L'erede al trono di Libia a sostegno del Cnt
Mohammed al-Senussi, pronipote di re Idris, parla del futuro libico senza Gheddafi
Le divisioni all'interno del Consiglio nazionale di Transizione libico (Cnt) sono un fattore "normale" per un organismo nato solo da pochi mesi, a cui bisogna continare a dare fiducia. E' il pensiero di Mohammed al-Senussi, pronipote di re Idris - spodestato da Muammar Gheddafi nel 1969 - ed erede al trono di Libia.
"Gheddafi è stato al potere per 42 anni, il Cnt lo è solo da pochi mesi", ha ricordato il principe, in visita a Roma in questi giorni per "scambiare idee sul futuro del paese" con personalità italiane della politica e dell'economia, in un'intervista ad Aki-Adnkronos International. "E' normale che ci siano alcuni problemi", dice riferendosi a divisioni e spaccature emerse nelle ultime settimane tra laici e islamici, così come tra le varie tribù e fazioni che sostengono il Consiglio di Bengasi (LEGGI). "Quello che è certo - aggiunge al-Senussi, arrivato da Londra, dove vive - è che oggi il Cnt lavora duro per garantire un futuro migliore al paese, per essere certi che la Libia non finisca più sotto un regime tirannico come quello di Gheddafi". "La situazione nel paese sta migliorando", ha detto spiegando di essere quotidianamente in contatto con la sua gente. "Gheddafi non controlla più gran parte della Libia, presto anche Bani Walid, Sebha e Sirte saranno prese dal Cnt - ha proseguito - Sarà presto arrestato, per lui non c'è futuro. E' stato una minaccia per 42 anni e ora lui, la sua famiglia, gli esponenti del suo regime, possono solo essere condotti di fronte a un giudice equo".
E sulla possibilità che la caduta del Colonnello spiani la strada a un ritorno della monarchia in Libia, al-Senussi risponde: "Sta solo al popolo decidere". "Io sono pronto a rispettare qualsiasi scelta fatta dal popolo", ha sottolineato il principe che non si sbilancia neanche su un suo possibile ruolo all'interno del Cnt o del governo che guiderà il paese in futuro. "La mia famiglia è sempre stata al servizio del popolo libico e continuerà a farlo - dice - Il mio ruolo è quello di servitore della Libia. Da febbraio dialogo quotidianamente con il popolo, lo ascolto. Voglio occuparmi di questioni importanti per il paese, come la libertà di espressione, l'istruzione, le salute e tutto quello di cui i libici hanno bisogno per poter avere un futuro migliore". "E' mio dovere continuare a svolgere questo ruolo finché la Libia non sarà un grande paese", ha detto il principe, che ha sostenuto fin da subito la no-fly zone sulla Libia e che ad aprile ha tenuto un discorso di fronte al Parlamento europeo, chiedendo il sostegno internazionale alla rivolta. "Darò il mio appoggio a chiunque lavori per il popolo libico", ha aggiunto.
Quanto all'"Italia è molto importante per la Libia, abbiamo una storia condivisa di oltre duemila anni, abbiamo relazioni storiche e naturali tra popoli, è fondamentale che questo rapporto continui". Il principe non crede che la rivoluzione libica sia stata usata da paesi come la Francia per perseguire i propri interessi in campo energetico. "Questa è la rivoluzione della Libia - ha detto - ma è normale che, come è avvenuto in passato in precedenti guerre, ci siano paesi che aiutano un popolo sotto dittatura". Di certo, per al-Senussi, la partnership privilegiata che la Libia ha avuto finora con l'Italia non è in discussione. "Tutti quelli con cui ho parlato in Libia mi hanno detto che le relazioni con l'Italia devono essere solide - assicura - anche meglio che in passato. Per questo chiedo all'Italia di continuare a sostenere la nostra causa". [Adnkronos/Aki]