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L'Anm bacchetta Ingroia

Il presidente Sabelli: "Basta condotte politiche". La replica: "Rivendico il diritto all'analisi"

11 settembre 2012

Ha fatto un'affermazione "politica" il pm di Palermo Antonio Ingroia invitando i cittadini a cambiare la classe dirigente; e così si è esposto al rischio di "appannare" la sua immagine di imparzialità. E ha sbagliato un'altra volta, insieme al collega Nino Di Matteo, nel rimanere in silenzio di fronte alle critiche pesanti rivolte da Marco Travaglio al capo dello Stato e a qualche "vergogna" pronunciato dalla platea.
La bacchettata al pm simbolo dell'indagine sulla trattativa tra Stato e mafia - che a stretto giro replicherà rivendicando la sua analisi "storica e sociologica" del fenomeno mafioso - arriva dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, e si fonda sui resoconti dei giornali, che hanno riferito anche del tifo da stadio ricevuto dai due pm alla festa de Il Fatto Quotidiano.

"Tutti i magistrati, e soprattutto quelli che svolgono indagini delicatissime - dice all'Ansa - devono astenersi da comportamenti che possono offuscare la loro immagine di imparzialità, cioè da comportamenti politici". E con il suo invito a cambiare la classe dirigente del Paese, "Ingroia, si è spinto a fare un'affermazione che ha oggettivamente un contenuto politico, prestandosi a equivoci che rischiano di appannare l'immagine di imparzialità".
"Soprattutto i magistrati titolari di inchieste che si prestano a strumentalizzazioni devono stare molto attenti - insiste il leader del sindacato delle toghe - a evitare sovraesposizioni e a non mostrarsi sensibili al consenso della piazza". Perchè il consenso "è fondamento della politica e invece la legittimazione della magistratura si fonda sulla fiducia. E un magistrato è credibile in quanto è riconosciuto indipendente, imparziale e professionale".

Ma non è tutto. È stato anche un errore assistere in silenzio alla "manifestazione plateale di dissenso nei confronti del capo dello Stato": "in una situazione così un magistrato deve dissociarsi e allontanarsi".
Nessuna intenzione, comunque, da parte di Sabelli, di mettere in discussione il diritto dei magistrati di partecipare a manifestazioni pubbliche. Tuttavia la manifestazione organizzata dal Fatto per consegnare ai pm di Palermo, titolari dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, le firme di solidarietà raccolte dal quotidiano - dice il presidente dell'Anm - "aveva oggettivamente un carattere politico, collegato alle indagini di cui i pm di Palermo sono titolari". È questo che "crea il problema, ma non è assolutamente in discussione la generica partecipazione dei magistrati al dibattito politico".
Sabelli contesta anche che ci sia stato, come lamentato da Nino Di Matteo, un "silenzio assordante" dell'Anm di fronte agli attacchi ricevuti dalla procura di Palermo, soprattutto per la vicenda delle intercettazioni del capo dello Stato: "L'Anm tutta, la giunta e io ripetutamente abbiamo manifestato solidarietà; una solidarietà che riguarda l'esercizio delle funzioni giudiziarie ed è a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza; non capisco come si possa parlare di mancato sostegno".

Da Ingroia, che viene difeso dall'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili (le sue affermazioni non sono una "bestemmia"), non arriva nessun passo indietro: "Rivendico la mia analisi storica e sociologica del fenomeno mafioso", ha detto. "Né io né i colleghi Antonino Di Matteo e Giancarlo Caselli abbiamo espresso critiche nei confronti del Capo dello Stato. Secondo me sono polemiche fuori luogo. Come in ogni dibattimento ciascuno è responsabile delle proprie opinioni, ma noi siamo rimasti impassibili. Ho sempre sottolineato ed espresso apprezzamento per le istituzioni e non ho mai espresso critiche nei confronti del Capo dello Stato".
"Nessun comportamento politico, da parte mia c'è stata solo una analisi e una riflessione sull'attuale ceto politico - ha aggiunto Ingroia - Sabelli non conosce il contenuto del mio intervento, evidentemente ha letto solo alcune dichiarazioni ritagliate sulla base di alcune frasi estrapolate da un contesto più ampio. Il mio non era affatto un discorso politico, ma parlavo del ceto politico e della politica antimafia che in Italia è stata finora di contenimento e non di annientamento del fenomeno mafioso". "Ho detto anche - ha aggiunto ancora Ingroia facendo riferimento al suo intervento alla festa de Il Fatto Quotidiano - che noi con la mafia saremmo costretti a convivere finché non si recide il legame tra la classe dirigente e Cosa nostra ecco perché ho parlato di un nuovo modo di fare politica. Ho fatto, insomma, una analisi sociologica. E certamente ne capisco di questi argomenti. La mia è stata una riflessione ad ampio respiro che parlava dei difetti della politica nella lotta alla mafia in Italia. Se qualcuno ritiene che questo è fare politica lo dica pure, ma non lo è. E' invece fare una analisi accurata. Perché io ho fatto una riflessione sul rapporto tra il potere mafioso e la politica e del comportamento della classe dirigente".

Per il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri "è davvero stupefacente e commovente la rapidità con cui il presidente dell'Anm Sabelli ha censurato le esternazioni politiche di Ingroia". "Sabelli ne ha contestato l'impropria esortazione a cambiar classe dirigente - ha aggiunto -. Probabilmente nei mesi e negli anni precedenti il dottor Sabelli è stato lontano dal nostro Paese o ha ignorato i comportamenti e le affermazioni di Ingroia, che da tempo si è rivelato militante politico di parte provvisoriamente impegnato in una doppia attività di magistrato e di ideologo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Intervista ad Antonio Ingroia di Liana Milella (Repubblica.it)

- "Serve un'altra classe politica" (Guidasicilia.it, 10/09/12)

 

 

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11 settembre 2012
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