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L'enfant - Una storia d'amore

I fratelli Dardenne ritornano a parlare dell'estremo disagio sociale che si vive nelle periferie europee

12 dicembre 2005






Noi vi segnaliamo...
L'ENFANT
di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Bruno e Sonia sono molto giovani e hanno appena avuto un bambino, il piccolo Jimmy. La coppia sopravvive con il sussidio percepito da Sonia e i piccoli furti compiuti da Bruno con la sua banda. Bruno si troverà costretto ad affrontare il nuovo ruolo di padre nonostante il desiderio di libertà e il suo esclusivo interesse per il denaro...
 Dagli autori di Rosetta, ecco la nuova pellicola che gli è valsa una seconda Palma d'oro al festival di Cannes. Come al solito il tema è la neo povertà urbana delle periferie occidentali.
L'Enfant racconta la storia di pentimento e redenzione di un giovane senza lavoro che, dopo aver venduto il figlio appena nato sul mercato delle adozioni clandestine, tenta di recuperare la sua dignità ritrovando il bambino e scontando il dolore di fronte alla sua coscienza e alla giovane compagna.


Distribuzione BIM
Durata 95'
Regia Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Con Jérémie Renier, Déborah Francois, Jérémie Segard, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet
Genere Drammatico


La critica
''Benché illuminato da un barlume di speranza, il film è una galoppata sui sentieri del degrado che ha il pregio della verosimiglianza ambientale e psicologica. E qui si innesta il discorso di Jérémie e Deborah, che non sono «mammozzi» (alla romana) come molti fra i presi dalla vita del neorealismo italiano, ma recitano scene lunghe e difficili come se avessero frequentato anni di accademia.''
Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera'

''Lo svolgimento è quello caratteristico dei Dardenne: cinepresa incollata ai personaggi, che li circonda e li esplora «alitando» allo stesso ritmo del loro respiro. Nessun sospetto di manierismo, però, nel nuovo film dei fratelli belgi, la cui capacità di rendere realistica l'immagine riesce ancora una volta a farti vivere l'azione in presa diretta.''
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
 
''I soliti Dardenne, come dicevamo: cinema del disagio sociale (non dell'Impegno: i fratelli mostrano, ma non giudicano), girato come in presa diretta, con macchina a mano, senza musica in colonna sonora. Cinema forte, nobilissimo, ma assai ripetitivo: fratellini, siete proprio sicuri di voler fare film così per tutta la vita?''
Alberto Crespi, 'l'Unità'

''Girato con cinepresa in spalla, alla solita maniera dei Dardenne, L'enfant fa pensare che da loro ci si possa aspettare solo un certo tipo di film. Se non è così, se riescono a interessarsi anche al resto del mondo, è venuto il momento che i due registi belgi lo dimostrino.''
Maurizio Cabona, 'il Giornale'
 
''E' bello e ben fatto, ha il merito di occuparsi dei poveri con delicatezza e discrezione, di raccontare con molto intuito i suoi protagonisti adolescenti con la testa da bambini, di precisare come al loro fianco ci siano soltanto delinquenti sfruttatori, , quanto siano soli dal punto di vista famigliare e sociale: eppure il film è meno riuscito dei precedenti.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
 
''I fratelli belgi conoscono una sola trama (se di trama si può parlare). Situazione di partenza abbastanza disgraziata, tipo ragazzina con i crampi per la fame, o padre con figlio assassinato. Seguono due o tre sciagure che fanno precipitare la già poco invidiabile situazione verso l'intollerabile (per esempio, l'assassino del figlio si presenta per imparare i rudimenti della falegnameria). Tristezza e povertà sparse ovunque. Così i critici possono versare due lacrimucce sulle miserie del mondo, e sul rigoroso coraggio dei registi, e su quanto gli attori presi dalla strada superino per tecnica (e brufoli, in questo caso) le star meglio pagate, mentre si avviano verso la loro aragostina quotidiana.''
Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio'
 
''L'ultimo esercizio di messa a nudo dei fratelli Dardenne è un film emozionalmente potente, un esempio di realismo sociale spirituale.''
A.O. Scott, 'New York Times'

''Realizzato con un'esemplare economia di mezzi, pretese e retorica. (...) E' un film sottile ed emozionante che brilla come un diamante in un concorso in cui, invece, abbondano le patacche.''
Oscar Peyrou, 'El Mundo'

- Palma d'Oro al 58mo Festival di Cannes (2005)

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12 dicembre 2005
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