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L'architetto dice di essere ''vittima di un equivoco''

Il presunto erede dei Lo Piccolo: ''Gli architetti Liga sono almeno una ventina, 5 o 6 sono iscritti all'albo''

23 marzo 2010

Lui, l'architetto Giuseppe Liga, arrestato ieri dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza e ritenuto dagli investigatori il successore dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo (LEGGI), dice di essere "vittima di un equivoco". L'architetto, respinge con sdegno l'accusa di essere un mafioso, ammette di conoscere "fin da ragazzo" il boss Salvatore Lo Piccolo ma sostiene di essere stato costretto a pagare il pizzo e di avere denunciato tutto ai carabinieri.
L'architetto Liga ha parlato prima di essere arrestato in un'intervista pubblicata sull'ultimo numero del magazine siciliano "S"
Alcuni collaboratori di giustizia lo indicano come il successore dei boss Lo Piccolo alla guida del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, e le intercettazioni eseguite dagli inquirenti confermano le rivelazioni dei pentiti.

Ex segretario nazionale del Movimento cristiano lavoratori, molto stimato anche dalle gerarchie ecclesiali, Giuseppe Liga, secondo gli investigatori, avrebbe continuato a gestire il tesoro di Lo Piccolo. Lui però nell'intervista nega con decisione di essere il nuovo capo di Cosa Nostra a Palermo.
Il nome di Liga salta fuori per la prima volta nel novembre del 2007, in occasione dell'arresto di Salvatore Lo Piccolo e del figlio Sandro. Tra le carte sequestrate al boss gli investigatori trovano un appunto: "Architetto Liga 10.000". Liga afferma che si tratta del pagamento di un'estorsione: "Se fossi stato un mafioso di certo non sarei andato da carabinieri a denunciare che sono stato vittima, io ho fatto una denuncia, perché in passato avevo ricevuto minacce. Io ho pagato 10 mila euro: sono venuti in cantiere e mi hanno detto che dovevo pagare, altrimenti saltava tutto".
Ma il pentito Maurizio Spataro, ex cassiere della cosca di Resuttana, dichiara a verbale: "So che l'architetto Liga si occupa delle attività economiche riconducibili ai Lo Piccolo". Lui replica nell'intervista: "Gli architetti Liga sono almeno una ventina, 5 o 6 sono iscritti all'albo. Sono al centro di un equivoco".
Il professionista ammette poi di avere avuto rapporti con alcuni esponenti mafiosi, ma senza sapere chi fossero veramente: "Ero direttore dei lavori in un cantiere per conto di una cooperativa che aveva subappaltato altre opere a due ditte. I titolari erano Cinà e Alamia". E conferma di conoscere i Lo Piccolo: "Il papà l'ho conosciuto quando era ragazzo. Nel quartiere dove anche io sono cresciuto. I figli li ho visti quando erano bambini".
Per quanto riguarda le intercettazioni di un summit mafioso, avvenuto nel dicembre del 2008, in cui i boss affermano che a Tommaso Natale dopo l'arresto dei Lo Piccolo adesso "c'è l'architetto", Liga ribatte: "Io non c'entro niente, ammesso che esista veramente un architetto e che non sia un soprannome".

Le parole di pentiti - Per i magistrati antimafia di Palermo Giuseppe Liga, l'insospettabile architetto finito ieri in carcere con l'accusa di associazione mafiosa, estorsione e fittizia intestazione di beni, sarebbe il 'cassiere' dei boss mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo. A rafforzare l'ipotesi investigativa sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che, di recente, nel corso degli interrogatori, hanno parlato dell'architetto finito in carcere. Tra i pentiti spicca Francesco Franzese, reggente del mandamento di Partanna Mondello e persona di fiducia dei boss Lo Piccolo. "So che l'architetto Liga era in rapporto con Sandro Lo Piccolo - dice ai magistrati - non so dire se fossero soci, ma erano amici, erano vicini. Una volta Sandro Lo Piccolo mi disse di rivolgermi a Liga per farmi fare dei lavori. Parlai con Liga dicendogli chi mi raccomandava. Lo Piccolo in quel periodo era già latitante, quindi posso ritenere che Liga fosse una persona di cui si fidava".
Ma Franzese non è l'unico pentito di mafia a parlare dell'architetto finito in carcere. Gia' nel 1998 il ruolo di Liga era stato delineato dal pentito di mafia Isidoro Cracolici che aveva indicato l'architetto come "soggetto vicino alla famiglia mafiosa di Tommaso Natale-San Lorenzo", definendolo "la mente finanziaria dei Lo Piccolo". Il collaboratore, in particolare, sosteneva che Liga all'epoca si occupava della costruzione di un grosso complesso residenziale per conto di Salvatore Sandro Lo Piccolo "ricavandone notevoli profitti". Nel 2007 il collaboratore Francesco Franzese ribadisce, in un interrogatorio, parlando di Liga: "nel 2003 chiesi a Sandro Lo Piccolo se fosse possibile lavorare con l'impresa di Inzerillo che stava effettuando dei lavori nei pressi di via dell'Olimpo (a Palermo, ndr) e Lo Piccolo mi consigliò di parlare con Liga. Quest'ultimo, essendomi rivolto a lui in nome di Lo Piccolo, si mise a disposizione ma in realtà poi non mi chiamò per fare alcun lavoro".
Un altro pentito, Gaspare Pulizzi, il 15 febbraio 2008, nel corso di un interrogatorio, parla di Giuseppe Liga e dice: "secondo me è una persona a loro disposizione (dei Lo Piccolo, ndr), una persona di loro conoscenza". Però, sottolinea anche: "la mia conoscenza è questa, non posso andare oltre perché so soltanto questo dell'architetto Liga". A parlare dell'imprenditore è anche l'avvocato Marcello Trapani, arrestato due anni fa e oggi pentito: è lui a spiegare ai magistrati che Liga gli avrebbe fatto da "tramite" con i Lo Piccolo. "Quella è una situazione - spiega - che ho vissuto io personalmente".

L'architetto con la passione per la politica - Giuseppe Liga, 60 anni, iscritto dal 1978 nell'albo degli architetti, è un professionista molto conosciuto a Palermo anche per la sua passione per la politica e i suoi frequenti rapporti istituzionali. Per otto anni, dal 1989 al 1997, è stato infatti il segretario nazionale del Mcl, il Movimento Cristiano Lavoratori. Liga ricopriva la carica di reggente regionale del Mcl fino all'11 marzo scorso, quando l'esecutivo nazionale del Movimento lo ha sospeso da tutti gli incarichi, in seguito alle notizie del suo coinvolgimento in alcune inchieste antimafia.
L'architetto, in un'intervista rilasciata sull'ultimo numero del magazine siciliano "S", sostiene inoltre di avere rapporti con numerosi esponenti politici e rappresentanti istituzionali: dal presidente della Regione Raffaele Lombardo a Sergio Mattarella fino all'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
"Sono cresciuto insieme al presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Mi chiama, ci parlo. Ho rapporti anche con le gerarchie ecclesiali, siciliane e nazionali. Dall'89 al '97 sono stato segretario del Movimento Cristiano Lavoratori. Sono stato in contatto con Mattarella, il fratello di Piersanti. Leoluca Orlando è diventato sindaco per me e per altri due amici". Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha annunciato che si costituirà parte civile "perché - ha spiegato - l'Istituzione che rappresento non smetterà mai di contrastare la mafia e i suoi tentativi di riorganizzarsi, anche attraverso il ricorso a persone insospettabili''.

Come già detto il nome di Liga salta fuori, per la prima volta, tra le carte che i poliziotti trovarono addosso a Salvatore Lo Piccolo, il giorno del suo arresto nel covo di Giardinello. Una valigetta piena di nomi e cifre. Era la contabilità del boss che annotava i nomi dei commercianti e accanto la cifra da pagare.
Tra gli appunti anche la frase: "Architetto Liga 10.000". Un anno dopo, il 14 novembre del 2008, i boss mafiosi che progettano la ristrutturazione di Cosa nostra citano nuovamente il nome del professionista nel corso di un summit di mafia. Pino Scaduto, boss di Bagheria, parla con Giovanni Adelfio, Antonino Spera e Sandro Capizzi. "A Tommaso Natale chi c'è?", chiede Scaduto. Vengono fatti due nomi: "Giuseppe Lo Verde e l'architetto Liga". Capizzi ha più di una perplessità: "Neanche lo conoscono ... solo il cugino di Totò Lo Piccolo 'u biondino lo conosce bene". Sul riconoscimento della leadership di Liga, dunque, ci sarebbe qualche problema. Ma Adelfio mette tutti a tacere: "Lo accettano". E Spera rilancia: "Se avete altri mandamenti portateli... noi interpelliamo l'architetto".
Nel settembre del 2008 viene arrestato l'avvocato Marcello Trapani, legale dei Lo Piccolo. E nell'ordinanza di custodia cautelare del penalista si fa nuovamentre riferimento all'architetto. Piero Cinà, indicato come un esattore dei Lo Piccolo, nome in codice Alfa, scrive in un pizzino: "Cantiere scalea: continuano a ritardare il saldo, si tratta di 110 mila euro. Ho parlato con Pippo, ma tutto tace". Pippo, secondo gli inquirenti, sarebbe l'architetto; la frase sarebbe riferita al pizzo da imporre in un cantiere per la costruzione di alcune villette a San Lorenzo. In un'intercettazione il titolare della società di costruzioni e altri interlocutori, fra cui Pippo, discutomo sulla rata del pizzo: mille euro ad appartamento. Poi, salta fuori un particolare. Marcello Trapani parla di un cantiere per la costruzione di alcune villette. Il terreno individuato è di proprietà del padre del legale; il direttore del cantiere è l'architetto Liga. Di recente si sono aggiunte anche le dichiarazioni del pentito Maurizio Spataro.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, La Siciliaweb.it]

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23 marzo 2010
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