L'entusiasta ministro Giuseppe Fioroni reintroduce gli esami di riparazione, ma gli studenti lo bocciano
Gli ultimi esami di riparazione si svolsero 13 anni fa. Fu infatti nel giugno del 1995 che Francesco D'Onofrio, allora ministro della Pubblica Istruzione del brevissimo primo Governo Berlusconi, decise di abolirli.
Oggi, con la nuova-vecchia Scuola del ministro Fioroni, questi ritornano e ritornano da questo stesso anno, senza aspettare niente e nessuno. La scorsa settimana, infatti, Fioroni ha presentato ''le nuove misure per il recupero dei debiti scolastici'' che partiranno subito e nelle quali è incluso l'esame a settembre.
Sì perché l'idea che una grossa fetta di alunni, dal 1995 ad oggi, è stata promossa nonostante avesse accumulato lacune anche gravi in una o più discipline non è andata proprio giù al ministro della Pubblica Istruzione: ''Quarantadue studenti su cento - ha sottolineato il ministro - vengono ammessi con debito alla classe successiva, solo 1 su 4 lo recupera, ma gli altri vanno avanti comunque''. Secondo Fioroni ''sarebbe imperdonabile prendere atto di questa situazione e non fare nulla. Per questo ho deciso di stabilire una data per accertare di aver colmato le lacune. Le scuole organizzeranno corsi e faranno verifiche anche durante tutto l'anno, ma l'ultima chiamata dovrà essere fatta prima che ricomincino le lezioni: chi ha saldato andrà avanti, chi ha bisogno di più tempo si fermerà''.
In teoria non si può parlare di esami di riparazione, perché sulla carta la normativa sui debiti scolastici non è stata abrogata. In pratica però, la formula ripescata da Fioroni assomiglia moltissimo alla vecchia riparazione settembrina, preceduta da stressanti estati passate a studiare.
Se, infatti, il prossimo mese di giugno i ragazzi che frequentano le classi del superiore non dovessero riportare almeno la sufficienza in tutte le discipline, se riusciranno ad evitare la bocciatura, la loro promozione sarà 'congelata': 'il Consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale'. Niente più, quindi, 'promozione con debito'.
''Il dirigente scolastico - recita il decreto - comunicherà alle famiglie, per iscritto, la motivazione delle decisioni assunte dal consiglio di classe''. Le famiglie saranno messe al corrente delle 'specifiche carenze rilevate' e dei 'voti proposti' dai prof . E, contrariamente al passato, sarà la scuola a farsi carico dei cosiddetti 'interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti formativi registrati, che gli istituti saranno tenuti a realizzare entro il 31 agosto dell'anno di riferimento'. Le famiglie, tuttavia, possono decidere di affidare i propri figli alle cure di insegnanti privati, sollevando formalmente la scuola dall'adempimento.
Il momento della verità, infine, come in passato, sarà a settembre. Entro l'inizio delle lezioni gli stessi insegnanti, ''in sede di integrazione dello scrutinio finale, procedono alla verifica dei risultati conseguiti e alla formulazione del giudizio definitivo che, in caso di esito positivo della valutazione, consente l'ammissione dell'alunno alla frequenza della classe successiva''.
Questo ritorno al passato però agli studenti sembra proprio non piacere. A 'bocciare' la decisione del ministro Fioroni è la Rete degli Studenti secondo la quale ''il sistema debiti-crediti è certamente perfettibile, innanzitutto investendo ingenti risorse per aprire le scuole al pomeriggio e durante le pause per realizzare i corsi di recupero, punendo le istituzioni scolastiche che pur percependo le risorse necessarie non li realizzano''. ''Il recupero - sostengono gli studenti - deve essere un processo continuativo nel corso dell'anno e incentrato sulle necessità dello studente, che cambiano da individuo a individuo e che certamente non richiedono rigidità nei tempi e nei metodi. Troviamo assolutamente inaccettabile l'idea che i privati possano effettuare i corsi di recupero sostituendosi alle scuole e ai docenti che, nella loro assoluta libertà di insegnamento, devono essere sovrani nelle scelte sulle modalità del recupero all'interno della scuola''. ''L'ingresso dei privati auspicato da Fioroni - avvertono gli studenti - apre inquietanti prospettive di lucro sulle difficoltà di migliaia di studenti, introducendo la pericolosa idea che la scuola acquisisca credibilità applicando metodi di selezione ingiusti e sommari. La scuola, anziché aprire all'interculturalità e all'uguaglianza delle opportunità, abbandona per sempre la strada di Don Milani per seguire sbagliate derive efficientiste e autoritarie. Anche per questo - concludono - gli studenti scenderanno in piazza il 12 ottobre: Fioroni si fermi!''.