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L'emergenza rifiuti a Palermo è finita ma i roghi no

Nonostante la città sia stata liberata dalle tonnellate di rifiuti gli incendi dei cassonetti sono ripresi

12 giugno 2009

Nonostante a Palermo sia cessata l'emergenza rifiuti, determinata dalle proteste dei dipendenti dell'Amia, l'ex azienda municipalizzata che gestisce la raccolta della spazzatura, la scorsa notte sono ripresi gli incendi dei cassonetti dell'immondizia. I vigili del fuoco, sono stati impegnati in una decina di interventi, prevalentemente nelle zone del centro storico della città. Uno dei roghi si è esteso ad un'auto che era parcheggiata accanto ad un contenitore e che è andata distrutta.
Gli inquirenti stanno valutando se si tratti dell'opera di vandali - in città da anni sono frequenti episodi simili - o se i roghi siano stati appiccati in zone in cui, nonostante la situazione della raccolta dei rifiuti sia tornata alla normalità, si trovavano comunque cumuli di immondizia. Durante l'emergenza i cittadini, assediati da tonnellate di spazzatura non raccolta, hanno dato fuoco a migliaia di cassonetti. [ANSA]

Quanto è costata l'emergenza rifiuti a Palermo?
Ecco un bilancio di massima
di
Ignazio Panzica (SiciliaInformazioni.com, 11 giugno 2009)

Quanto è costata ai cittadini palermitani l'emergenza rifiuti? Proviamo a redigerne un bilancio di massima.
A lunedì 8 giugno (penultimo giorno), l'Amia aveva raccolto dalle strade, e depositato in discarica a Bellolampo, qualcosa come 9.500 tonnellate. Un record giornaliero dell'azienda, che solitamente nella "normalità ne raccoglie tra i 450 e le 600 tonnellate".
Economicamente questo ambaradan emergenziale ha inciso per :
- 600mila euro, approntati dall'Assessore regionale alla Protezione civile Prof. Gaetano Armao, per l'acquisto di strumenti di lavoro degli operatori ecologici (mascherine, guanti, scarpe speciali, etc), riparazione di una ventina di mezzi Amia guasti da tempo, una fornitura di copertoni e batterie per i mezzi mobili di raccolta, l'affitto di un "bomag" (un grande compattatore addetto a ridurre il volume dei rifiuti prima di appostarli definitivamente nella discarica di Bellolampo), insomma tutte le spese "cash" del caso;
- 800mila euro in totale, a carico delle casse dell'Amia, derivanti: anzitutto, 450mila dall'obbligo (appena sarà possibile) di sostituire un migliaio di cassonetti stradali, distrutti dalle fiamme appiccate da vandali e cittadini esasperati; nonché, 350mila per coprire la retribuzione dello "straordinario", a ruotare, per i 700 lavoratori della ex municipalizzata impegnati quasi full-time nel contrasto all'emergenza,più spese di benzina e il pagamento di talune polizze assicurative.
- non abbiamo notizie certe per quantificare le spese sostenute sia della Prefettura che dell'Esercito che ha condotto l'operazione "ripulire lo Zen".

L'Amia ha buttato sul campo 700 persone, che hanno operato quotidianamente su tre turni e mezzo (di solito sono due al dì), quasi 24 ore. Utilizzando ben 55 autocompattatori aziendali (rispetto all'ultima media giornaliera pre-crisi che poteva contare dai 7 ai 12 mezzi), più i 24 messi a disposizione dagli Ato siciliani, più camions e altri mezzi di movimentazione (pale meccaniche, bobcat. etc), di proprietà della stessa Azienda o forniti dalle altre società comunali (Coime, Amap, Amat, GESIP). Uno sforzo titanico e meritorio, il cui uso con successo va attribuito sopratutto ai lavoratori dell'Amia e al Presidente Marcello Caruso, che poteva contare sulla attiva solidarietà sia del Prefetto Trevisone (nelle vesti di Commissario all'emergenza rifiuti per Palermo) che dell'Assessore regionale Armao.
Ma proprio negli ultimi due giorni di scombussolamento generale di emergenza rifiuti a Palermo, Siciliainformazioni.com aveva lanciato l'allarme "esaurimento quarta vasca di Bellolampo", ed il ritorno del drammatico pericolo del "percolato" nella discarica. Ribadendo, che in realtà si era consumata solo una piccola prova generale, "un aperitivo", della vera emergenza rifiuti. La vera, quella maxi in stile napoletano, era in calendario per l'estate.
Perché, chi ci lavora?

Al di là delle disastrose condizioni economiche dell'Amia, la spada di Damocle "dell'emergenza rifiuti" che gioca contro la città è figlia del solito comitato d'affari politico-mafioso, che da tempo intravede nella possibilità di impossessarsi della gestione del sistema dei rifiuti l'occasione per far tanti soldi a go go , alle spalle e sulle disgrazie dei cittadini palermitani. L'obiettivo? Purtroppo, riportare indietro l'orologio della storia palermitana, attraverso una "riprivatizzazione selvaggia" dell'Amia, sulla falsariga della società "Vaselli", società privata (che imperversò sino a ridosso degli anni '70), "ufficialmente" di proprietà di un distinto nobile romano, la cui articolazione organizzativa per quartieri e borgate, fu l'humus delle commistioni mafiose ed elettorali che hanno avvelenato per oltre trent'anni la storia politica e civile della città. La "Vaselli", all'epoca risultò tanto cara, ed in qualche caso utile, al mai dimenticato Vito Ciancimino. Molti pregiudicati, dipendenti della "Vaselli", venivano utilizzati da Ciancimino & C. negli anni '60 e sino ad una parte degli anni '70, come massa minacciosa di manovra da far scioperare, rumorosamente, al momento opportuno, per "influenzare" , "politicamente", i lavori e le decisioni del consiglio comunale di Palermo.

Esattamente, ciò che è stato ritentato nell'aprile-maggio 2009, in occasione della battaglia politica, allora in corso, in consiglio comunale, sull'aumento Tarsu, quando una trentina di lavoratori dell'Amia sono stati aizzati nel tentativo di intimidire, e/o malmenare i consiglieri comunali che si opponevano all'ingiusto ed illegittimo aumento dell'odiosa tassa, perorato dal Sindaco Cammarata.
Antonella Monastra
- uno dei condottieri dell'opposizione alla Tarsu e capogruppo di "Un'altra storia" - l'allarme del pericoloso ritorno dell'ombra immanente sulla città del "comitato d'affari" di cianciminiana memoria, lo ha lanciato già da un mese. Denunciando il serio pericolo che riuscendo a provocare "scioperi" all'Amia, seguite da conseguenti emergenze rifiuti, si potrebbe perpetrare, a danno degli interessi concreti dei cittadini palermitani, la nuova truffa economica di una riprivatizzazione dell'Amia. Utilizzando, in piccolo, cinicamente, lo schema tecnicamente già utilizzato per il "salvataggio Alitalia".
Ora sulla vicenda è ritornata pure l'Avv. Nadia Spallitta, consigliere di "Un'altra storia": "L'emergenza rifiuti a Palermo non può considerarsi risolta, non solo perché la ripresa del servizio raccolta non è avvenuta a pieno ritmo, né contestualmente, né interamente, su tutto il territorio cittadino, mentre rimane immutata la situazione debitoria dell'Amia. Soprattutto, perché è alle porte il più grave problema che potrebbe far piombare Palermo nella stessa condizione di Napoli : l'esaurimento della quarta vasca di Bellolampo".

Una prima risposta, sembrerebbe venire dalla riunione Comune - Protezione Civile, svoltasi a Roma. Bertolaso, presente anche il Prefetto Trevisone, d'intesa con la ministra Prestigiacomo ha dettato la sua linea: realizzare la nuova quinta vasca (da 700mila tonnellate) di Bellolampo (costo previsto 20 milioni di euro, realizzazione 4/5 mesi) e far partire entro fine giugno, dal centro cittadino, la prima sperimentazione di raccolta differenziata dei rifiuti a Palermo. Ma intanto, come si sta manifestando la volontà politica di contrastare, per tempo, le mosse del "Comitato d'affare"?
I cittadini attendono risposte...

- 2009: Odissea tra i rifiuti? (Guidasicilia.it, 27/12/08)

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12 giugno 2009
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