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L'ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia

In 76 a bordo di un gommone, combattendo la battaglia già persa con le incognite del mare

15 luglio 2008

Allo spuntar del sole sono riprese le ricerche. Il luogo è sempre lo stesso, quel Canale di Sicilia attraversato quotidianamente da decine, centinaia di disperati che affrontano le incognite del mare alla ricerca di una qualche speranza. Si cercano una ventina di dispersi caduti ieri da un gommone che ieri si è ribaltato: tre i morti e 47 i superstiti soccorsi dalla corvetta Fenice della Marina, che ieri notte, fra mille difficoltà, è arrivata davanti alle coste di Lampedusa.
Sì, un'altra, l'ennesima tragedia del mare al largo di Lampedusa. Sul natante c'erano almeno 76 persone provenienti dall'Africa. 76 persone stipate su un gommone, in viaggio chissà da quanto, che si è rovesciato forse per l'agitazione causata dalla vista di un'unità militare italiana che si avvicinava per prestare soccorso.
Il mare era in pessime condizioni. La nave Fenice della Marina, che pattuglia quelle acque, ha avvistato il gommone in difficoltà e si è avvicinata. Alla vista della nave militare, diversi passeggeri si sono alzati o si sono mossi e l'imbarcazione, anche a causa della cattiva distribuzione del peso a bordo, si è rovesciata. La stessa Fenice ha iniziato le operazioni di soccorso, e, dopo diverse ore, ha fatto rotta verso il porto con a bordo i 3 cadaveri e gli altri sopravvissuti.
Con una probabilità molto simile alla certezza, i dispersi diventeranno pasto per i pesci o verranno ripescati nei giorni avvenire dai pescherecci.

La giornata di ieri era iniziata con lo sbarco sull'isola di 27 clandestini, giunti sulle coste italiane a bordo di una barca di legno di piccole dimensioni. Nella mattinata, poi, altre due imbarcazioni sono state intercettate a sud est dell'isola siciliana. Durante il giorno due pattugliatori maltesi hanno scortato un altro barcone, con a bordo circa 350 immigrati, verso Lampedusa.
Infine, di una terza imbarcazione segnalata dal motopesca "Sant'Anna" a oltre 50 miglia a Sud dell'isola, e con a bordo almeno una cinquantina di persone, non si è riusciti ad avere nessuna notizia, per via delle condizioni proibitive del  mare che ieri, in quel tratto, ha avuto onde alte fino a due metri e mezzo.

E ancora una volta il Centro di prima accoglienza dell'isola è al collasso. La struttura, inaugurata un anno fa in contrada Imbriacola, ha una capienza di circa 700 posti ma al momento vi hanno trovato asilo più di mille clandestini. Nella serata di ieri per tentare di alleviare la drammatica situazione è stato programmato un trasferimento in aereo di un centinaio di immigrati.

Troppi gli sbarchi: è crisi sanitaria - Anche se le frontiere dell'Europa vengono chiuse, gli sbarchi non diminuiscono. Le rotte dell'emigrazione cambiano e peggiorano le condizioni psicofisiche di quanti riescono a raggiungere i confini della Ue: Lampedusa, Ispica, le Canarie, le isole greche.
Nei giorni scorsi Medici senza frontiere (Msf) da Bruxelles ha lanciato a un appello ai capi di Stato e di governo che si sono riuniti domenica a Parigi per lanciare l'Unione per il Mediterraneo. Msf ha chiesto che vengano migliorate le condizioni di accoglienza di chi sbarca sulle coste meridionali dell'Europa.
In particolare, ha relazionato l'Ong, una situazione di estrema criticità e vera e propria emergenza è quella vissuta quotidianamente a Lampedusa.
"L'aumento dei controlli e della sorveglianza - ha spiegato Antonio Virgilio, Capo missione in Italia - non sta frenando le persone che tentano di raggiungere l'Europa. Queste persone affrontano maggiori rischi, viaggiano in imbarcazioni più piccole e precarie e per più giorni. Hanno bisogno di maggior assistenza medica rispetto al passato: arrivano scioccati, distrutti, disidratati, con bruciature, ipotermia, ossa rotte...".
Il cammino dell'immigrazione si fa infatti "più lungo, difficile e pericoloso" e se da un lato diminuiscono gli sbarchi nell'arcipelago spagnolo delle Isole Canarie, contemporaneamente, osserva Msf, aumentano in Italia ed in Grecia. Nei primi sei mesi del 2008 sono raddoppiati gli attracchi a Lampedusa, da 71 a 146, e triplicati gli arrivi di migranti. Nell'isola greca di Lesbo tra gennaio e maggio sono arrivati 1.500 migranti, contro i 700 del 2007.
Per questo Msf ha chiesto ai Paesi del sud d'Europa "di assicurare esami medici ed un'assistenza medica d'urgenza" nei centri di arrivo. Anche perchè la situazione al momento è tutt'altro che soddisfacente: "Il nostro rapporto 2004 sui Cpt - ha spiegato Virgilio - rilevava che le condizioni di vita erano inaccettabili, oggi o sono le stesse o sono addirittura peggiorate". A Lampedusa Msf non ha più accesso al centro ed assiste i migranti direttamente al porto.

Non cambiano solo le rotte dell'immigrazione, ma anche il tipo di popolazione. Quest'anno sono aumentate le donne ed i bambini che si cimentano nella pericolosa traversata del Canale di Sicilia, rispettivamente dell'11% e del 4,6%. E muta la provenienza. "A Lampedusa - ha detto Liesbeth Schockaert di Msf Bruxelles - registriamo più arrivi dall'Etiopia e dalla Somalia, prima venivano dal Darfur e prima ancora dalla Liberia, tutte zone di guerra". In Grecia i curdi hanno lasciato il primato degli arrivi agli afghani. Per questo motivo Msf ha chiesto anche la presenza di traduttori nei centri di detenzione, in modo da permettere ai migranti, che provengono spesso da zone di guerra, di far valere i loro diritti. Su 25.000 richieste di asilo presentate l'anno scorso in Grecia, solo 8 persone si sono viste accordare lo status di rifugiato.

La soluzione del ministro dell'Interno Roberto Maroni: pronti a pattugliare le coste - Esiste già un accordo tra Italia e Libia per il pattugliamento delle coste libiche "e non appena il governo di Tripoli darà il via libera potremo farlo". Roberto Maroni, ministro dell'Interno, lo ha ribadito ieri nel giorno in cui è affondato l'ennesima imbarcazione di migranti. "Non appena il governo libico darà il via libera - ha detto - potremo farlo, altrimenti non possiamo e dobbiamo gestire questo fenomeno con i mezzi che abbiamo, sapendo che la soluzione c'è, è stata scritta e l'abbiamo trovata".

- «I clandestini non si curano per non essere espulsi» di Marco Todarello (Agr)

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15 luglio 2008
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