L'arco
Immagini eloquenti più di qualsiasi parola, poesia eccellente. Cinema allo stato puro quello di Kim Ki Duk
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L'ARCO
di Kim Ki Duk
Poche parole, immagini poetiche, una barca, il mare, un vecchio ed una giovane donna. E' ''cinema allo stato puro'' quello di Kim Ki Duk, un maestro che a quarantacinque anni dimostra di aver raggiunto la piena maturità.
L'arco chiude simbolicamente una trilogia 'morale' iniziata con ''Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera...'' e proseguita con l'etereo ''Ferro 3''. Anche questa volta la storia prende spunto da un paradosso: un pescatore sessantenne si invaghisce della ragazzina sedicenne che ha cresciuto nella propria barca, dove entrambi vivono, e da dove lei non è mai scesa, da quando di anni ne aveva 10. Da quando cioè l'uomo l'ha trovata e presa con sé. Il progetto del vecchio pescatore è sposarla il giorno del suo diciassettesimo compleanno, ma è difficile tenere lontani da lei gli uomini di città che noleggiano la sua barca per fare pesca d'altura. Il film è ambientato interamente nella barca, che rappresenta i confini del mondo conosciuto dalla ragazza, e che ricorda (per coloro che l'hanno visto) il tempio galleggiante di Primavera, estate... La macchina da presa segue ritmicamente il movimento dell'oceano. Il vecchio e la ragazza non si parlano mai.
Il mare
''Ho descritto i desideri e le speranze che un uomo vecchio e solo mette in una ragazza giovane, ma che non potrà mai possedere. Ma al posto di desiderio e speranza, vi si potrebbe leggere un'ossessione naturale oppure un istinto nostalgico. Noi tutti abbiamo un desiderio e una speranza che non possiamo esprimere. Volevo mostrare quanto vili, nobili e bellissimi, tristi e felici essi siano se vengono rivelati. Come un arco, voglio vivere sempre in tensione finché non morirò''.
Kim Ki Duk
Distribuzione Mikado
Durata 88'
Regia Kim ki-duk
Con Han Yeo-Reum, Jeon Sung-Hwan, Seo Ji-Seok, Jeon Gook-Hwan
Genere Drammatico
La critica
''Bellissima l'idea del nuovo idolo Kim Ki Duk. Siamo ancora fuori dal mondo in un battello-casa in mezzo all'acqua: convivono una fanciulla e un vecchio pescatore, minacciati dai pescatori poi da un giovane rivale. 'L'arco' è strumento d'armonia, difesa e anche d'offesa (sessuale) perché tutto nell'Oriente dell'autore è duplice e ambiguo: Primavera, autunno etc. e si torna sempre all'impossibilità di fuggire dal mondo, da noi stessi. Il film è una mina poetica che si sovraccarica nei troppi finali ma con una carica energetica notevole. Inferno, paradiso, ancora inferno...''
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera'
Presentato in concorso al 58mo Festival di Cannes (2005) nella sezione ''Un Certain Regard''