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L'ex legale dei Lo Piccolo si pente...

L'avvocato dei due boss palermitani ha deciso di collaborare e tira in ballo la società rosanero

19 marzo 2009

Era finito in carcere il 23 settembre scorso con un accusa pesante, associazione mafiosa (LEGGI). Dal qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia ed è formalmente stato ammesso al programma di protezione. Stiamo parlando dell'avvocato Marcello Trapani, 39 anni, oggi ex legale dei boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Già qualche mese dopo l'arresto il penalista aveva manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia e aveva iniziato a rendere dichiarazioni agli investigatori. Dichiarazioni che hanno consentito ai magistrati della Dda di Palermo Francesco Del Bene, Marcello Viola, Gaetano Paci e Annamaria Picozzi di scoprire e arrestare, ieri, un prestanome dei Lo Piccolo: Pietro Mansueto, finito in manette con l'accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dall'avere favorito la mafia. Mansueto, ufficialmente impiegato da McDonald's, si era intestato una palazzina a Tommaso Natale nel Palermitano, in realtà, secondo gli investigatori, dei boss Lo Piccolo.
Le dichiarazioni di Trapani restano ancora top secret e l'arresto di Mansueto sarebbe solo il primo passo di una maxi inchiesta sul tesoro di Cosa nostra, che il legale palermitano aveva iniziato a gestire dopo l'arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, per evitare ai padrini la scure dei sequestri.
Si sa comunque che al centro delle rivelazioni di Trapani c'è la descrizione del patrimonio illecito della cosca di San Lorenzo, i prestanome di Cosa nostra, ma anche i rapporti dei capimafia palermitani con le cosche americane.

Marcello Trapani, che oltre ad essere stato legale dei Lo Piccolo è stato anche socio dell'ex dirigente del Palermo Calcio, Giovanni Pecoraro (vennero arrestati insieme, ndr), starebbe anche facendo delle rivelazioni sulla società rosanero. Nell'ordinanza che disponeva sia per Trapani che per Pecoraro la custodia in carcere, i pm della Dda sostennero che entrambi avrebbero fatto pressioni su alcuni dirigenti del Palermo Calcio per far giocare nella squadra di serie A alcuni giovani calciatori di cui erano procuratori. Pressioni fatte, secondo l'accusa, vantando l'amicizia con i boss.
Trapani - secondo quanto riporta un articolo di Salvo Palazzolo su l'edizione palermitana di Repubblica - nel corso degli interrogatori avrebbe sostenuto di avere saputo che sarebbero stati pagati dei soldi per comprare dei risultati positivi in favore dei rosanero. Correva il campionato 2002-2003, l'anno della grande speranza di balzare in serie A. Sarebbero due le competizioni incriminate: Ascoli-Palermo (24 maggio 2003 con finale 1 a 2) e Palermo-Verona (31 maggio 2003, 2 a 0). Ma poi il sogno della A sfumò all'ultima giornata.
La fonte di queste notizie riportate dal neo collaboratore di giustizia - si legge - sarebbe autorevole, Rino Foschi, l'ex direttore sportivo della società. Il reato di frode sportiva sarebbe comunque prescritto.
Trapani avrebbe anche raccontato che dalla società del Palermo usciva ogni settimana un pacco di biglietti destinato ai Lo Piccolo. Alcuni biglietti venivano girati come omaggio ai clan di Palermo. Altri, invece, venivano affidati ai bagarini, tutti sotto il rigido controllo della famiglia Lo Piccolo.

L'amministratore delegato del Palermo Calcio, Rinaldo Sagramola, alla luce delle notizie riguardanti alcune dichiarazioni rese ai pm dal neo pentito Trapani, ha detto: "Apprendo in questo momento quanto riportato dai giornali. Non so di cosa si parla. Sono al Palermo Calcio dal 2004. Posso solo dire che il comportamento del Palermo è sempre stato sempre improntato da principi di lealtà e correttezza"[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it]

L'ex legale dei Lo Piccolo accusa i dirigenti del Palermo
"NEL 2003 I ROSA COMPRARONO DUE PARTITE"
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 19 marzo 2009)
 
Marcello Trapani aveva una passione, il pallone. E un sogno, diventare il procuratore di calciatori famosi della serie A. Ma anche fra i campi da gioco finì per imbattersi nella porta di un tunnel buio.
L'ha attraversato tutto quel tunnel il giovane avvocato che adesso ha deciso di liberarsi di un peso. E così, dopo aver svelato ai magistrati gli affari dei boss Lo Piccolo, ha iniziato a parlare anche di tante irregolarità di cui sarebbe stato messo a conoscenza da varie fonti nel mondo del calcio. Quei segreti gli avrebbero confidato perché era un procuratore sportivo davvero particolare. Era l'avvocato dei Lo Piccolo.
Marcello Trapani sostiene di aver saputo che furono pagati dei soldi, e pure tanti, per comprare dei risultati positivi in favore dei rosanero. Resta top secret il nome di chi, all'interno della società, è stato chiamato in causa da Trapani per quei pagamenti. Correva il campionato 2002-2003, l'anno della grande speranza di balzare in A. Sarebbero due le competizioni incriminate: Ascoli-Palermo (24 maggio 2003, con finale 1 a 2) e Palermo-Verona (31 maggio 2003, 2 a 0). Ma poi il sogno della A sfumò all'ultima giornata, per tre sonori gol del Lecce.

La fonte di queste notizie riportate dal neo collaboratore sarebbe autorevole, Rino Foschi, l'ex direttore sportivo della società. Niente altro trapela dal rigido segreto investigativo. Il reato di frode sportiva sarebbe comunque prescritto, anche per la giustizia sportiva, ma la Procura diretta da Francesco Messineo non vuole lasciare zone d'ombra. Anche perché Trapani racconta molto altro attorno allo stadio della Favorita. E questa volta, spunta il nome dei Lo Piccolo nel verbale della lunga confessione dell'avvocato procuratore sportivo. Questa volta, il racconto di Marcello Trapani sembra la naturale prosecuzione di quanto già detto dagli ex picciotti dei Lo Piccolo oggi pentiti.
Dalla società del Palermo usciva ogni settimana un pacco di biglietti, questo conferma Trapani: era destinato ai Lo Piccolo. Alcuni biglietti venivano girati come omaggio ai clan di Palermo. La gran parte, invece, venivano affidati ai bagarini, tutti sotto il rigido controllo della famiglia Lo Piccolo.
Il collaboratore Trapani riapre dunque il caso calcio e mafia scoppiato a settembre, all'indomani dell'arresto del legale.

Assieme a lui era finito in manette Giovanni Pecoraro, l'ex responsabile del settore giovanile del Palermo, che è ancora in cella per concorso esterno in associazione mafiosa. Nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione ha confermato la validità dell'impostazione della Procura. Il racconto dei pentiti diceva di pesanti pressioni dei Lo Piccolo sulla società, per cercare di entrare nei lavori in vista della realizzazione del nuovo stadio. Precisava il pentito Andrea Bonaccorso di avere avuto incarico dai Lo Piccolo di «indurre il direttore sportivo Foschi a mantenere gli impegni assunti con Salvatore Milano per i lavori relativi alla realizzazione di un ipermercato allo Zen da parte dell'imprenditore Zamparini». Per questo fu recapitata a Foschi una testa di agnello. Qualche giorno dopo il blitz, la Procura fece scattare gli interrogatori. Foschi, ormai ex direttore, negò qualsiasi pressione o complicità: «Qualcuno ha fatto credere al presidente Zamparini che io ero accerchiato da certa gente - dichiarò - Non è affatto così. Non mi sono mai lasciato corrompere. Anche dopo la testa d'agnello non ho cambiato atteggiamento». Zamparini, invece, mise a verbale: «La mia impressione fu che il Rino Foschi degli ultimi tempi non fosse più quello degli inizi, e che in qualche modo si fosse fatto intimorire». Ha detto ancora Zamparini: «Dopo l'intimidazione a Foschi cercai di verificare quanti fossero i biglietti gratuiti che consegnavano prima di ogni partita. Se non ricordo male, circa 50 venivano consegnati a Rino, e in totale ne venivano regalati circa 300 a partita». Ancora un'ombra sollevò Zamparini sul conto del suo ormai ex direttore sportivo: «Mi risulta che a maggio cinque ragazzi diventarono professionisti su iniziativa di Foschi, senza che io ne venissi informato e senza che i ragazzi avessero reali capacità tecniche. Io ricostruii che si trattava di un probabile favore di Foschi a Pecoraro, che penso fosse, personalmente o tramite Trapani, interessato ai cinque ragazzi».
Adesso, potrebbe scattare una nuova tornata di audizioni in Procura. La dirigenza rosanero è chiamata a chiarire molte delle accuse avanzate da Marcello Trapani. Anche quelle che sono prescritte.

- La mafia voleva i "rosanero" (Guidasicilia.it, 25/09/08) 

 

 

 

 

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19 marzo 2009
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