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L'avvocato dell'unico indagato per la morte dell'ispettore Raciti ha annunciato nuove prove a discolpa del suo difeso

26 maggio 2007

Nei giorni scorsi è stata emessa la prima condanna per gli scontri tra ultras e polizia, avvenuti il 2 febbraio scorso davanti allo stadio Massimino in occasione del derby tra il Catania e il Palermo, e dove ha perso la vita l'ispettore di polizia Filippo Raciti.
Il giudice dell'udienza preliminare, Francesco D'Arrigo, ha condannato Giuseppe Bascetta, 26enne di Floridia (SR), a 4 anni e 8 mesi di reclusione con il rito abbreviato. Il giovane, che è incensurato, era imputato per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e lancio di oggetti.

Per quanto riguarda invece l'inchiesta sulla morte dell'ispettore Raciti, e l'unico indagato, il 17enne catanese A. S., accusato di aver inferto il colpo che ha poi causato la morte del poliziotto, ieri mattina il suo avvocato, Giuseppe Lipera, ha convocato i giornalisti, per mostrare un prototipo del sottolavello indicato dall'accusa come l'arma del delitto.
Secondo lo studio legale Lipera quell'oggetto sarebbe ''inidoneo a cagionare le lesioni riscontrate sul corpo privo di vita di Raciti'', da qui la netta posizione dei legali che non è possibile parlare di omicidio. ''Non si parli più di omicidio dell'ispettore Filippo Raciti, ma di morte del povero poliziotto'', ha ribadito l'avvocato Lipera.
Per il perito di parte, Francesco Privitera, nominato dalla difesa, infatti, ''le conclusioni dell'accusa non sono suffragate né sostenute da elementi tecnici e scientifici sulla compatibilità'' tra il sottolavello e la ferita cagionata a Raciti. Per gli esperti della difesa la perizia eseguita non prende in considerazione ''la velocità e la forza'' necessarie affinché il colpo sia letale né ''la compatibilità con la natura, la tipologia e la conformazione delle lesioni rilevate'' sulla vittima. Per questo lo studio Lipera ha chiesto che ''ci sia un ulteriore, scrupoloso, scientifico approfondimento per ottenere un totale accertamento della verità''.

L'avvocato ha anche annunciato di avere affidato una perizia necroscopica di parte ad un luminare il cui nome sarà ufficializzato nei prossimi giorni. ''Da ieri sera tutto quello che noi dicevamo a proposito dei dubbi, che sono certezza ormai, in merito alla perizia necroscopica, noi lo possiamo affermare - ha spiegato Lipera ai giornalisti - grazia al fatto che il numero uno della medicina legale italiana ha accettato l'incarico e stasera o domani mattina al massimo manderà un elaborato che conferma le tesi esposte dal nostro consulente il dottore Caruso''.
Il penalista ha ricordato anche i prossimi appuntamenti del caso giudiziario: il 28 maggio nel palazzo di giustizia per i minorenni di Catania ci sarà la fase finale dell'incidente probatorio disposto dal Gip Alessandra Chierego sul sottolavello e il 31 maggio il caso del diciassettenne approderà dinanzi la corte Cassazione che sarà chiamata a pronunciarsi riguardo la scarcerazione del giovane indagato.

Infatti, il giovane è rimasto in carcere per volontà della VI sezione penale della Cassazione, che con una sentenza del 17 aprile scorso, hanno deciso che l'indagato ''deve rimanere nel carcere minorile, in custodia cautelare, perché incline alla violenza''. Ad avviso della Suprema Corte il minorenne ha infatti dimostrato una ''condotta'' indicativa ''di una preoccupante tendenza all'aggressività nei confronti dei tutori dell'ordine'' e questo è evidente ''sia per la sua appartenenza a un gruppo organizzato di tifosi catanesi (gli 'Skizzati'), sia per il suo coinvolgimento in altri episodi di violenza contro le forze dell'ordine in concomitanza con un precedente incontro di calcio (Catania-Verona del 28 aprile 2006)''.

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26 maggio 2007
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