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L'Ars salva la casta (e quindi se stessa)

L'Assemblea regionale siciliana ha salvatto il posto ad un deputato 'incandidabile'. I suoi amici hanno applaudito, lo hanno abbracciato e baciato...

23 giugno 2011

L'Assemblea regionale siciliana ha salvato lo scranno al deputato regionale del Pid Santo Catalano ed è scoppiata la polemica. Con voto a scrutinio segreto e trasversale, ieri l'Ars ha respinto la richiesta della commissione verifica poteri che aveva deliberato la decadenza del politico per "incandidabilità originaria": 38 i contrari e 35 i favorevoli (74 i deputati presenti in aula, 73 i votanti).
Catalano era subentrato a sala d'Ercole al deputato Fortunato Romano, ma subito dopo il suo arrivo a Palazzo dei Normanni è emersa - attraverso un esposto - una sentenza in base alla quale il politico non poteva essere candidato: Catalano aveva patteggiato in appello una condanna a un anno e 11 mesi per abusivismo edilizio e, in concorso, per abuso d'ufficio. Tre giorni fa la prima sezione civile del tribunale di Palermo aveva dichiarato l'ineleggibilità di Catalano alla carica di parlamentare, che intanto aveva presentato ricorso.

Alla fine della votazione dal pubblico, autorizzato a seguire i lavori parlamentari, è partito un applauso; alcuni deputati del centrodestra si sono alzati per abbracciare e baciare Catalano.

In aula, il presidente dell'Ars, Francesco Cascio (Pdl), ha affermato: "È la prima volta in 64 anni che l'Assemblea si trova ad affrontare un problema di questo tipo". In effetti c'è solo un precedente simile. Nel 1998 fu discussa l'incompatibilità dell'onorevole Giovanbattista Bufardeci, allora deputato di Forza Italia e sindaco di Siracusa: ma in quell'occasione l'aula non arrivò a pronunciarsi perché Bufardeci, oggi capogruppo di Forza del Sud, si presentò a Sala d'Ercole già dimissionario.
"Prendo atto e rispetto il voto del Parlamento, espresso liberamente e a scrutinio segreto - ha aggiunto Cascio - Ma mi rendo conto che, vista dall'esterno, la decisione presa risulta difficile da accettare". "In commissione - ha aggiunto Cascio - avevamo affrontato questa vicenda con imparzialità e rispetto, ed era stata presa una decisione. Oggi, su quella stessa decisione, l’Aula ha votato in modo diverso".

La bagarre politica è stata immediata... "Oggi abbiamo assistito a una brutta pagina nella vita dell'Assemblea, un pessimo spot per la Sicilia e per la politica, una storia che fa tornare a galla una concezione conservativa e amicale della politica che fa a cazzotti col diritto e col buonsenso", ha detto il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici. "In un momento nel quale lavoriamo per riavvicinare la società alla politica - ha aggiunto Cracolici - abbiamo dato un pessimo segnale di 'autoconservazione' della categoria. Non c’è dubbio, e i numeri parlano chiaro, che a questo risultato abbiano contribuito nel segreto dell’urna alcuni deputati che fanno parte della maggioranza parlamentare: siamo di fronte ad un brutta storia che fa tornare a galla una concezione conservativa e amicale della politica che fa a cazzotti col diritto e col buonsenso".
Ma Rudy Maira, capogruppo del Pid, è di avviso opposto. "Avremmo scritto una brutta pagina della vita parlamentare se fosse stata decretata la decadenza di un parlamentare in virtù di una opinabile interpretazione dell'Avvocatura dello Stato: si sarebbero compresse le prerogative della commissione verifica poteri e dell'Assemblea qualora una decadenza per incandidabilità fosse stata resa esecutiva prima di un giudizio definitivo". Maira parla quindi di "pasticcio giuridico" e di "pericoloso precedente".

Già nei prossimi giorni, un altro caso sarà portato all'attenzione della commissione verifica poteri: riguarda Giuseppe Buzzanca, deputato del Pdl e sindaco di Messina. Contro di lui c'è un ricorso proprio per il doppio incarico.

[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

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23 giugno 2011
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