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L'attaccante del Messina, Giuseppe Sculli, indagato in un'inchiesta della Procura di Reggio Calabria

Avrebbe minacciato alcuni suoi compaesani affinché votassero per un candidato sindaco

22 ottobre 2005

Parliamo del calciatore Giuseppe Sculli, attaccante del Messina,  ma non per motivi di sport.
Il pubblico ministero di Reggio Calabria ha messo sotto inchiesta l'attaccante, nato a Locri, in Calabria, per aver minacciato alcuni suoi compaesani affinché votassero Rosa Marrapodi il candidato sindaco (e attualmente in carica) di Bruzzano Zeffirio, piccolo centro della Locride, dove vive la sua famiglia.
Secondo quanto riportato ieri dal Corriere della Sera, il giocatore calabrese è anche indagato per aver ''truccato'' una partita di calcio nel 2003, quando giocava nel Crotone. La gara in questione era col Messina e l'accordo con il direttore sportivo degli avversari avrebbe consentito ai siciliani di restare in serie B.
A carico del giocatore l'ipotesi iniziale è di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio, ridotta a ''minacce'' dal gip di Reggio Calabria che ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura di Locri.
Tutti i documenti per la presunta combine calcistica sono stati invece trasmessi al giudice sportivo che dovrà decidere su eventuali sanzioni disciplinari.
Sculli è nipote del presunto boss di Melito Porto Salvo, Giuseppe Morabito, detto '' 'u tiradrittu''.

Antonio Catanese, procuratore della Repubblica, incontrando i giornalisti per chiarire i particolari dell'operazione portata a termine la scorsa notte dal Ros dei carabinieri contro una organizzazione internazionale che aveva il suo epicentro ad Africo Nuovo, diretta dal clan Morabito e che vede indagato anche Giuseppe Sculli, ha così dichiarato: ''Sono turbato, e indignato. E' inaccettabile questa fuga di notizie, i processi si fanno in tribunale e non sulla carta stampata''. ''Questa persona - ha proseguito il procuratore Catanese - è stata giudicata e condannata prima di un processo. Apriremo una inchiesta formale per scoprire l'infedele che ha diffuso la notizia perché gli indagati li giudica il tribunale e non la carta stampata. Noi non siamo una sottoprocura e questo ufficio non è in gramaglie e siamo in grado di fare fino in fondo il nostro dovere. Tra l'altro - ha proseguito Catanese - sotto la mia guida abbiamo fatto più operazioni che in tutti gli anni precedenti. Forse qualcuno vuole impedirci di lavorare serenamente''.

Nicola Gratteri, il pubblico ministero titolare dell'inchiesta, nel suo intervento ha detto: ''esprimo disagio per l'articolo apparso su un quotidiano nazionale che non ho nemmeno letto. Questa indagine era in corso da due anni e coinvolge quasi tutti i Paesi del Sudamerica, Belgio, Olanda, Germania, Montenegro, Spagna e varie regioni d'Italia. Nel corso di questi mesi - ha evidenziato Gratteri - abbiamo sequestrato per corroborare il lavoro probatorio, circa cento chilogrammi di cocaina. Devo sottolineare - ha continuato - che tutta l'organizzazione ruotava sotto le direttive della cosca Morabito di Africo Nuovo capeggiata fino a poco tempo fa dal superlatitante Giuseppe Morabito "u tiradrittu" e si serviva di alcuni affiliati residenti a Milano i quali per conto della cosca madre contattavano i narcos sudamericani''.

Il procuratore Antonino Catanese non ha confermato né smentito se siano in corso eventuali azioni amministrative per l'accesso agli atti del Comune di Bruzzano Zeffirio, né tantomeno ha voluto precisare i capi di imputazione per cui è sottoposto ad indagine Giuseppe Sculli.

Il giocatore: ''Sono estraneo alla vicenda''. In merito alle notizie apparse su alcuni organi di stampa ''intendo precisare - si legge in una dichiarazione dell'attaccante del Messina Giuseppe Sculli - che mi dichiaro totalmente estraneo ai fatti riportati''. ''Nella piena fiducia - prosegue il comunicato di Sculli - che al più presto le indagini facciano chiarezza, comunico di aver dato mandato ai miei legali per adottare misure idonee a tutelare la mia immagine e la mia rispettabilità''.

Il nipote prediletto del boss. Da sempre Giuseppe Sculli è il nipote prediletto di Giuseppe Morabito, detto 'u tiradrittu, boss della 'ndrangheta arrestato l'anno scorso dopo un lungo periodo di latitanza. Giuseppe Sculli è figlio di Francesco, direttore dell'ufficio tecnico del comune reggino di Bruzzano Zeffirio e di Caterina Morabito, figlia di Giuseppe, che è casalinga. Per alcuni anni, prima dell'arresto di Morabito, i carabinieri del Ros hanno osservato gli spostamenti del calciatore nella speranza di poter rintracciare il nonno che era latitante.
Sculli, secondo le indagini dei carabinieri, non avrebbe mai troncato i suoi rapporti con Bruzzano Zeffirio, al punto tale - secondo i carabinieri - da cercare di indirizzare l'orientamento del voto in occasione di competizioni elettorali. I primi calci al pallone Giuseppe Sculli li ha tirati nel settore giovanile del Brancaleone, società dilettantistica della provincia di Reggio Calabria. A notare per primo le straordinarie doti calcistiche di Sculli, alla fine degli anni '80, è stato Francesco Ceravolo, delegato di Luciano Moggi e osservatore, in Calabria, della Juventus. Col consenso del padre, Giuseppe Sculli a 13 anni è andato a Torino a sostenere un provino con la Juve. Approdato negli allievi della Juventus, Sculli ha fatto la trafila attraversando tutti i gradi del settore giovanile bianconero e, contemporaneamente, ha ottenuto il diploma di ragioniere. Prima d'essere ceduto in prestito al Modena, nella stagione 2000-2001, Marcello Lippi ha portato Sculli in ritiro in Val d'Aosta. Il giovane attaccante calabrese, già entrato nel giro della nazionale Under 20 di Francesco Rocca e in seguito nell' Under 21 di Claudio Gentile, ha giocato alcune amichevoli a fianco di Del Piero, Conte, Montero e Ferrara, segnando anche due reti. Poi la Juve lo ha dato in prestito al Modena e in seguito al Crotone, al Chievo, al Brescia e quest'anno al Messina.

Fonte: La Sicilia

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22 ottobre 2005
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