando, prima Fox News (tv tradizionalimente vicina ai repubblicani) e poi la Cnn hanno assegnato l'Ohio e i suoi pesanti 20 voti elettorali al candidato democratico. L'Ohio era stato decisivo nel 2004 per il successo di George W. Bush. Subito dopo sono arrivate le assegnazioni di Iowa e New Mexico. A questo punto McCain avrebbe dovuto aggiudicarsi gli Stati della costa ovest, ma tutti i sondaggi della vigilia lo davano perdente. Il successo di Obama in Virginia è stata la mazzata finale alle ambizioni repubblicane e quando hanno chiuso gli Stati sulla costa del Pacifico, è stato solo una questione di conta matematica: Obama ha superato di slancio la soglia magica di 270 voti elettorali, che gli spalanca la strada verso Washington e la Casa Bianca. Alla fine Barack si è aggiudicato anche Florida, Colorado, Nord Carolina e Indiana degli Stati una volta feudi repubblicani, rendendo più netto il successo. McCain si è tolto una piccola soddisfazione aggiudicandosi il suo Stato dell'Arizona.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

- "Kenya, inizia la grande festa" di Daniele Mastrogiacomo

- "Caro Obama..." una lettera di Nelson Mandela

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05 novembre 2008
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