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L'editto del "Sacro prato"

Da Pontida Umberto Bossi ha dettato l'agenda di governo, perché "la leadership di Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni"

20 giugno 2011

Il giorno di Pontida è arrivato ed è già dietro le nostre spalle. Ma cosa rimane del grande raduno prataiolo della Lega Nord? Qual'è l'analisi possibile che occorre fare a tutti noi italiani che dobbiamo fare attenzione alle parole proferite dal partito che, attualmente, può tenere sotto scacco la tenuta del governo?
Il raduno di Pontida è iniziato con il tradizionale canto del 'Va pensiero'. Il 'Sacro prato', il nome che i militanti del Carroccio hanno dato al terreno di Pontida, ha accolto ieri migliaia di militanti della Lega Nord che sono arrivati nel corso della mattinata, 80mila secondo gli organizzatori. Di fronte al palco a campeggiare dalle prime ore della mattina un lungo striscione con la scritta in verde 'Maroni presidente del Consiglio' che il popolo leghista ha inteso così suggerire al grande capo. In cima al palco un manifesto con la frase 'Verso la libertà' mentre alla sua destra la grande statua di Alberto da Giussano. Numerosi gli stand con gadget e souvenir della giornata. Tra questi bicchieri, spille, magliette, camice verdi, qualche dolce tipicamente padano. Alla destra del palco invece alcuni esponenti della Lega per raccogliere le firme a favore del decentramento dei ministeri...
Poi, sul palco, è salito lui, Umberto Bossi, che ha iniziato il suo discorso sottolineando che non ci sono divisioni all'interno del Carroccio: "I giornalisti dicono solo falsità, sono schiavi di Roma, la Lega non è in rotta". Il leader della Lega ha poi subito parlato del Cavaliere ed ha lanciato un ultimatum: "Non abbiamo nulla contro Berlusconi però se non vengono accettate alcune nostre proposte la premiership di Berlusconi potrebbe finire alle prossime elezioni". Al tempo stesso ha avvertito che far cadere il governo Berlusconi sarebbe un favore alla sinistra, perché "questo è un momento favorevole alla sinistra e quindi far cadere il governo sarebbe fargli un favore". Ma, ha aggiunto alla fine Bossi, "la leadership di Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni".
Da Berlusconi, l'attenzione di Bossi si è poi focalizzata su Tremonti. "Caro Giulio se vuoi ancora avere i voti della Lega in Parlamento non puoi più toccare gli artigiani e le piccole imprese altrimenti metti in ginocchio il Nord". "E' chiaro che per abbassare la pressione fiscale occorre trovare i soldi - ha sottolineato Bossi - e per farlo possiamo rinunciare alle missioni internazionali. La guerra in Libia ci è costata 1 miliardo di euro e oggi gli immigrati continuano comunque ad arrivare". Uno stop alla guerra richiesto poco dopo dal palco anche dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "E' l'unico modo di bloccare l'arrivo dei profughi".

Nel suo intervento Bossi ha chiesto di "riscrivere il Patto di stabilità per quei comuni virtuosi che i soldi ce li hanno. Molti comuni hanno miliardi bloccati dal Patto di stabilità e non possono usarli. Un patto che Berlusconi e Tremonti hanno sottoscritto ma che deve essere rivisto". "Berlusconi e Tremonti si devono ingegnare per tagliare gli sprechi - ha continuato - perché questo permetterà di ridurre la pressione fiscale". Il leader della Lega ha chiesto anche la drastica riduzione dei costi della politica. "Basta con le auto blu, la Lega le auto se le compra. Lo stesso deve succedere per gli stipendi dei parlamentari. Non è giusto che voi paghiate - ha detto rivolgendosi al 'popolo di Pontida' - i costi della politica, che non devono essere pagati dai cittadini". Quindi il trasferimento dei ministeri. "Alcuni andranno a Monza, il mio, quello di Calderoli e anche quello di Tremonti - ha ribadito - Che senso ha poi che il ministero dell'Industria sia a Roma, le fabbriche sono al Nord. A Roma c'è la cultura della burocrazia. Il decreto di trasferimento dei ministeri doveva firmarlo Berlusconi, poi non lo ha fatto, ha avuto paura". Poi rivolto a Maroni e al suo ministero dell'Interno: "Pensaci. Se vuoi venire lì c'è un tavolo anche per te".
Dopo aver terminato il suo intervento Bossi è tornato sul palco per rispondere al popolo padano che ieri a gran voce ha chiesto la secessione: "Fratelli padani preparatevi: da adesso in avanti torna prepotente l'azione per la libertà e l'indipendenza della Padania".
"Fatti in tempi certi" è il titolo del 'cronoprogramma' dell'attività di governo che la Lega chiede sia realizzato nei prossimi 180 giorni. Nel foglio distribuito ai giornalisti ci sono quindi le condizioni poste dal Carroccio per la continuazione dell'attività dell'esecutivo. La Lega Nord chiede che entro due settimane venga approvata da parte del Consiglio dei ministri una riforma costituzionale che preveda il dimezzamento del numero dei parlamentari e il Senato federale. Questa riforma deve essere approvata definitivamente da parte del Parlamento entro 15 mesi. La Lega Nord chiede che sempre entro due settimane, il Consiglio di ministri approvi un decreto sulle missioni militari con una "riduzione dei contingenti impegnati all'estero".

In serata, il premier ha commento così i messaggi arrivati dal 'Sacro prato': "Si è verificato quello che Umberto mi aveva annunciato: la conferma che la nostra allenza non ha alternative e che c'è la volontà di proseguire la legislatura, operando scelte sulle quali c'è un accordo consolidato. Martedì e mercoledì sarò al Senato e alla Camera e illustrerò il programma che comprenderà anche alcune delle richieste di oggi".
Nessun commento ufficiale dal Quirinale. Ma dal Colle si rimanda agli interventi di Giorgio Napolitano sul tema dell'unità e dell'indivisibilità dello Stato. L'ultimo, quello di venerdì scorso a Verona, dove il capo dello Stato ha citato l'articolo 5 della Costituzione, quello che afferma che l'Italia "è una e indivisibile". Una sottolineatura, si fa osservare, che può essere riferito anche alla richiesta leghista di trasferimento di alcuni ministeri al Nord. Napolitano da tempo ha fatto conoscere il suo punto di vista alla Lega: quando i leghisti lo informarono della loro volontà di chiedere un trasferimento di alcuni ministeri, rispose che occorreva salvaguardare le strutture portanti di uno Stato nazionale.
Napolitano, dunque segue con attenzione tutta la vicenda. E fonti bene informate fanno osservare che, se finora il trasferimento dei ministeri più volte preannunciato dalla Lega non si è mai realizzato, vuol dire che qualche autorevole intervento c'è stato.

Dalla maggioranza sono arrivati generici attestati di disponibilità sulla riforma fiscale, un fermo stop all'ipotesi di trasferire i ministeri al Nord e un crescente malumore della componente meridionalista. Il messaggio più chiaro è arrivato dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che ha sbarrato senza mezzi termini la strada alla richiesta leghista di traslocare quattro dicasteri in Lombardia. "I ministeri - ha detto Cicchitto - devono restare a Roma, così come previsto dalla Costituzione, al Nord si possono tarsferire solo sedi distaccate di rappresentanza".
"Per chi sa leggere - ha invece detto il vicecapogruppo dei senatori Pdl Gaetano Quagliarello - il messaggio che Bossi ha dato è stato quello di coniugare le preoccupazioni della base con una forte volontà di continuare l'esperienza di governo". Fiducioso sulla tenuta della coalizione pare essere anche il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano. "Al netto di alcune rivendicazioni da comizio - ha sostenuto il ministro siciliano - raccolgo dall'intervento di Bossi una preoccupazione che a differenza del passato guarda all'Italia tutta, perché la riforma del fisco è chiesta da tutti gli italiani, l'alleggerimento della pressione contributiva è chiesta da tutti gli agricoltori, la sicurezza delle città è chiesta da tutti i sindaci, cosi come la necessità di privilegiare lo sviluppo attraverso l'aiuto alle piccole e medie imprese e il sostegno alle famiglie è avvertito da Agrigento a Milano".

Certa che il comizio di Pontida non possa essere letto che come una conferma della dissoluzione del centrodestra si è detta invece l'opposizione. "Le minacce di Bossi sono solo parole al vento - ha commentato la presidente del Pd Rosy Bindi - A Pontida abbiamo visto un leader in imbarazzo, che ha arringato il suo popolo con slogan ormai vuoti e inadeguati, con promesse che non potranno essere mantenute". "Bossi - ha aggiunto la leader democratica - ha confermato il patto di governo con Berlusconi. Per salvarsi entrambi devono restare uniti, ma così Bossi si stacca dai bisogni della sua gente e il governo continuerà a far del male agli italiani e al paese. Un discorso debole a cui ha dovuto dare un po' di forza Maroni, esibendo l'unico risultato che finora sono riusciti a portare a casa: la faccia feroce contro la povera gente e il cinismo contro gli immigrati".
Ancora più drastico il giudizio di Italo Bocchino del Terzo Polo. "Con il suo discorso - ha affermato il dirigente di Fli - Bossi ha attaccato il governo al respiratore artificiale, decretandone la fine politica. Adesso la conclusione della legislatura dipenderà dal momento in cui la Lega staccherà i macchinari".
Ha invocato invece un richiamo alla coerenza Antonio Di Pietro. "Almeno sulla fine delle missioni di guerra - ha detto il leader dell'Idv - la Lega sia conseguente: all'annuncio della domenica segua l'azione del lunedì".
Per Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace, "la Chiesa deve da un lato frenare queste mire secessionistiche, dall'altro deve rimotivare dall'interno, con forte valenza biblica, la passione dell'intraprendere dei cristiani". Secondo il vescovo, intervistato da Radio Vaticana, la proposta di spostare i ministeri al nord sarebbe inoltre "un gesto di grandissimo disprezzo del sud". "La Lega paradossalmente - ha concluso Bregantini - ripete gli errori che rimprovera a Roma".
Quanto agli industriali, secondo la presidente dell'associazione di categoria Emma Marcegaglia, "questi non sono temi veri del Paese". "I temi veri - ha osservato - sono il bilancio a posto, la riforma fiscale, le liberalizzazioni, investire in ricerca e innovazione. Il resto mi sembra un po' propaganda".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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20 giugno 2011
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