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L'esoso Tfr dei non eletti

Per i 41 deputati rimasti fuori dall'Ars servono 2,5 milioni di Euro

29 aprile 2008

Caccia ai fondi per pagare il Tfr a 41 non rieletti
di Emanuele Lauria (la Repubblica/Palermo, 26 aprile 2008)

La legislatura più breve della storia dell'autonomia lascia un "buco" da due milioni e mezzo di euro. La somma necessaria per garantire le liquidazioni dei 41 deputati che non si sono ricandidati o non sono stati rieletti nelle consultazioni del 13 e del 14 aprile. Una maggiore spesa che non poteva essere messa in preventivo, a dicembre, quando i funzionari dell'Assemblea misero su carta il bilancio preventivo poi varato dal consiglio di presidenza.
Perché la sentenza che pendeva sul capo dell'ex governatore Salvatore Cuffaro metteva sì in ansia i parlamentari ma, come afferma il segretario generale di Palazzo dei Normanni Giovanni Tomasello, «l'amministrazione non poteva mica statuire in un documento ufficiale la possibilità di uno scioglimento anticipato del Parlamento». No, proprio non poteva. E così è arrivata la mazzata, senza che nessuno, nei piani alti dell'Assemblea, potesse prendere le precauzioni.
Tutti i parlamentari a casa, e quasi la metà degli uscenti non sono riusciti ad acciuffare la riconferma alle urne. L'effetto immediato: la necessità di reperire i fondi necessari per garantire i trattamenti di fine rapporto.

La segreteria generale dell'Ars non è ancora in possesso dei dati ufficiali, anche perché la proclamazione dei nuovi eletti avverrà soltanto il 5 maggio. Ma, sulla base dell'esito ufficioso delle elezioni, i tecnici hanno già fatto i primi calcoli sulle somme da liquidare. Il criterio è semplice: la cifra spettante a ogni parlamentare uscente è pari allo stipendio mensile decurtato del 20 per cento, moltiplicato per gli anni di "militanza" nel parlamento regionale. L'indennità base di un parlamentare, senza compensi legati agli incarichi ricoperti (in un commissione o nel consiglio di presidenza), è di 11.700 euro.
Le liquidazioni più alte, ovviamente, andranno ai parlamentari con la maggiore anzianità a Palazzo dei Normanni: si tratta proprio di Cuffaro e dell'esponente di Forza Italia Salvo Fleres, che hanno lasciato l'Ars dopo 17 anni (entrambi sono stati eletti al Senato). A loro toccherà un Tfr di circa 160 mila euro.

In questa speciale graduatoria seguono 14 deputati con due legislature e mezzo (12 anni in tutto) alle spalle, ai quali verrà garantita una liquidazione di oltre 110 mila euro. Sono i forzisti D'Aquino, Misuraca, Vicari e Pagano e, sempre nell'ambito del Pdl, l'ex vicepresidente dell'Ars Stancanelli, gli Udc Cintola e Turano, i democratici Galletti, Manzullo, Ortisi, Villari, Zago e Zangara, Basile dell'Mpa. Poi un mini-plotone di cinque parlamentari eletti per la prima volta nel 2001, cui spetta una liquidazione da 65 mila euro circa: sono Confalone, Lo Porto (Pdl), Savarino (Udc), Nicotra (Mpa) e Tumino (Pd).
Quindi un folto gruppo costituito da 20 ex inquilini del Palazzo che hanno vissuto solo l'ultima legislatura-lampo. E che, per i 19 mesi di permanenza in Assemblea, avranno diritto a una liquidazione di 18 mila 720 euro. D'altronde, fra i suddetti venti - nell'elenco ci sono nomi di rilievo come Gianfranco Micciché e Rita Borsellino - sono anche i più "sfortunati" parlamentari della storia dell'Ars: non essendo giunti a metà della legislatura non avranno neppure la pensione.

Intanto il problema più immediato, per i 41 deputati che non faranno ritorno nel Palazzo, è quello di ottenere le liquidazioni. Perché i soldi, al momento non ci sono. E allora dovrà essere nuovamente l'amministrazione regionale, che non naviga nell'oro, ad allargare i cordoni della borsa e trasferire i due milioni e mezzo occorrenti. «Serve una norma di legge che garantisca questo finanziamento straordinario all'Assemblea», dice Tomasello. Uno stanziamento che si aggiungerà ai circa 150 milioni di euro già trasferiti dalla Regione all'Ars e inseriti a inizio d'anno nel bilancio di previsione 2008.

In compenso, nella quindicesima legislatura, il Parlamento regionale risparmierà sui contributi ai partiti. Per effetto del dimezzamento del numero dei gruppi parlamentari, che da otto passano a quattro, la somma relativa ai trasferimenti scenderà dai 3 milioni 959 mila euro del 2007 ai 3 milioni 618 mila euro previsti per il 2009. Ciò accade perché decade il regime transitorio che vedeva un contributo decrescente in rapporto al numero degli iscritti, e che premiava i gruppi più piccoli. Il meccanismo in vigore, adesso, contempla un contributo fisso per deputato, pari a 3.350 euro al mese.
Così, i maggiori partiti che hanno visto accrescere la propria rappresentanza, avranno maggiori finanziamenti: il Pdl passa da 90 a 117 mila euro mensili, l'Mpa da 33.500 a 53.600, mentre il Pd conferma più o meno la propria dotazione (93.800 euro) e l'Udc scende da 60 a 37 mila. A questa cifra vanno sommati i contributi che l'amministrazione dell'Ars versa a ogni gruppo per l'assunzione dei cosiddetti "stabilizzati": 43 mila euro per ogni contratto siglato.

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29 aprile 2008
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