Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

L'anonimo "Corvo 2"

La trattativa Stato-mafia e il processo all'ex ministro Dc Calogero Mannino

10 maggio 2014

La Procura di Palermo ha chiesto l'acquisizione di nuovi atti al processo, che si svolge col rito abbreviato, all'ex ministro Dc Calogero Mannino, accusato di minaccia a corpo politico dello Stato. Il procedimento è una tranche derivata dallo stralcio del processo sulla trattativa Stato-mafia. I pm hanno chiesto al gup Marina Petruzzella di fare entrare tra gli atti l'anonimo denominato "Corvo 2", in cui si parla di un presunto incontro fra Mannino e il boss Totò Riina, alcuni lanci dell'Ansa su rivendicazioni di attentati da parte della Falange Armata e le relazioni di servizio fatte dagli agenti penitenziari del carcere milanese di Opera dopo alcune esternazioni di Riina.

Secondo la procura, Cosa nostra scelse, in una fase, di utilizzare la sigla Falange Armata per rivendicare la paternità di alcuni attentati. Quanto alle relazioni di servizio sulle dichiarazioni di Riina, si tratta del racconto degli agenti sulle "confidenze" ricevute dal boss che avrebbe detto, nella pausa di un'udienza: "Sono stati loro a venirmi a cercare". Frase che - a dire dei pm - confermerebbe che fu lo Stato a instaurare la trattativa con Cosa nostra.
Per la tesi dell'accusa, Mannino, grazie ai suoi rapporti con il Ros dei carabinieri, per paura di essere ucciso avrebbe dato l'input per intavolare un dialogo con la mafia.

"Respingo con forza - ha detto Mannino rendendo dichiarazioni spontanee - questa impostazione che ancora oggi i pm intendono portare avanti alimentando l'accusa nei miei confronti, mentre ero una possibile vittima che aveva sempre contrastato Cosa nostra con assoluta fermezza, senza cedere mai di un passo". Mannino ha sostenuto che il manoscritto anonimo noto come "Corvo 2", nel quale si suggerisce un suo ruolo nella trattativa, contiene solo falsità, riconosciute come tali anche dal giudice Borsellino. "All'indomani della pubblicazione dell'anonimo 'Corvo 2' - ha aggiunto Mannino - presentai le mie dimissioni da ministro al presidente del Consiglio Andreotti e al capo dello Stato, i quali le respinsero. Al ministero ci fu un incontro formale, non carbonaro - ha ribadito - col capo del Ros Subranni e con Contrada, inviato dal capo della polizia, sui contenuti del testo Corvo 2".
Mannino ha anche aggiunto di essersi confrontato telefonicamente col giudice Paolo Borsellino, il giovedì precedente al 19 luglio 1992, giorno in cui il magistrato fu trucidato nella strage di via D'Amelio. "Borsellino sostenne - ha detto Mannino - che quell'anonimo aveva originali singolari e indicava fatti palesemente falsi, come il presunto incontro tra il capo di Cosa nostra e il sottoscritto".

Anche l'avvocato di Mannino, Carlo Federico Grosso, si è opposto alla richiesta della procura: "I pm buttano sul tavolo centinaia di documenti, sostenendo che siano decisivi per la sentenza, in violazione delle regole del processo". Il legale, che ha tenuto una vera e propria lezione di procedura penale, ha continuato: "Si tratta di documenti già usati in altri processi. Come mai i magistrati li tirano fuori ora?".
Il difensore, infine, ha evidenziato che a chiedere l'ammissione delle nuove carte è il pm Vittorio Teresi, che ha sostenuto l'accusa contro Mannino nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa nel corso del quale quei documenti erano già emersi. Da quelle accuse Mannino fu assolto. Sulle istanze della procura il gup si è riservato, rinviando al 12 giugno la decisione sulle ammissioni dei documenti. [Repubblica.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

10 maggio 2014
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia