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L'Egitto è sull'orlo della guerra civile

Mohamed El Baradei, portavoce dell'opposizione: "Il regime criminale di Mubarak si sta servendo di una vera e propria tattica del terrore"

03 febbraio 2011

Il clima festoso che ha accompagnato lunedì le manifestazioni di piazza contro Mubarak è ormai solo un ricordo. Ieri, la violenza è letteralmente esplosa a piazza Tahrir, luogo simbolo delle proteste che chiedono al presidente di lasciare il potere. Scontri tra opposte fazioni sul lato nord della piazza, dove 500 sostenitori del raìs hanno tentato di fare irruzione, si sono trasformati in tragedia con morti e feriti. Il bilancio fornito dal ministero della Sanità è di tre vittime, e i medici parlano di oltre 1500 feriti.
Nella capitale regna il caos: uomini a cavallo e su cammelli sono entrati nella piazza caricando i manifestanti e anche il museo egizio è andato a fuoco.
Mohamed El Baradei, portavoce dell'opposizione, ha invocato l'intervento dell'esercito "per proteggere le vite egiziane", accusando il governo "criminale" di fomentare le violenze. Diversi giornalisti sono rimasti coinvolti negli scontri e sono stati aggrediti. Manifestazioni pro-Mubarak si sono svolte anche a Ismailia e a Suez.
Aumentano intanto gli appelli della diplomazia internazionale e salgono i toni. Mentre il vicepresidente Suleiman parlava di un diaologo da aprire "solo dopo la fine delle manifestazioni", la Casa Bianca era perentoria: "Ogni violenza istigata dal governo deve cessare immediatamente". E Hillary Clinton con una telefonata allo stesso Suleiman chiariva che "la transizione deve iniziare subito". L'Unione europea torna a chiedere una transizione ordinata che inizi subito e l'Italia esprime grande preoccupazione per le notizie delle ultime ore.

LA CRONACA DEL NON GIORNO DI PROTESTA
La situazione, ieri, è precipitata rapidamente nella capitale, dove i manifestanti si sono rifiutati di lasciare la piazza, ignorando gli appelli dell'esercito che chiedeva di fare ritorno alla vita normale, assicurando che le loro richieste erano state ascoltate. "Continueremo l'Intifada popolare fino alla partenza di Mubarak", ha risposto il neoeletto segretario del Comitato politico dell'opposizione unita, Abu Al Izz Al Hariri. Vogliamo, ha aggiunto, "un dialogo vero".
La polizia non ha caricato i dimostranti, ma ha lanciato lacrimogeni, sparato in aria e usato idranti per disperderli. L'opposizione ha denunciato che alcuni agenti in borghese si sarebbero infiltrati tra la folla per fomentare le violenze. Alcuni hanno riferito che l'esercito ha sparato in aria alcuni colpi, notizia smentita poi dalla tv di Stato, ma la situazione è piuttosto confusa: il graphic novelist Magdi el Shafee da piazza Tahrir ha riferito che agenti della sicurezza nazionale hanno indossato le divise dell'esercito per poi attaccare con molotov i manifestanti anti Mubarak, dando l'impressione che l'esercito si fosse schierato contro la folla.
Secondo diversi testimoni gli scontri in piazza Tahrir sono stati causati da picchiatori professionisti mandati tra la folla dal partito di Mubarak. ElBaradei ha sostenuto che si trattasse di poliziotti - e che viene confermata dalle rivelazioni da una fonte locale interpellata dall'agenzia di stampa LaPresse al Cairo. La fonte della LaPresse ha parlato di un prezzo pagato agli improvvisati miliziani incaricati di picchiare gli anti-governativi che oscillerebbe "tra i 40 e 100 dollari a seconda della zona". Il testimone ha citato un caso personale: "Mio cugino è stato fermato nella città di Mansoura, mentre era in macchina da due uomini che si sono identificati come membri del Ndp e gli hanno offerto una cifra equivalente a 40 dollari per andare a picchiare i manifestanti". "Me l'ha raccontato subito per telefono" ha aggiunto, spiegando che "per le strade del Cairo il prezzo è più alto". Sempre la stessa fonte ha raccontato che un uomo bloccato in piazza Tahrir nella capitale mentre picchiava manifestanti avrebbe chiesto: "Non fatemi niente, sono stato pagato, mi hanno dato 100 dollari per picchiare".

Mohamed El Baradei, in riferimento alla ennesima giornata di protesta, ha detto: "Spero che Mubarak se ne vada prima di venerdì". Parlando alla Bbc ha usato parole molto dure contro il governo: l'ex direttore generale dell'Agenzia Internazionale delle Nazioni Unite per l'Energia Atomica ha accusato le autorità di servirsi di una vera e propria "tattica del terrore". E ha definito gli scontri "un atto criminale compiuto da un regime criminale".
La violenza di questi giorni non risparmia neppure i luoghi artistici. Decine di molotov sono state lanciate ieri contro la facciata sinistra del museo egizio che si trova proprio in Piazza Tahrir, ha riferito l'inviato di Al Jazeera. Fiamme si sono sviluppate nel giardino del museo e non è chiaro se abbiano raggiunto anche le sale che custodiscono i reperti. Più volte nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli per proteggere il patrimonio artistico egiziano, anche da parte dell'Unesco.

Intanto, in Egitto è stata sospesa l'attività della Camera e del Senato, in attesa che il tribunale del Cairo si pronunci in via definitiva sui ricorsi presentati da alcuni candidati non eletti nelle ultime consultazioni politiche. E, dopo giorni di blocco e oscuramenti, sta tornando a funzionare la rete Internet nel Paese. Lo riferisce 'al-Arabiya'. Funziona di nuovo anche 'Facebook' e la pagina del movimento giovanile '6 aprile' ha riperso a pubblicare notizie e messaggi dall'Egitto.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it, Corriere.it]

- Anche Obama chiede a Mubarak di andarsene (Guidasicilia.it, 02/02/11)

 

 

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03 febbraio 2011
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