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L'anno dei "tecnici": dallo spread alle riforme fatte e da fare

02 gennaio 2013

Sul sito di Palazzo Chigi, da ieri appare un documento dal titolo "Analisi di un anno di governo" utile a raccontare l'azione dell'esecutivo guidato da Mario Monti ma pure a segnalare le questioni aperte. Si articola in otto punti, dal problema spread a quello del miglioramento dell'economia. E propone nell'immediato l'urgente obiettivo "di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale, iniziando dalle aliquote più basse per dare respiro alle fasce più deboli". Misura, sostiene Palazzo Chigi, che si può raggiungere portando a compimento la delega fiscale la cui non approvazione "lascia una lacuna da colmare al più presto".

La nota inizia con l'esame dei dati economici italiani prima che Monti assumesse l'incarico di premier, segnalando il dato del differenziale del tasso di interesse dei titoli di Stato italiani con i bund tedeschi: "In questo anno tutti gli italiani hanno preso confidenza con una parola - spread - che prima ignoravano perché appartenente più al mondo dei mercati finanziari che alla vita comune. La scelta è tra spendere ogni anno un montante astronomico di circa 5% del Pil, circa 75 miliardi di euro, in tassi di interesse, oppure usare queste risorse per migliorare il nostro sistema educativo o a finanziare la ricerca e innovazione. Più l'Italia paga per finanziare il debito pubblico o rifinanziare l'indebitamento esistente e più questo colpisce negativamente anche l'erogazione del credito all'economia".

Spending review. Si legge nella nota: "Non bisogna fare passi indietro e soprattutto non bisogna cedere alle sirene delle lobby e di chi non vuole rinunciare ai propri privilegi. L'azione è appena iniziata: non è ragionevole un cambiamento epocale in un tempo così ristretto". Quindi, occorrono nuovi risparmi e nuovi tagli.
Il documento affronta successivamente il tema dei servizi: "Un settore in cui sui avverte la necessità di aprire alla concorrenza sono i servizi pubblici locali gestiti in gran parte in modo diretto con un risultato di un servizio spesso scadente che pagano i cittadini e le stesse amministrazioni". Il governo sottolinea che occorrerebbe ad esempio intervenire con una liberalizzazione dei punti vendita dei carburanti. Si ricorda che "per il settore della distribuzione dei carburanti la proposta del governo, che prevedeva la possibilità di aggregazioni dei gestori degli impianti di distribuzione, è stata cancellata durante la conversione in Parlamento". "Prendendo atto dell'esito del referendum - prosegue il documento affrontando il nodo delle liberalizzazioni - occorre investire ancora, e molto, nel comparto delle risorse idriche e nei settori in cui ci sono maggiori spazi di apertura alla concorrenza: i trasporti pubblici e i rifiuti".

Banche e assicurazioni. "Anche qui - si legge nella nota - sono i cittadini i primi a pagare le conseguenze della mancata attuazione delle riforme. Nel settore bancario bisogna pensare alla separazione tra BancoPosta da Poste Italiane per sottrarci alle preoccupazioni concorrenziali che riguardano l'abbinamento effettuato dagli intermediari finanziari delle polizze assicurative ai contratti di finanziamento". Il governo segnala cosa andrebbe ancora fatto nell'immediato: "Nel settore assicurativo il governo è a buon punto. Ma la disciplina delle clausole anticoncorrenziali nella responsabilità civile auto deve essere integrata e completata. Dobbiamo impedire che si instaurino rapporti di esclusiva tra compagnie e agenti e rimuovere gli ostacoli alla collaborazione tra gli intermediari che appartengono a differenti reti distributive".

L'esecutivo sottolinea i buoni risultati raggiunti in economia: "La stabilizzazione dei conti pubblici e il calo dei tassi di interesse riduce fortemente il rischio di ulteriori manovre nel futuro. A poco più di un anno dal momento più drammatico della crisi, si può dire che le prospettive per il futuro sono migliorate in modo significativo". Il governo afferma con soddisfazione: "Oggi la situazione è diversa, il clima che si respira intorno all'Italia è diverso".

Il documento non dimentica il ruolo svolto nell'ultimo anno dall'Italia nel contesto dell'Unione europea: "Il governo si è sforzato di ancorare saldamente l'agenda delle riforme interne agli obiettivi europei, e al tempo stesso di essere un protagonista autorevole, responsabile e attivo nel disegnare e orientare il percorso dell'integrazione europea in una fase delicata come quella attuale. Nel volgere di mesi sono maturate decisioni che in circostanze diverse avrebbero richiesto anni, o che mai sarebbero state proposte. Come paese fondatore e come grande protagonista storico del processo di costruzione della 'casa europea', l'Italia può e deve contribuire attivamente alla scrittura di queste pagine, ora più che mai".

Sull'evasione fiscale si annota: "Bisogna realizzare un nuovo patto tra fisco e contribuenti, solo così l'evasione potrà essere davvero debellata. I risultati sono confortanti: oltre 32 miliardi di maggiori entrate tributarie (erariali e non erariali) sono stati assicurati all'erario nel triennio 2009-2011 e ulteriori 13 miliardi si prevede saranno incassati nel 2012 nonostante il calo dell'attività economica. Siamo solamente all'inizio del percorso".

Il documento ricorda puntigliosamente le proposte governative sui "costi della politica": "In questi mesi il governo ha spinto molto anche sulla necessità di un ritorno all'etica della politica. Rispondendo alle richieste degli amministratori locali e soprattutto dei cittadini abbiamo affrontato il tema dei costi della politica, attraverso un decreto legge sulla trasparenza e la riduzione dei costi degli apparati politici regionali".
Altre riflessioni di fine mandato dell'esecutivo riguardano le politiche messe in campo per scuola, ricerca e Mezzogiorno. [ASCA]

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02 gennaio 2013
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