L'anno nuovo della Sicilia. L'analisi politica siciliana dell'anno appena concluso di Agostino Spataro
SICILIA, IL FUTURO RUBATO
di Agostino Spataro
Per un po' ce ne ricorderemo di questo 2006 che se n'è andato verso l'ignoto cimitero del tempo. Soprattutto, noi siciliani che lo abbiamo vissuto con una certa angoscia, fra speranze e inquietudini.
La situazione dell'isola, infatti, permane difficile, mentre il presidente della regione, alle prese con l'emergenza finanziaria, annuncia la vendita degli immobili regionali e l'introduzione di nuove imposte, soprattutto a carico di chi già paga le tasse.
Annunci, quelli di Cuffaro, che piombano in uno scenario politico complesso e carico d'incognite...
Di questo passo, vivere in Sicilia diventerà un lusso per nababbi e per evasori fiscali. A differenza dei cittadini di altre regioni, il siciliano guadagna di meno, ma è costretto a pagare ticket sanitari, a cui si aggiungerà un'addizionale Irpef fino all'1,50%.
Ma quanto dovrà costare questa sanità nostrana mediamente al di sotto degli standard nazionali?
Gli ultimi casi di malasanità ne sono un'allarmante conferma. Nemmeno le imprese verranno risparmiate: oltre all'Irap, arriveranno le ''tasse ambientali''.
Alcuni di questi balzelli sono frutto di automatismi introdotti dalle finanziarie volute dal governo Berlusconi, eppure la guerra si vuol fare contro Prodi.
In realtà, la guerra è contro le imprese e i cittadini siciliani e serve per alimentare il pozzo senza fondo di una spesa regionale clientelare e improduttiva.
Ma si vuole, forse, che le poche imprese operanti nell'Isola, gli stessi cittadini, vadano a stabilirsi fuori dell'Isola dove, con meno tasse, si hanno più servizi?
Una prospettiva inaccettabile, anche per questa opposizione un tantino impacciata, costretta a rincorrere le proposte di ''risanamento'' avanzate da Forza Italia, il principale partito della maggioranza che voterà la finanziaria di Cuffaro solo a condizione che si riducano a 9 degli Ato rifiuti e dello scioglimento dell'Esa e di altri costosi carrozzoni clientelari.
Questo ed altro contribuisce a deprimere lo spirito pubblico dei siciliani e a deformare ulteriormente l'immagine della Sicilia. Problema serio che non va banalizzato con infauste scimmiottature della realtà. Non serve dare l'ostracismo a Santoro o a Travaglio, quando nel mondo si continua ad identificare la Sicilia con la mafia. Certo, in gran parte, a torto ma qualche ragione ci deve pur essere se nei giorni scorsi l'on. Carlos Larrain, presidente di ''Renovacion Nacional'', partito di centro destra cileno, in un intervista a ''El Mercurio'' (del 27/12/06) il più diffuso quotidiano del paese andino, ha qualificato come ''stalinista'' e ''siciliana'' l'espulsione di un deputato dal partito governativo Ppd.
Insomma, un importante dirigente politico di un paese così lontano trova appropriato l'uso dell'aggettivo siciliano per definire, in termini massimamente spregiativi, un atto politico di un partito avversario. C'è da indignarsi, ma anche da riflettere per risalire alle cause che determinano questa triste nomea e soprattutto decidersi a cambiare registro e modo di governare alla regione e negli enti locali.
Sul versante politico, dunque, il 2006 è stato un anno politicamente pesante che ha visto lo svolgimento di due importanti consultazioni elettorali, politiche e regionali.
Poteva essere l'anno del cambiamento, ma così non è stato. Nonostante qualche progresso del centrosinistra, gli assetti di potere e di governo alla regione sono rimasti sostanzialmente inalterati.
Ma se il centro-sinistra non ride, certo la CdL non può far salti di gioia. Il 2006 si chiude, infatti, con un centro-destra diviso sulle prospettive politiche (l'uscita dell'UDC dalla CdL) e su qualificanti scelte che il governo Cuffaro è chiamato ad assumere con la finanziaria regionale.
Stanno venendo al pettine tutti i nodi irrisolti o rinviati. Il mancato ricambio politico e di governo sta producendo una condizione insostenibile. Ormai è notorio che alla Regione i conti non tornano e il consenso traballa.
Perciò, aumenta di giorno in giorno il nervosismo nella leadership del centro-destra che teme la disarticolazione della maggioranza.
Cuffaro percepisce chiaramente il gran disagio che gli cresce intorno e pensa di cavarsela deviandolo contro il governo Prodi, alimentando un conflitto pretestuoso e avventuroso che non lascia presagire nulla di buono. Perciò, appare utile che il centro sinistra, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, si decida ad avviare un dibattito, franco e senza veli, per recepire la lezione dei fatti e a darsi una strategia credibile di lotta per l'alternativa, all'Ars e nella società.
Questo, oggi, è più possibile visto che ci sono stati un certo ricambio nei gruppi parlamentari, con uscite di personaggi quantomeno ingombranti e utili avvicendamenti ai vertici dei gruppi e dei partiti ed è stato creato un coordinamento delle forze dell'opposizione affidato a Rita Borsellino.
Nessuno vuole guastare la festa a chicchessia, ma i recenti dati dell'Istat sono davvero impietosi per i siciliani. Passata la festa è doveroso riflettere su quello che c'è da fare.
Da fare c'è molto, ma la cosa che più preme è il recupero dell'idea di futuro ossia di una prospettiva sociale ed economica propulsiva, programmata e organizzata all'insegna della competitività e della legalità, che dia speranza ai giovani e alle forze sane che ancora resistono e riesca ad attirare flussi di investimenti italiani e stranieri.
Questo futuro ci è stato rubato. Spetta alla nuova classe dirigente, siciliana e nazionale, restituircelo. Il resto verrà dopo. Auguri Sicilia.