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L'amore per una donna... sopra ogni cosa. A Palermo ''Uccelli di Rovo'' al quartiere Zen

Don Massimiliano Cerilli ha lasciato la tonaca per l'amore di una sua giovane parrochiana

23 luglio 2005

L'amore per una donna è stato più forte di quello per la Chiesa: così un sacerdote di 34 anni, Massimiliano Cerilli, che insieme a due confratelli, aveva scelto di guidare la parrocchia di uno dei quartieri più difficili di Palermo, lo Zen, ha abbandonato la tonaca ed ha chiesto ai superiori la dispensa dal ministero. Nel rione alla periferia di Palermo ormai si parla solo della fuga del parroco con una giovane ventiseienne del quartiere.

La comunità si è divisa in due: fedeli comprensivi che pensano ''meglio un buon marito che un cattivo sacerdote'', da un lato; parrocchiani delusi dall'altro. Anche la Chiesa ha mostrato più facce: quella comprensiva di padre Ruben Andres Malconado, che ha portato avanti la parrocchia insieme a don Massimiliano ed a suo fratello Tonino. ''Non facciamo legna dell'albero caduto - dice - Massimiliano era sereno, ha fatto la sua scelta''.
Quella imbarazzata del vescovo ausiliare Salvatore Di Cristina, ora responsabile della parrocchia. Secondo il prelato ''lo Zen è un quartiere con molti problemi e una cosa del genere non ci voleva''.
E infine quella cauta, ma fiduciosa, di padre Domenico Gallizzi, il predecessore di Don Massimiliano, divenuto ormai un'istituzione per tutto il quartiere.
Per quasi trent'anni è stato lui a combattere le lotte per la riqualificazione del rione, a guidare la marcia verso il Palazzo di Città alla testa di un esercito di diseredati che chiedevano fogne ed illuminazione. Della vicenda personale del giovane parroco, però, padre Gallizzi non vuol parlare. ''Si allontaneranno dalla Chiesa coloro che guardano soltanto agli uomini, chi cerca altro non si farà condizionare'', dice a chi gli chiede quali effetti avrà sulla gente la scelta del suo successore. ''Certo - aggiunge - episodi simili non hanno mai riflessi positivi ma il bene seminato in tanti anni è più forte di tutto''.

Della love story ''proibita'' si ignorano i particolari, ma tutti sanno che i due le hanno provate tutte pur di non farsi travolgere dalla passione: lei ha lasciato Palermo e ha provato a farsi suora. Ma a vincere è stato il sentimento. Una vicenda che ricorda un'altra clamorosa fuga d'amore: quella di Don Gregorio Porcaro, già vice di Don Pino Puglisi, il prete di Brancaccio assassinato dalla mafia, poi nominato parroco dell'Acquasanta, un altro quartiere ''a rischio'' di Palermo. Anche lui lasciò l'abito talare per una vecchia amica che ha poi sposato e dalla quale ha avuto due figli.
''La rabbia, la delusione dei parrocchiani sono sensazioni normali, naturali, quasi inevitabili. Ti considerano un punto di riferimento, in certi quartieri ancor più che in altri, e poi ti vedono interrompere un percorso che li ha coinvolti e si sentono traditi. Direi che la reazione della gente è tanto più forte quanto più stretti sono stati i rapporti che sei riuscito a creare con le persone'', ha detto Porcaro commentando la storia di don Massimiliano. ''Gli sono molto vicino - ha aggiunto -. So che è stato un ottimo sacerdote. Quella che sta vivendo è un'esperienza dura e spero che la Chiesa, a differenza di quanto è accaduto a me, non lo lasci solo facendolo restare nella comunità e dandogli, ad esempio, la possibilità di insegnare religione nelle scuole''.
Il vero problema, secondo l'ex sacerdote, è il celibato dei preti: ''la Chiesa - ha spiegato - considera immorale tutto ciò che é contro natura. Ora cosa c'è di più innaturale di impedire ad un uomo di amare una donna?''. ''Mi rendo conto - ha concluso l'ex prete - che non ci sono ancora le condizioni per affrontare seriamente simili argomenti ma è l'allontanamento forzato dalla comunità del sacerdote che lascia il vero strappo nella gente''.

Fonte: ANSA

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23 luglio 2005
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