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L'Antimafia siciliana prepara un dossier sulle denunce per i beni confiscati

Raccolte decine di segnalazioni che gettano ombre sulla gestione nelle amministrazioni giudiziarie

12 febbraio 2015

E' Palermo la capitale in Italia per numero di beni confiscati alle mafie. Ben il 40% del totale di tutti i beni tolti a Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta e Sacra Corona unita si trova a Palermo e nella sua provincia.
A fornire il dato è stato il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata.

Il prefetto Postiglione, che è stato audito dalla Commissione Antimafia dell'Ars, ha poi aggiunto che "in questo modo si otterrebbero diversi benefici: non cementifichiamo ulteriormente le città, riqualifichiamo il territorio urbano e non creiamo 'isole di difficoltà' evitando concentrazioni di nuclei con problemi e dando speranza di vita migliore". "Attraverso questo sistema - ha proseguito - forse si potrebbe risolvere il problema dell'assegnazione degli alloggi la cui manutenzione costa e i comuni come si sa hanno difficoltà finanziarie. Il comune di Palermo come quello di Napoli è specializzato ad avere difficoltà economiche. In questo modo - ha concluso - diamo un segnale concreto di legalità".

Intanto, la commissione Antimafia siciliana sta preparando un dossier contenente alcune denunce raccolte dalla commissione parlamentare dell'Assemblea nel corso di audizioni su presunte anomalie nelle amministrazioni giudiziarie di beni confiscati e sequestrati alla mafia.
"Dopo avere completato le trascrizioni - ha annunciato il presidente dell'Antimafia, Nello Musumeci - provvederemo a trasmettere il documento anche all'autorità giudiziaria".
Parlando con i cronisti alla fine dell'audizione in commissione del prefetto, il presidente Musumeci ha detto: "Abbiamo riferito al prefetto che in un anno e mezzo la commissione ha raccolto il grido di allarme di giornalisti, amministratori, imprenditori e rappresentanti dei lavoratori che denunciano la persistenza di molte ombre nella gestione dei beni tolti alla mafia". "In alcuni casi - ha spiegato ancora Musumeci - si tratta di denunce di vere e proprie incompatibilità, situazioni preoccupanti. In altri casi abbiamo riscontrato la concentrazione di molti incarichi nelle mani di un unico amministratore e tentativi di favorire società e studi professionali".

[Informazioni tratte da LiveSicilia.it, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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12 febbraio 2015
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