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L'Ars taglia i costi della politica, ma tre siciliani su 10 non andrebbero a votare

Nonostante gli "sforzi" della classe politica, aumentano i siciliani legati al partito del "non voto"

07 settembre 2011

L'ufficio di presidenza dell'Assemblea regionale siciliana ha abolito il buono pasto da 9 euro che deputati ed ex parlamentari utilizzavano per pranzare o cenare alla buvette di Palazzo dei Normanni (LEGGI), ha soppresso l'indennità per l'aggiornamento culturale assegnata agli ex componenti del parlamento che non godevano della pensione (seimila euro l'anno circa) e ha raddoppiato il contributo dovuto dagli onorevoli per finanziare il fondo sanitario e assicurativo.
L'ufficio, presieduto da Francesco Cascio (Pdl), ha accolto dunque le proposte avanzate nei giorni scorsi dal collegio dei questori dell'Ars, che aveva stabilito i nuovi tagli, alcuni dei quali economicamente non rilevanti, ma simbolo dei privilegi di cui gode la "casta", come il buono pasto e il vitalizio culturale.
Per quanto riguarda gli interventi più incisivi per abbattere i costi della politica, come il taglio dell'indennità e la riduzione del numero dei parlamentari (attualmente sono 90), l'Ufficio di presidenza, così come aveva stabilito il collegio dei questori, ha la decisione in attesa che Camera e Senato si pronuncino sulla manovra bis.

Ma, nonostante gli "sforzi" fatti dagli amministratori, la politica e i partiti continuano ad arrancare nella conquista della fiducia da parte dei cittadini. Infatti, secondo un recente studio, se oggi si dovesse andare a votare sarebbero tantissimi i siciliani che si asterrebbero.

Ben tre siciliani su dieci, se ci si recasse alle urne per il rinnovo del Parlamento nazionale, resterebbero a casa. Risulta oggi molto elevato nell’Isola il partito del "non voto", il numero di quanti – incerti o delusi – sceglierebbero l’astensione, penalizzando in particolar modo i partiti maggiori. Un dato che emerge dal Barometro Politico regionale dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis in un contesto che rende ancora più imprevedibili del solito le dinamiche del consenso nell’Isola.
Pesa sul voto la crescente sfiducia dei cittadini nel Parlamento, nei partiti di maggioranza e di opposizione, nelle istituzioni politiche nazionali e regionali, ma soprattutto la percezione di una grave disattenzione della classe politica verso i problemi reali della Sicilia e del Sud in particolare.

"L’incertezza del quadro politico nazionale - afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento - rende oggi decisive, ancora una volta, le scelte dei siciliani per il futuro politico del Paese, soprattutto in relazione al possibile premio di maggioranza al Senato".
Il Pdl, alla difficile ricerca di un futuro oltre Berlusconi, si attesta oggi in Sicilia al 27,2%, con circa 730 mila voti: ben lontano da quel traguardo del 46% ottenuto da Alfano nel 2008. Anche il PD, posizionato al 19%, resta distante, con 510 mila voti, dai risultati delle Politiche 2008: il partito di Bersani – secondo i dati rilevati dall’Istituto Demopolis - non sembra beneficiare nell’Isola del clima post referendario e risente, tra gli elettori, di un’identità ritenuta troppo incerta e frammentata.
L’Italia dei Valori di Orlando e Di Pietro appare in lieve crescita e sfiora il 5%, pagando però una forte debolezza in Sicilia orientale. Sinistra, Ecologia e Libertà ottiene il 3,5%, frutto soprattutto della simpatia di molti elettori per il suo leader e fondatore Nichi Vendola. Si ferma invece all’1,2% la Federazione della Sinistra, mentre conseguono complessivamente il 3% il Movimento Cinque Stelle ed altre liste di Centro Sinistra.
Sul fronte opposto, nel Centro Destra, prosegue il consolidamento territoriale di Forza del Sud, il nuovo partito di Miccichè, Bufardeci e Cimino attestato all’8%; al 3,4% si posiziona il Pid di Romano (che supera il dieci per cento a Palermo), mentre sfiora il 2% la Destra che in Sicilia si identifica con Nello Musumeci. Un ruolo significativo – secondo il Barometro Politico Demopolis – ricopre il Terzo Polo, che ha oggi la sua roccaforte nazionale nell’Isola, il cui peso potrebbe rivelarsi decisivo per la futura governabilità del Senato. L’Mpa del presidente della Regione Raffaele Lombardo, con circa 360 mila voti, si attesta al 13,5%. L’Udc di Casini e D’Alia ottiene il 7,8%: un forte consolidamento, nonostante la perdurante debolezza dei consensi nelle città capoluogo di Catania e Palermo. Cresce l’Api di Rutelli all’1,7%, mentre si indebolisce ulteriormente, con il 5%, Futuro e Libertà, il partito di Gianfranco Fini sempre più condizionato dal ruolo e dall’esposizione del suo leader e fondatore. Ben diverso – secondo l’indagine dell’Istituto diretto da Pietro Vento - risulterebbe oggi nell’Isola il peso dei partiti nelle intenzioni di voto per le Regionali, che da sempre si caratterizzano, rispetto alle Politiche, per una differente espressione del consenso da parte dei siciliani: uno scenario che sarà oggetto del Barometro Politico Demopolis di settembre.

[Informazioni tratte da GdS.it, ANSA, Italpress - Corriere del Mezzogiorno]

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07 settembre 2011
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