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L'economia sommersa nel Sud? Forse il prezzo da pagare per lo sviluppo, con un conto salato da 200 miliardi

04 luglio 2006

L'economia sommersa in Italia vale più di 200 miliardi di euro. Una cifra che equivale al 7 per cento del Pil (Prodotto interno lordo) e che si concentra soprattutto nel Sud: un terzo del ''nero'' infatti arriva dal Mezzogiorno.
A fotografare la situazione è una rilevazione dalla Cgia di Mestre (Venezia) che si basa su dati del Censis e dell'Istat.
Il sommerso nella macro area del Sud e delle Isole, spiega l'analisi della Confederazione generale italiana dell'artigianato, rappresenta il 34,5 per cento del totale: 70,8 miliardi di euro su 205,1 nel 2003, per la precisione. Seguono il Nordovest con il 26,5 per cento, il Centro con il 20,1 e il Nordest con il 18,9.
Un record negativo, quello del Sud, che si riflette anche sull'incidenza del ''nero'' sul Pil macroregionale. Nel caso del mezzogiorno si tratta infatti del 21,2 per cento contro una media nazionale del 15,4.

Le ragioni che spiegano il fenomeno dell'economia sommersa in Italia vanno ''ricercate nella combinazione di più fattori'', dice Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre. ''L'aumento degli extracomunitari irregolari, la crisi economica, l'inasprimento della tassazione soprattutto a livello locale e l'introduzione di leggi troppo punitive'' sono, secondo l'associazione degli artigiani, le cause ''che hanno indotto molte piccole aziende marginali a finire nel sommerso''. Nel Meridione va aggiunta anche la ''diffusione dell'economia criminale che - avverte Bortolussi - controlla ormai una buona parte delle tre principali regioni del Sud''.

La Cgia di Mestre, tuttavia, ''salva'' il lavoro nero: se non si tratta di sfruttamento o caporalato, ''non va demonizzato''. In aree in via di espansione, ''come possono essere quelle meridionali'', spiega ancora Bortolussi, ''certe forme di irregolarità sono dei segnali interessanti che spesso precedono crescite economiche future''. Insomma, l'economia sommersa potrebbe essere il prezzo da pagare per lo sviluppo. Con un conto salato da 200 miliardi.

Fonte: Repubblica.it

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04 luglio 2006
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