L'Etna, tra il freddo candido della neve e l'incandescente lava
Copiose le nevicate sull'Etna negli ultimi giorni
Tanta la neve che nelle ultime giornate è caduta sull'Etna. Imbiancate le zone sommitali del vulcano ma anche la zona del Rifugio Sapienza.
E mentre il vulcano diventa sempre più bianco procede l'emissione di lava dalle due bocche eruttive che si sono aperte sulla parete occidentale della Valle del Bove nel settembre dello scorso anno.
Quella di quota 2.620 metri ha ripreso l'attività sabato scorso nel pomeriggio. È quanto emerge da un sopralluogo sul versante sud-orientale dell'Etna compiuto dai ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania.
La nuova evoluzione del quadro eruttivo sul vulcano, visibile dai centri ionici siciliani da Augusta a Taormina, ha come scenario la desertica Valle del Bove e non costituisce un pericolo né per i centri abitati né per le persone.
La lava scorre prevalentemente ingrottata lungo le due fratture, e viene in superfice alla base della parete della Valle del Bove da una serie di bocche effimere, ubicate sotto la quota di circa 2000 metri, che hanno formato un campo lavico composito e di notevole spessore.
Da sabato è stata registrata una nuova tracimazione lavica in atto lungo la frattura eruttiva che parte dalla quota di 2.620 metri, che si era aperta il 7 settembre del 2004, per chiudersi alcuni giorni dopo.
Questa nuova tracimazione, secondo gli esperti, ''è congruente con il quadro evolutivo tipicamente mostrato dai campi lavici basaltici dell'Etna, in cui con il procedere dell'eruzione diminuisce gradualmente l'efflusso lavico dalla bocca principale''. Questo produce il raffreddamento della parte terminale dei tunnel lavici, ed innesca dei crolli da contrazioni delle pareti. I crolli causano ostruzioni nelle parti terminali dei tunnel lavici, e la lava, trovando il percorso ostruito, aumenta la pressione sul tetto del tunnel che si può rompere e dare una nuova bocca nella parte più alta del tunnel lavico o della frattura eruttiva.
''Questo processo - spiegano i ricercatori dell'Ingv di Catania - viene tipicamente osservato nelle fasi terminali dell'attività effusiva, quando si verifica una diminuzione della quantità di lava emessa dalla bocca principale''.
Resta assente l'attività sismica e non ci sono variazioni significative dell'ampiezza del tremore dei condotti magmatici interni del vulcano.