L'autunno caldo della scuola
Ieri nelle piazze di tutta italia centinaia di migliaia di manifestanti. Il ministro Gelmini: "Vecchi slogan. Io vado avanti"
Caschetti gialli e maschere bianche. Studenti, ricercatori e precari della scuola ieri sono scesi in piazza in oltre 90 città per una giornata di mobilitazione contro i tagli e la riforma Gelmini.
Sono stati "oltre 300.000'' gli studenti che hanno preso parte alla protesta, hanno affermato i rappresentanti di Unione degli Studenti e Link-Coordinamento universitario. "E' un dato significativo che promette un autunno caldo", hanno commentato. Secondo i dati del ministero dell'Istruzione, l'adesione allo sciopero di dirigenti scolastici, insegnanti e personale Ata si è fermata al 5,5%.
Alla manifestazione hanno partecipato gli studenti medi, i 'fratelli maggiori' dell'università, ma anche insegnanti precari e genitori per dire no alla ''distruzione della scuola pubblica'' e l'impoverimento delle risorse. A Roma i manifestanti, che hanno concluso il corteo sotto il ministero dell'Istruzione, hanno chiesto le dimissioni della Gelmini, accusandola di voler demolire l'istruzione pubblica. La scalinata del dicastero è stata ''occupata'' da studenti con il caschetto giallo da lavoratori per difendersi dalla 'macerie' della scuola e le maschere bianche dell'''invisibilità'' degli studenti trattati come numeri e come oggetti.
"Nelle scuole ci sentiamo come in carcere - ha dichiarato Tito Russo dell'Unione degli Studenti - l'edilizia fatiscente, la didattica vetusta, i costi elevatissimi necessari per studiare sono ormai insostenibili". "Vogliamo costruire un fronte comune con tutti coloro che sono colpiti dalle politiche disastrose di questo governo - ha affermato da parte sua Claudio Riccio di Link-Coordinamento universitario - intendiamo fermare il ddl Gelmini e salvare l'università pubblica''.
Ai cortei di ieri non sono mancati momenti di tensione. A Milano alcuni manifestanti giunti sotto il Provveditorato degli studi di via Ripamonti hanno lanciato uova, petardi, bottiglie di plastica e qualche pietra. Tafferugli anche all'Università statale dove due agenti della Digos sono stati colpiti al volto da spray urticante, spruzzato da alcuni studenti radunati in assemblea nel chiostro.
Tensione e disagi anche a Firenze dove i manifestanti erano qualche migliaia. Sono stati lanciati un fumogeno, bottiglie di vetro e uova contro la sede della scuola privata degli Scolopi, in via Cavour. La manifestazione ha causato pesanti ricadute sul traffico, con lunghe code di bus e mezzi privati.
Soddisfatti dell'adesione alla protesta gli organizzatori. "Da Bolzano a Palermo - hanno detto - è stata una partecipazione straordinaria oltre le nostre aspettative". "Oltre 30 mila studenti in piazza a Roma - hanno precisato -, cosi come a Torino, 20mila a Bologna, 15mila a Milano, 5mila a Firenze e anche nelle città più piccole da Siena a Cosenza, da Catanzaro a Genova si registra la partecipazione di più seimila studenti".
"Come abbiamo fatto il primo giorno di scuola, anche oggi indossiamo i caschetti gialli da lavoro - ha spiegato Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli Studenti - per difenderci dalle macerie che Gelmini e Tremonti ci hanno lasciato. Edifici fatiscenti, didattica stantia, docenti sempre più stanchi e privi di motivazione, contributi 'volontari' delle famiglie a coprire le mancanze di fondi, capaci e meritevoli privi di mezzi: questa è 'l'epocale riforma' del Ministro Bulldozer. Pretendiamo investimenti nell'istruzione, provvedimenti per l'edilizia scolastica e il diritto allo studio, una didattica nuova e più diritti per gli studenti".
E gli studenti non intendono fermarsi. "Da domani - hanno annunciato - partiranno i 'Cantieri della scuola pubblica', iniziative ed assemblee per dare inizio alla ricostruzione della nostra scuola e del nostro futuro. Il 16 ottobre saremo ancora in piazza al fianco dei lavoratori della Fiom Cgil per dire che l'Italia non può uscire dalla crisi e immaginare un domani senza i diritti e la democrazia".
La protesta in Sicilia - Non erano i centomila previsti, ma migliaia di studenti hanno invaso ieri mattina le strade dei capoluoghi siciliani per protestare contro i tagli previsti dalla riforma Gelmini. Le manifestazioni, che hanno coinvolto più di cinquanta città in Italia, hanno bloccato le strade del centro di Messina, Catania e Palermo con la partecipazione di oltre ventimila giovani.
A Palermo i cortei sono stati due: uno degli studenti delle scuole medie e l'altro degli universitari. Il primo, formato da circa cinquemila studenti, è partito da piazza Politeama, mentre l'altro, di duemila universitari, ha preso il via da viale delle Scienze, per poi congiungersi davanti alla prefettura in via Cavour. Gli alunni delle scuole medie, raccolti nel comitato "Rete degli studenti" hanno bruciato in strada il fantoccio di un militare gridando "Più cultura e meno guerre" e protestando così per l'accordo tra i ministeri dell'Istruzione e della Difesa e la Regione Lombardia per l'introduzione di insegnamenti paramilitari nelle scuole. "Vogliamo far sentire la nostra voce e non ci fermeremo qui - ha detto Danilo Lo Iacono, portavoce della Rete degli studenti Palermo -. Se loro distruggono la scuola, noi la ricostruiremo".
A Messina hanno partecipato, oltre agli studenti, anche insegnanti, precari, esponenti dei sindacati, ricercatori universitari, aderenti alla Rete 29 aprile. Anche in questo caso, il corteo, formato da circa duemila persone, si è fermato davanti alla prefettura dove una delegazione dei sindacati ha chiesto di essere ricevuta dal prefetto. "Le scuole della nostra provincia - ha detto Graziamaria Pistorino, segretario generale della Flc-Cgil di Messina - non hanno potuto garantire in maniera ottimale l'apertura dei plessi e la copertura delle ore di lezione".
Nutrito anche il corteo (di circa quattromila studenti) organizzato a Catania da Udu, Federazione degli studenti e dal Movimento studentesco. Soddisfatti il segretario generale della Cgil Angelo Villari, il segretario confederale Giusi Milazzo e Fabio Tasinato dell'Udu, che hanno parlato di una "grandissima manifestazione degli studenti che ha aperto anche a Catania l'autunno caldo delle lotte contro le 'riforme' della Gelmini, riforme che stanno svilendo e destrutturando il sistema dell'istruzione pubblica". "In piazza con gli studenti - hanno aggiunto Villari e Milazzo - c'erano anche tanti precari della scuola e dell'università, tutte vittime di licenziamenti di massa senza precedenti. Per la Cgil un unico filo conduttore collega la lotta degli studenti, dei precari e dei lavoratori della scuola e dell'università alle tante vertenze in atto contro il declino del Paese".
Il ministro Gelmini: "Slogan vecchi! Io non mi fermo" - Il ministro Maria Stella Gelmini, dal canto suo, ha minimizzato la protesta parlando di "vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo". "Bisogna avere il coraggio di cambiare - ha detto - . È indispensabile proseguire sulla strada delle riforme: dobbiamo puntare a una scuola di qualità, più legata al mondo del lavoro e più internazionale. Per ottenere questi obiettivi stiamo rivedendo completamente i meccanismi di inefficienza che hanno indebolito la scuola italiana in passato. Un lavoro e un percorso difficile, ma indispensabile. È necessario lo sforzo di tutti coloro che hanno a cuore la scuola". Quanto alla mobilitazione, che ha visto gli studenti affiancarsi anche allo sciopero proclamato da Cgil e Unicobas, secondo la responsabile del dicastero di viale Trastevere è stata promossa da chi "è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra". E ancora: "La scuola non più proprietà privata della sinistra, evidentemente questo a molti dà fastidio".
Le parole del ministro sono subito state respinte al mittente: "In piazza c'era la scuola, quella vera, quella fatta da studenti, insegnanti, genitori che non accettano che la scuola pubblica venga distrutta: altro che conservazione, altro che mantenere lo status quo, altro che militanti politicizzati - ha detto la Rete degli studenti in una nota -. Se la Gelmini fosse stata in piazza con noi o semplicemente ci avesse ricevuto al ministero si sarebbe resa conto dei disastri che la sua riforma sta causando e di chi oggi era in piazza: studenti, docenti, genitori, bambini, precari non di sinistra o di partiti politici ma che hanno semplicemente a cuore la scuola pubblica. Siamo stufi di sentire parlare di qualità, di merito, di rigore da parte di chi questa scuola la sta distruggendo".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it, Corriere.it]