L'Associazione nazionale magistrati contro il Guardasigilli Alfano
"La giustizia è al collasso e si perde tempo con ddl sul 'processo breve'"
"Siamo pronti a investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve", una delle "priorità" alla ripresa dei lavori parlamentari. L’annuncio del ministro della Giustizia Angelino Alfano dalle colonne del Corriere della sera è sembrata una mossa per ammorbidire i finiani sul nodo giustizia, il capitolo più spinoso per i rapporti tra berlusconiani e il gruppo di Futuro e libertà. La norma, che fissa i tempi massimi per arrivare a sentenza, è considerata, infatti, una priorità dal premier Berlusconi, che se ne servirebbe per bloccare definitivamente i processi Mediaset e Mills. Il Cavaliere ha infatti inserito l’approvazione del ddl tra i cinque punti urgenti fissati nel corso dell’ultimo vertice del Pdl. Un piano programmatico che non è piaciuto al capogruppo di Futuro e libertà Italo Bocchino ("vogliamo discutere senza alcuna preclusione preventiva") che quindi non garantisce un sì compatto alla norma come richiesto dai vertici Pdl.
Il processo breve ha provocato un'alzata di scudi dell’opposizione. "Ha gettato la maschera, è un ministro ad personam", commentano dall’Italia dei Valori. E soprattutto una dura presa di posizione da parte dell’Associazione nazionale magistrati.
"E' grave e non più tollerabile che in un momento nel quale la giustizia è al collasso - ha detto il presidente dell’Anm, Luca Palamara - e si verificano allarmanti episodi di violenza e minacce si continui a perdere tempo con disegni di legge come quello sul processo breve che nulla ha a che vedere con l'esigenza di affrontare le vere priorità del sistema giustizia e con l'urgenza di contrastare più efficacemente la criminalità organizzata".
Altre sono le "reali emergenze" di cui "non può non farsi carico il Governo", mette in chiaro il presidente del sindacato delle toghe: "corruzione, criminalità organizzata, situazione carceraria, carenza di mezzi e risorse, necessità di informatizzare e snellire le procedure". L'Anm, "che rappresenta la quasi totalità dei magistrati italiani, piaccia o non piaccia al ministro Alfano, è stata, è, e sarà interlocutore ineludibile di ogni governo e, nell'interesse di tutti i cittadini, continuerà a formulare proposte serie, concrete e precise".
"Se è vero che il ministro Alfano vuole parlare direttamente con i capi degli uffici giudiziari - ha concluso Palamara - non si faccia sfuggire l'occasione di partecipare all'assemblea convocata a Reggio Calabria per il prossimo 7 settembre, per sapere da loro se effettivamente la priorità è costituita dal processo breve o, invece, dalle drammatiche situazioni in cui quegli stessi uffici si trovano".
Le parole di Palamara non sono piaciute al Pdl che con il portavoce Daniele Capezzone accusa l'Anm di "esprimersi come un partito politico". "Cambiano le stagioni, ma resta un'anomalia tutta italiana - ha sottolineato Capezzone - Come se toccasse all'Anm stessa definire cosa Governo e Parlamento possono o non possono, debbono o non debbono fare. Ma la riforma della giustizia si farà e andrà avanti, e non sarà bloccata né dettata dall'ala più militante e politicizzata della magistratura".
All’attacco del Guardasigilli anche l’Idv. "Il ministro dell’Ingiustizia Alfano – ha affermato il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - trova i fondi per l'amministrazione giudiziaria soltanto a condizione che si approvino le norme che di fatto condonano i reati commessi dai criminali dal colletto bianco, dalla cricca e dalla casta, e che impediscono ai magistrati di giudicarli e condannarli”. Alfano si dimostra, gli ha fatto eco il presidente dei deputati Idv Massimo Donadi, "un ministro della giustizia 'ad personam'", pronto a "varare un’amnistia mascherata solo per salvare il premier". E il fatto che il Governo pensi al processo breve, aggiunge Donadi, "mentre il paese affonda, preso nella morsa della crisi economica che brucia migliaia di posti di lavoro e fa chiudere le imprese", è ancora più preoccupante.
Critiche “surreali o in malafede” ha replicato il portavoce del Pdl Capezzone. "E' veramente incredibile che il livore e l'abitudine alla mistificazione si spingano al punto di criticare perfino la scelta di reperire nuovi mezzi e nuovi fondi, e insieme di accelerare l'iter di vicende giudiziarie oggi interminabili".
Ha parlato del solito "attacco seriale" dell'Italia dei valori al ministro Alfano, il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto per il quale si tratta di "un rigurgito giustizialista" di una opposizione che crede "possibile il raggiungimento del potere attraverso la confusione del piano politico e magistratuale anziché attraverso il consenso popolare".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Il Fatto Quotidiano.it]